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“A DISTANZA RAVVICINATA”, UN GIALLO “DI COSTIERA”

INTERVISTA A SABRINA DE BASTIANI E DANIELE CAMBIASO

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Bentrovati, cari Sabrina e Daniele!

Molti non lo sanno, ma noi tre formiamo un triangolo letterario, al cui vertice c’è Daniele, che ha scritto romanzi e racconti a quattro mani con ciascuno degli altri due.

Per questo motivo, mi asterrò da commenti sul vostro “A distanza ravvicinata” (vabbè,  se proprio volete saperlo mi è piaciuto moltissimo…), uscito a fine febbraio per “Fratelli Frilli Editore”, mantenendo il dovuto distacco nel porre le domande e lasciando che siate soprattutto voi a parlare del vostro lavoro.

Siamo d’accordo?

Si parte!

R: Chi dei due ha avuto l’idea che sta alla base del romanzo, ovvero un’indagine compiuta da una coppia di investigatori che nemmeno si conosce?

S: Rino, innanzitutto grazie di cuore per l’ospitalità e l’attenzione! Come talvolta accade anche in questo caso tutto ebbe inizio per … caso! Da uno scambio di ricordi abbiamo scoperto avere un trascorso comune, Daniele ed io, che è quello di aver abitato a Lavagna, io solo in estate mentre Daniele come residente. Ovviamente all’epoca non ci conoscevamo e dalla classica frase magari ci saremo anche incrociati senza saperlo è partita l’idea di una storia che si muovesse su questi presupposti. 

D: Il triangolo non l’avevo considerato! Buongiorno, Rino. Grazie a te per l’opportunità di questa chiacchierata tra amici, prima ancora che coautori. Direi che la suggestione di partenza è scaturita da Sabrina, che tra l’altro mi ha fatto conoscere una splendida poesia della poetessa Wisława Szymborska intitolata “Amore a prima vista”. Consiglio a  tutti di leggerla, è meravigliosa. In questo componimento, la poetessa tesse un meraviglioso affresco poetico attorno ai segni premonitori (non colti) del destino d’amore che lega due persone. Ecco, partendo da questa suggestione, è nata l’idea di due personaggi che non si conoscono, ma lo faranno più avanti nel corso di quella che dovrebbe essere una serie di romanzi, e si ritrovano a sostenere un’indagine parallelamente, partendo da prospettive e situazioni molto distanti, se non addirittura opposte: una ragazzina “detective per caso” e un giovane maresciallo dei carabinieri, che finisce cooptato addirittura in un’inchiesta dei servizi segreti. Lo spunto, infine, è piaciuto all’editore Carlo Frilli, che ringraziamo per la fiducia e il sostegno, e ora eccoci qui.

R: Un’altra rilevante caratteristica di “A distanza ravvicinata” è che mescola due generi: il giallo vero e proprio, specie per quanto riguarda la protagonista femminile, a tutti gli effetti una “miss Marple” giovanissima, e la spy story, in una versione insolita per lo sfondo italiano della trama spionistica…

S: Assolutamente vero! Nelle pagine sono confluite le passioni mie e quelle di Daniele. Io sono molto vicina per gusti e amor di letture al giallo classico e al thriller; più di tutto mi appassionano i personaggi, scandagliarne i pensieri e i modi, prestare loro suggestioni mie e lasciarmi sorprendere quando la storia ne stimola reazioni per me impensabili fino a poco prima di scriverle. 

D: In effetti, credo che “A distanza ravvicinata” mescoli più di un genere. Oltre al giallo e alla spy, trovo che ci sia anche qualche spruzzata di “romance”, almeno in alcune scene. E penso di poter dire che, analizzando la parabola dei due protagonisti, sia pure un romanzo di formazione, tant’è vero che Mistral e Pietro, alla conclusione della vicenda, prenderanno decisioni importanti per quella che sarà la loro vita futura. La trama è indubbiamente  e fondamentalmente gialla: abbiamo l’omicidio di un’anziana turista tedesca e occorre chiarire chi sia il colpevole e in quali circostanze sia maturata la sua uccisione. Diventa anche una storia spy nel momento in cui si scopre che la donna ha un fratello che si è macchiato di crimini durante l’ultimo conflitto mondiale ed è coinvolto in alcune pagine oscure del dopoguerra in Italia e nell’America centrale. Infatti, l’anziana signora è tenuta d’occhio dai servizi segreti e le cose si complicano parecchio per i nostri due protagonisti. In realtà, credo che l’Italia sia un ottimo scenario per ambientare storie di spionaggio, basti pensare ai romanzi di alcuni eccellenti autori come Leonardo Gori sul versante storico, oppure Secondo Signoroni, Stefano Di Marino o Andrea Carlo Cappi, giusto per citarne solo alcuni e non me ne vogliano coloro che involontariamente sto trascurando. Del resto, se pensiamo alla nostra Storia più o meno recente, le trame spionistiche non mancano di certo.

