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Il monte Musinè e i suoi misteri: dall’esilio di Erode ai graffiti sugli alieni

Torino è una delle città più affascinanti, con il suo mistero e i suoi riferimenti esoterici. Nella storia che andrò a raccontare, c’è un po’ di tutto questo. Il Monte Musinè, detto anche “Monte degli asini”, dista solo 20 km dalla città.

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Si trova all’inizio della Val di Susa, sui territori comunali di Casalette, Almese e Val della torre, in un triangolo che secondo gli appassionati di esoterismo includerebbe Lione, Torino e Praga e geograficamente favorirebbe la presenza di strane energie.

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Musinè

Sulla cima sorge un’imponente croce in cemento armato alta 15 metri, eretta nel 1901 per ricordare la vittoriosa battaglia dell’esercito di Costantino contro quello di Massenzio.

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Musinè
La leggenda vuole che proprio sui pendii del Musinè  apparve all’imperatore la scritta “In hoc signo vinces” – con questo segno vincerai – grazie alla quale si convertì al cristianesimo. Un fondo di verità c’è: la battaglia di Torino, allora chiamata Augusta Taurinorum, fu combattuta nei “campi Taurinati”, tra Grugliasco e Rivoli, che separano Torino dal massiccio del Musinè.

Musinè
Non è il solo legame del Musinè con la storia religiosa d’Europa. Si narra che il perfido sovrano della Giudea, Re Erode, fu mandato in esilio proprio qui, come punizione per la strage degli innocenti.
La durata di tale esilio è incerta.

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C’è chi dice che sia stato solo temporaneo e che in seguito Erode abbia fatto ritorno a Gerico; altri invece sostengono che la sua condanna è eterna e che il re, rinchiuso dentro un carro di fuoco, sorvoli ancora oggi la montagna.

Musinè

Sul monte Musinè si verificano da sempre eventi sinistri. Le prime voci su questa particolarità compaiono addirittura in uno scritto del 966 D.C.: mentre il  vescovo Amicone si trovava in Val Susa a consacrare la chiesa di san Michele sul monte Pirchiriano, in fronte al Musinè, durante la notte i valligiani assistettero ad uno spettacolo inquietante: il cielo fu percorso da globi di fuoco che illuminarono la chiesa come se fosse scoppiato un incendio. Da allora, non sono mai cessate dicerie su luci e strani bagliori avvistati nei pressi del monte.

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A complicare le cose, come se non bastasse, ci si mette la geologia: il Musinè anticamente era un vulcano, e nel corso degli anni il magma ha scavato numerose gallerie all’interno della montagna. Molti sostengono che conducono ad una misteriosa struttura sotterranea, base segreta militare secondo alcuni, avamposto alieno sulla terra secondo altri.

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Sul monte si trovano oltre 70 strutture megalitiche, principalmente Menhir. Su uno di questi  è inciso un graffito raffigurante 5 uomini  intenti ad osservare un oggetto nel cielo a forma di disco. Per i più testimonia l’incontro tra le antiche popolazioni celtiche e gli extraterrestri.

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Oggi la montagna è uno dei principali punti di riferimento per i cacciatori di UFO. Basta  una superficiale ricerca su internet per rendersi conto di quanti, trovandosi sulla cima del monte col naso all’in su ad ammirare le costellazioni, si sarebbero imbattuti in misteriosi oggetti volanti.
Il caso più clamoroso risale all’8 dicembre 1978.

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Quel giorno due giovani escursionisti notarono sul monte una luce bianca accecante sovrastare gli alberi. Uno dei due si avvicinò e, improvvisamente, mentre la luce si alzava in cielo, scomparve alla vista del compagno. L’amico cominciò a cercarlo, allertando anche altri escursionisti. Il giovane, ritrovato svenuto, era incapace di tollerare la luce una volta sveglio e aveva  il battito cardiaco irregolare. Soprattutto, sulla gamba aveva un’evidente cicatrice.

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Ai soccorritori raccontò di essersi avvicinato a un UFO a forma di pera, all’improvviso divenuto più grande, da cui erano usciti quattro alieni. Questi ultimi lo avrebbero sollevato da terra con un semplice tocco, paralizzandolo. Dopo quell’esperienza, il ragazzo soffrì di congiuntivite e fotofobia per diverso tempo.

Musinè
Ancora, l’8 marzo 1996 un oggetto luminoso fu osservato per oltre un quarto d’ora da due escursionisti che scendevano dal monte Musinè. Secondo il loro racconto l’oggetto, un cilindro dai riflessi giallo-verdi, sembrava sostenersi, oscillando leggermente, su un cuscino di luce bianco- gialla. Alle estremità dell’oggetto c’erano due grosse calotte trasparenti che lasciavano intravedere sagome apparentemente umanoidi.

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Come se tutto questo non bastasse, il monte è cosparso di tracce di riti celtici: coppelle scavate nelle rocce e incisioni che rimandano al ciclo delle fasi lunari. In molte zone sono state trovati segni di riti moderni, a riprova che i pagani attuali, come i loro predecessori, attribuiscono al monte un potere particolare.

