
La storia si ripete. In una misticanza tra passato, presente e soprattutto futuro, il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara ha finalmente elaborato un piano che offra a tutti gli studenti la possibilità di schiarirsi le idee sui vari temi riguardanti la sessualità.
L’identità di genere, la procreazione, il porno, il patriarcato. Tutti temi che i ragazzi, anzi no, i bambini, dovrebbero poter comprendere prima che la società malata possa condizionarne il metro di giudizio.
Quindi un passo avanti verso la consapevolezza?
Ovviamente no. Parliamo di un ministro facente parte di un governo di destra, legato a filo doppio con i dogmi della chiesa e, quindi, con il canonico piede in due scarpe.
“Chi non è d’accordo con questi corsi, potrà seguire lezioni alternative. Non è nemmeno opportuno che teorie complesse come quelle sull’identità sessuale siano spiegate nella scuola dell’infanzia e alla primaria dove i bambini non sono ancora strutturati”, ha dichiarato Valditara.
Ecco il suo punto di vista: un bambino di dieci anni non ha ancora le basi morali e intellettive per comprendere che un uomo che si sente donna debba essere rispettato ed accettato come chiunque altro. Non ha le basi nemmeno per capire che è nato da un rapporto sessuale e che, almeno fino alla maggiore età, è giusto creda ancora alla storia della cicogna e del polline.
L’educazione sessuale compete ai genitori, ha proseguito poi il ministro.
Infatti, in un mondo nel quale il novanta per cento delle violenze sulle donne avvengono tra le mura di casa, è giusto che siano quegli stessi padri ad insegnare ai figli cosa significhi il rispetto per le donne.
Viviamo in un’epoca memorabile fatta di parole da dire sottovoce, di piccole censurabili ammissioni, di menzogne a fin di bene. Viviamo in un’epoca nella quale il pornoattore Max Felicitas, da sempre impegnato a spiegare agli studenti i rischi della pornografia e i sistemi per non farsi travolgere da quella che è esclusivamente fiction, viene bandito da una scuola di Gallarate dopo la polemica dei Pro Vita. Come dicevamo all’inizio: la storia si ripete.
Ministri, genitori e bigotti che si nascondono mentre il porno online diventa fruibile persino per i lattanti, mentre qualsiasi social è inondato da ragazze seminude che mimano rapporti orali ad ogni ora del giorno e della notte (mi è capitato di vederne una vestita da suora che crea contenuti fingendo di masturbare il proprio partner), mentre un omosessuale viene ancora deriso e le donne, specie in alcuni contesti, devono stare zitte a badare alla casa senza esprimere opinioni e limitando la propria vita all’obbedienza.
Prosegue Valditara: “L’educazione al rispetto per la donna e a relazioni corrette non ha poi nulla a che vedere con le teorie sulla sessualità: l’abbiamo anzi inserita per la prima volta come vero e proprio obbiettivo di apprendimento, obbligatorio per tutti, nelle nuove linee guida sulla educazione civica. Quello per cui si deve informare dettagliatamente le famiglie, richiedere il consenso scritto, offrire lezioni alternative, prevedere professionisti di comprovata caratura scientifica (e non associazioni che vogliono indottrinare i giovani) sono per esempio tutte le iniziative dove si afferma che non esisterebbe un codice binario uomo/donna”.
In sostanza ha ammesso che se la donna in quanto tale va rispettata, per quel che riguarda gli omosessuali o in generale la comunità gender, la situazione cambia.
Quindi tranquilli, ragazzi: se avete due madri tutto il meccanismo va a farsi fottere.
Il problema si crea nel momento stesso in cui, se un padre considera un riprovevole frocio chiunque abbia inclinazioni sessuali diverse dalle sue, ha il diritto di decidere che per suo figlio è giusto e doveroso ereditarne la stupidità.
Così funziona, gente. La legge non ammette l’ignoranza.
La scuola, si.
Alex Rebatto