R: Certo: il romanzo ha una spruzzata di “rosa”, in quanto Pietro e Mistral sembrano proprio destinati ad avere una storia d’amore. Suppongo ne sapremo di più in seguito… La prossima domanda è inevitabile: le coppie “eterosessuali” di investigatori sono abbastanza rare. A me vengono in mente alcuni esempi cinematografici: Nick e Nora Charles della serie cinematografica dell'”Uomo Ombra”, impersonati da William Powell e Mirna Loy; i coniugi Hart della serie televisiva “Cuore e batticuore”, cui prestano il volto gli attori Robert Wagner e Stefanie Powers, e soprattutto Fox Mulder (David Duchovny) e Dana Scully (Gillian Anderson) di X-files… Modelli molto diversi sia di collaborazione investigativa che di rapporto affettivo… Ricordo che gli ultimi due si caratterizzavano per essere lui un intuitivo, e lei una razionale metodica, e che nonostante fossero sentimentalmente attratti l’uno dall’altro mai passarono a una conoscenza biblica… Come si collocano Pietro e Mistal?

S: Che bella ed intrigante domanda Rino! Senza svelare troppo posso risponderti che le cose non saranno facili tra loro… ci stiamo divertendo a mettergli un po’ i bastoni tra le ruote sia lavorativamente che sul piano personale… 

D: Sono personaggi che stanno crescendo e si stanno sviluppando insieme alle storie, quindi potrebbero anche sorprendere noi stessi che li abbiamo creati. Così all’impronta, ti direi che, come qualcuno tra i nostri lettori ha acutamente notato, hanno un po’ il loro destino e le loro caratteristiche nel nome. Mistral è il nome di un vento, che scompiglia, rinfresca, però porta anche tempesta. Pietro è più granitico, duro, anche se la sua corazza ha molte crepe e fragilità. Ecco, sia nella vita privata, sia nell’indagare sono un po’ così. Impetuosa, intuitiva, “irregolare” Mistral; metodico, chiuso, tenace Pietro. Se vogliamo, quindi, in qualche modo potremmo vederlo come un rapporto Mulder-Scully invertito, se mi passi la semplificazione. E ognuno dei due ha ombre e luci interiori con cui fare continuamente i conti. Come dice Sabrina, in più noi gli mettiamo un po’ i bastoni tra le ruote!

R: Venendo meno, per un attimo, al proposito di neutralità (ammesso che fosse realistico… ) devo dire che ho molto apprezzato l’ambientazione sulla costa ligure, così ben richiamata dalla copertina. Forse sono stato influenzato dalla mia nota “venerazione” montaliana, ma trovo il paesaggio che fa da sfondo alla storia, quello di una tipica località di villeggiatura ligure in estate, suggestivo quanto emblematico. Il clima che si respira in quei posti in quella stagione è particolare: la vivacità un po’ caotica indotta  dalla calata dei turisti aggiunge un senso di euforia e voglia di vivere a un contesto di natura che, Montale docet, suscita, nel resto dell’anno, riflessioni esistenziali più profonde, anche più malinconiche… Nel vostro romanzo ho trovato entrambi gli aspetti, rimarcati spesso dalle variazioni meteorologiche… Avete voluto fare del contesto una specie di pedale di sottofondo che accompagna lo sviluppo della trama… Mi sbaglio?

S: Non sbagli affatto, hai colto un elemento fondamentale anzi. “A distanza ravvicinata” ha la sua ragione d’essere proprio in relazione al luogo dove si svolge. Oltre a contenere una marea di suggestioni emotive dovute alla lunga frequentazione di Lavagna che ce la fa conoscere così bene, la cittadina è perfetta per risultare abbastanza raccolta da giustificare una distanza … ravvicinata, ma allo stesso tempo non è troppo piccola per renderla impossibile. Per intenderci, un borgo di mare tipo Camogli alla lunga non avrebbe retto alla struttura che abbiamo voluto dare alla storia. Ma c’è di più. Ed è proprio quel sapore montaliano al quale facevi riferimento. Una commistione di elementi che invita  a tuffarsi in se stessi anche nel mezzo di una piazza gremita per la Festa rivierasca più popolare e frequentata.

D: Ho sempre pensato che il contesto debba risultare un protagonista alla pari degli altri personaggi del romanzo. Come ha detto Sabrina, abbiamo scelto Lavagna perché abbiamo scoperto di avere avuto dei trascorsi comuni in quella località, io addirittura ci sono nato. Le spiagge, il dedalo di stradine del centro, la piazza addobbata per il Palio dei Fieschi, la basilica di Santo Stefano con la sua imponente scalinata, le frazioni dell’entroterra sono immagini che “vivono” dentro di noi, hanno spessore e sostanza, per cui abbiamo cercato di trasmettere questo amore per la nostra terra anche nelle scene di un noir. A ennesima dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, che in Italia si possono ambientare ottimamente delle storie di tensione. La Liguria, poi, trovo che sia particolarissima, sotto questo aspetto. Citavi Montale, che ha fatto del paesaggio ligure una struggente metafora dell’esistenza e ti ringrazio per questo nobilissimo – e un po’ impegnativo – accostamento. Sicuramente il carattere ligure si è plasmato nel tempo sulle asprezze di una terra dura, che regala al contempo una bellezza abbagliante. Carlo Lucarelli, uno che se ne intende, definisce Genova una città “bella, ma pericolosa; molto affascinante e contraddittoria” e indubbiamente salta agli occhi come Genova e la Liguria abbiano un’anima impastata nella luce e nell’ombra. Esattamente come il noir.