Infine c’è il mistero della vegetazione. Rigogliosa alla base, diventa bruscamente rada nei pressi della vetta. Negli anni la forestale ha tentato interventi di rimboschimento, ma ogni singola pianta seminata oltre gli 850 metri di quota muore nel giro di una stagione.

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La teoria esoterica formulata al riguardo è che le anime dei dannati, costrette ad attraversare per l’eternità il monte, ostacolerebbero la crescita di piante. La teoria scientifica è che, semplicemente, non arriva acqua sulla cima dai fiumi limitrofi.

Musinè
Nel 1973, è apparsa una targa con questa scritta – qui è l’Una Antenna dei sette Punti Elettrodinamici, che dal proprio nucleo incandescente vivo la Terra tutta respira emette vita. Qui operano le astrali Entità che furono: Hatsheptut, Echnaton, Gesù il Cristo, Abramo, Confucio, Maometto, Buddha, Ghandi, Martin Luther King, Francesco d’Assisi, e anche Tu, se vuoi, alla fratellanza costruttiva tra tutti i Popoli. Pensaci intensamente, 3 minuti: Pensiero è Costruzione”.

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Cinque anni dopo la lapide scomparve, ma il 7 ottobre del 1984 un gruppo di esoteristi ne istallò una copia allo stesso posto, cementandola alla base della croce che spicca sulla vetta.
Occultisti, esoteristi e appassionati del paranormale sono convinti che il luogo sia un catalizzatore di energie e un portale tra dimensioni, mondi e tempi diversi.

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Stabilire un confine tra leggenda e realtà  è difficile, forse impossibile, anche se è un fatto che ai piedi del monte le trasmissioni radio siano inspiegabilmente più disturbate e difficili, un fenomeno che potrebbe avere diverse spiegazioni geologiche. O forse no.

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Salite pure su questa cima, senza stupirvi se vi troverete gruppi di persone intente a celebrare qualche strano rito. Non  meravigliatevi se sui sentieri incontrerete individui in abiti settecenteschi che magari hanno varcato una porta spaziotemporale. Non impressionatevi nemmeno se ascoltere misteriosi rumori provenire dal sottosuolo, ma evitate, ve lo consigliamo, di andarci di notte. Potreste scorgere strane luci e bagliori nel cielo, senza poterlo raccontare a nessuno…

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Paola Mizar Paini

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Paola Mizar Paini

La biografia di una persona, proprio per sua natura può essere meno fedele alla realtà e presentarsi dunque più o meno romanzata e, perciò sono in dubbio se raccontare di una vita ricca e avventurosa o limitarmi a raccontare qualche dettaglio insignificante, come ad esempio il fatto che a Marcignago, il 28 novembre, (l’anno nemmeno sotto tortura) quando nacqui, non emisi nemmeno un vagito… forse per non disturbare visto che la mia mamma fece molta fatica a partorirmi. Respiravo così piano, ma così piano che la levatrice (a quei tempi si partoriva in casa) pensò fossi morta. Ma morta morta! Così mi misero in un angolo del letto, avvolta in un lenzuolino e per un po' si dimenticarono di me. Come si accorsero dell’errore? Ebbene, ci sarebbe un proseguo, ma quella è un’altra storia. Mi definisco una vecchia ragazza perché non ho mai smesso di scoprire cose nuove, soprattutto su me stessa. Sono mamma di tre figli: due maschi e una femmina e ho tre nipoti. Vivo ad Alagna, in provincia di Pavia e lavoro come assistente al traffico per Milanoserravalle. E questo è tutto quello che riguarda la mia interessantissima vita privata. Sono da sempre lettrice per bisogno, e scrittrice…per caso grazie all’incontro fortuito con Carlo Frilli, il mio editore, che non smetterò mai di ringraziare per aver creduto in me come autrice. Con la casa Editrice F.lli Frilli Editori ho pubblicato nel 2017 il noir: Angeli Innocenti. Nel 2018 il noir: La Casa delle ombre, premiato con la “menzione speciale” al premio nazionale “La Provincia in Giallo”. Nel 2018 un’antologia di racconti dal titolo: Dieci storie a mezzanotte. Nel 2020 ho scritto a quattro mani, con l’autore Pieremilio Castoldi, il thriller: Emily.Cronache dal passato, e molti dei miei racconti sono stati inseriti in varie antologie. Mi appassiona tutto ciò che è misterioso, adottando nuovi punti di vista su fatti che accadono intorno a noi a cui non riusciamo a trovare una spiegazione. Tengo a precisare che sono concreta e obbiettiva, ma una cosa non esclude l’altra. Amo molto visitare luoghi abbandonati, i cosidetti “paesi fantasma” e adoro le leggende perché contengono spesso l’origine di una vicenda, o più spesso la separazione tra fantasia, un rifugio indispensabile e perfetto per sopravvivere, e realtà, minacciosa e intrusiva. Miti, leggende, fiabe. Come poter sopravvivere senza esse?

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