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Strage di Erba, ecco cosa ha in mano la difesa per chiedere la revisione

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Il teste chiave sulla strage di Erba è Abdi Kais, l’uomo che ha parlato della pista della droga: scrisse per la prima volta a Cronaca Vera nel 2008. Lo intervistammo nel novembre 2020.

Olindo Romano parla dal carcere e spera finalmente di far emergere una nuova verità

strage di erba

Olindo Romano torna a parlare dal carcere di Opera in cui è rinchiuso per scontare l’ergastolo sulla strage di Erba. È in cella dal giorno del suo arresto dell’8 gennaio 2007, quando, insieme alla moglie, venne accusato dell’eccidio dell’11 dicembre 2006 in cui erano stati ammazzati Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk, la madre di lei Paola Galli e la vicina che abitava nella mansarda dell’edificio, Valeria Cherubini.

blankIl grande abbaglio. Controinchiesta sulla strage di Erbablank

 

Contro di lui pesavano due prove: il riconoscimento di Mario Frigerio, unico superstite, che, dopo aver puntato l’indice per due settimane su un uomo olivastro, mai visto prima, più alto di lui ed esperto di arti marziali, invitandolo a cercare tra i frequentatori di casa Castagna-Marzouk, cambiò radicalmente opinione: ad aggredirlo era stato il vicino di casa, più basso, goffo, notissimo e soprattutto bianco.

La seconda prova era una macchia di dna delle vittime sul battitacco della sua auto che nessuno avrebbe visto mai se non il carabiniere che asserì di averla repertata: anche se la descrisse come diluita e lavata, mentre il professore che l’analizzò, Carlo Previderè, la rilevò come il suo opposto, ovvero originale e concentrata.


Ep. 1 – Gli audio inediti di Olindo e Rosa nell’ultimo mese da liberi

I giudici scrissero nelle sentenze che Olindo Romano e Rosa Bazzi non parlavano mai in casa della strage perché sospettavano di essere intercettati. Ma gli audio che potrete ascoltare nella prima puntata e mai analizzati a processo smentiscono questa versione: non solo i due parlavano costantemente della mattanza, ma si interrogavano su chi potesse essere l’assassino e speravano che il testimone Mario Frigerio si riprendesse per riconoscerlo. Non solo. Un’intercettazione mai ascoltata smonta anche la ricostruzione dei giudici secondo la quale Olindo avrebbe immaginato di essere registrato dopo aver smontato il citofono: il citofono era infatti davvero rotto e lo avevano riparato i carabinieri prima dell’arrivo dei tecnici. Dettaglio che tuttavia non apparve in alcun verbale.

Strage di Erba/ “Così ho fatto assolvere Azouz Marzouk” – ESCLUSIVO

Perchè avessero arrestato anche Rosa restava un mistero: il testimone non faceva cenno a lei e la macchia sull’auto era dalla parte del guidatore e Rosa non ha mai avuto la patente. Di fatto, due giorni dopo la coppia confessò. E anche se quelle confessioni erano un pasticcio totale e sarebbero state ritrattate, bastarono. Eppure lui fece un errore ogni 30 secondi, praticamente ad ogni cambio di descrizione. A lei fu necessario far sentire tutto ciò che aveva detto lui per poi confermare. A entrambi furono mostrate le foto della scena del crimine e dei cadaveri.

Il grande abbaglio, controinchiesta sulla strage di Erba (versione aggiornata) – GUARDA

strage di erba

IL TESTIMONE DELLA STRAGE DI ERBA

Oggi l’ex spazzino dice all’Adnkronos: «In cella la vita è sempre quella, nulla di nuovo. Per passare un po’ il tempo continuo a lavorare in cucina, per il resto sto senza far niente tutto il giorno, spesso in compagnia di qualche altro detenuto costretto come me in questo carcere. È dura, ma in qualche modo la vita in carcere va avanti, vedo Rosa appena è possibile. Due giorni prima di Natale sono andato a colloquio da lei a Bollate e sono contento. Mi tiene a galla il pensiero che prima o poi, spero prima che poi, si possa accertare che non abbiamo commesso noi la strage di Erba».

Strage di Erba, la lettera che il supertestimone Abdi Kais scrisse a Cronaca Vera nel 2008 – GUARDA

Ma sa che i suoi avvocati Fabio Schembri, Luisa Bordeaux e Nico D’Ascola sono pronti a chiedere la revisione: hanno nuove prove e un nuovo testimone, che parla della pista dello spaccio: «Dovevano approfondire la pista dello spaccio di droga, continuo a pensare che sia stato più semplice incastrare due persone come noi non sveglissime».

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Ma chi è il testimone? Si chiama Abdi Kais, tunisino, risultava residente nella casa di Raffaella ai tempi della strage. Condannato per spaccio insieme al gruppo di Azouz, la prima volta si fece vivo con Cronaca Vera nel 2008, dal carcere di Melfi. Cercava una ragazza per corrispondenza dato che si lasciava alle spalle «un passato crudele».

E concludeva: «Oltre a questo sono coimputato con Azouz Marzouk, che nella strage di Erba ha perso moglie e figlio. È un mio parente. E prometto a chi mi scriverà di farle avere una foto reale del bambino Youssef, ucciso con la mamma a Erba l’11 dicembre 2006. Sono in grado di raccontare tutto ciò che qualcuno è curioso a saperlo. Da quanto mi riguarda questa faccenda. E sono residente in via Diaz a Erba dove è avvenuta la strage».

olindo romano rosa bazzi

Non da oggi dunque sostiene di sapere qualcosa. Ma all’epoca, quando provammo a rintracciarlo, lo avevano già spostato di prigione. Lo ritrovammo nel 2020. Per Kais, che ora è tornato in Tunisia, dietro la strage potrebbe esserci una lite per questioni di droga con alcuni marocchini che abitavano a Merone, lo stesso paese dei cugini di Azouz, e con cui era già finita a coltellate.

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Vale la pena ricordare che di Olindo e Rosa non fu trovata traccia nel palazzo della strage e che non furono trovate tracce delle vittime in casa loro.

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L’avvocato Fabio Schembri

LA MORTE DI GABRIELLI

E allora perché Frigerio lo riconobbe? Dice Olindo all’Adnkronos: «Frigerio è stato utilizzato come noi. Ripenso a quell’uomo, quando lo incontravo: era una brava persona, per questo credo che abbiano manipolato i suoi ricordi per farlo testimoniare contro di noi. Io lo considero una vittima come noi». Che fosse una brava persona Olindo lo ripeteva sempre in casa alla moglie, dopo la strage, sperando che si svegliasse per riconoscere gli assassini.

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Le frasi, intercettate, furono considerate non utili alle indagini. E alla fine, Frigerio indicò proprio lui come aggressore. Il testimone è scomparso, così come ora è morto il suo avvocato Manuel Gabrielli, che lo seguì fin dall’inizio. Il legale, 47 anni, sposato e padre di due figli di 5 e 8 anni, si sarebbe suicidato in garage, lasciando un biglietto alla famiglia.

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