R: Da ultimo una domanda un po’ più da addetti ai lavori, anche se so che i lettori sono incuriositi dall’argomento: come lavorate a quattro mani? Spero non  bisticciate spesso, eh! Io e Daniele, quando scriviamo insieme, abbiamo felicemente testato un metodo che garantisce la maggior omogeneizzazione stilistica. “A distanza ravvicinata”, correggetemi se sbaglio, essendo  basato su due differenti angolazioni narrative che si alternano, coincidenti con i due protagonisti, per di più di sesso e dunque con approccio psicologico e visione della realtà diverse, dovrebbe aver richiesto un particolare sforzo per raggiungere la sintonia che si tocca con mano leggendo…

S: In realtà devo dire che non c’è stato alcuno sforzo particolare. Ci siamo immediatamente trovati sulla storia che volevamo raccontare, ed essendo forse abituati, conoscendoci bene, a quelle che sono le nostre differenze caratteriali nella vita reale, ci è parso naturale muovere ed “accettare” due personaggi abbastanza diversi tra loro. Detto ciò, lo scambio e l’interazione sono stati continui e divertenti, in particolare ho il ricordo di una scena piuttosto lunga  scritta in “presa diretta”, ossia fatta di un dialogo costruito in tempo reale senza sapere l’altro cosa avrebbe risposto, anzi giocando a metterci in difficoltà l’uno con l’altra … 

D: Chiaramente, anche se imperniato su due personaggi dai registri piuttosto differenti, pure il nostro romanzo ha richiesto un lavoro di amalgama stilistica, che non snaturasse eccessivamente, però, i caratteri dei due personaggi e le peculiarità narrative che offrivano. Lo scambio, quindi, è stato costante perché, come ben sai, scrivere a quattro mani richiede un confronto pressoché continuo. Tecnicamente, anche noi abbiamo fatto ricorso a quello che tu chiami “il nostro bicameralismo perfetto”, ossia il continuo rimando delle parti scritte dall’uno all’attenzione ed eventuale integrazione da parte dell’altro autore. Ritengo che sia anche un modo stimolante di mantenere attiva la sinergia su ogni parte di un progetto comune e in questo la condivisione dei file su Google Drive, per esempio, rappresenta davvero un supporto insostituibile sotto il profilo tecnico. Quanto ai bisticci, si sa… notoriamente io ho un ottimo carattere, impossibile discutere o bisticciare con me! E dopo averla sparata di questo calibro, scappo, non prima però di aver ringraziato te per questa bella chiacchierata e aver salutato i lettori del blog che, spero, diventeranno anche i lettori di “A distanza ravvicinata”!

S: Grazie di cuore anche da parte mia! Buone letture a tutti!

Rino Casazza

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Rino Casazza

Rino Casazza è nato a Sarzana, in provincia di La Spezia, nel 1958. Dopo la laurea in Giurisprudenza a Pisa, si è trasferito in Lombardia. Attualmente risiede a Bergamo e lavora al Teatro alla Scala Di Milano. Ha pubblicato un numero imprecisabile di racconti e 15 romanzi che svariano in tutti i filoni della narrativa di genere, tra cui diversi apocrifi in cui rivivono come protagonisti, in coppia, alcuni dei grandi detective della letteratura poliziesca. Il più recente è "Sherlock Holmes tra ladri e reverendi", uscito in edicola nella collana “I gialli di Crimen” e in ebook per Algama. In collaborazione con Daniele Cambiaso, ha pubblicato Nora una donna, Eclissi edizioni, 2015, La logica del burattinaio, Edizioni della Goccia, 2016, L’angelo di Caporetto, 2017, uscito in allegato al Giornale nella collana "Romanzi storici", e il libro per ragazzi Lara e il diario nascosto, Fratelli Frilli, 2018. Nel settembre 2021, è uscito "Apparizioni pericolose", edizioni Golem. In collaborazione con Fiorella Borin ha pubblicato tre racconti tra il noir e il giallo: Onore al Dio Sobek, Algama 2020, Il cuore della dark lady, 2020, e lo Smembratore dell'Adda, 2021, entrambi per Delos Digital Ne Il serial killer sbagliato, Algama, 2020 ha riproposto, con una soluzione alternativa a quella storica, il caso del "Mostro di Sarzana, mentre nel fantathriller Al tempo del Mostro, Algama 2020, ha raccontato quello del "Mostro di Firenze". A novembre 2020, è uscito, per Algama, il thriller Quelle notti sadiche.

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