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Un esercito dei poveri affamati dallo Stato

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I poveri assoluti sono diventati 5 milioni e 674 mila: il 9,7% della popolazione. Tutta gente che, senza l’aiuto di volontari e dei sussidi statali, finirebbe in mezzo ad una strada. Ci sono poi 14 milioni di persone, il 24,4% del totale, ad un solo passo dal finire nello stesso modo. E questo nonostante abbiano un lavoro: 2,7 milioni di essi riescono soltanto a «sopravvivere».

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È il quadro devastante dell’ultimo rapporto della Caritas, che vede i numeri di chi non ha più speranze in continua crescita: «Chi nasce povero, molto probabilmente, lo sarà anche da adulto» è il commento sconsolato dell’organizzazione. Lo Stato non ha più nulla da spremere agli italiani. Come vi avevamo annunciato mesi fa, la pagliacciata passata per pace fiscale non ha funzionato e ha portato ad una miriade di ricorsi, tanto che è prevista una «definizione agevolata di tutte le liti pendenti» che sono oltre 100 mila e che crescono al ritmo di 10 mila l’anno: questo perché la voracità del fisco è tutt’altro che trasparente e giusta.

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Abbiamo gli stipendi più bassi del 1990, unici in negativo in Europa e la Cgil chiede il salario minimo, anche se, ricorda al Tempo l’ultimo comunista Marco Rizzo «ci sono ben 22 di contratti nazionali, con paghe ben inferiori ai 9 euro. Che sono comunque una miseria. Contratti tutti siglati dal sindacato concertativo, Cgil in testa. Il 30 maggio di quest’anno, ad esempio, è stato rinnovato il contratto della vigilanza privata con retribuzione oraria di circa 5 euro. Poi ancora quelli delle calzature a 7,9 euro; quelli dell’industria armatoriale a 7,6 euro; quelli dell’industria del vetro a 7,1 euro; gli operai agricoli a 7 euro l’ora; gli addetti delle imprese di pulizia a 8,1 euro».

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E ancora: «In Francia hanno aumentato l’età pensionabile da 62 a 64 anni. In Italia l’hanno aumentata a 67 complici i governi del Pd e della Cgil che ha fatto solo 4 ore di sciopero». Non funziona più nulla: Cittadinanzattiva registra 85 crolli nelle scuole in un solo anno solare. La sanità, che doveva essere potenziata dopo il Covid, è al collasso: milioni di italiani sono senza medici di base. E, per lo Smi, il sindacato dei medici italiani, mancano almeno 20 mila medici e 70 mila infermieri. Con i conti a secco, Bruxelles ha pure ammonito l’Italia sul fatto che la manovra 2024 «non è pienamente in linea» con le raccomandazioni del Consiglio Ue. E la Bce avverte che che «la recessione resta uno scenario possibile di fronte al deterioramento del già debole scenario economico» con «consistenti rischi al ribasso».

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Infine «il pieno impatto» dell’aumento dei tassi «deve ancora materializzarsi». Tradotto: il peggio deve ancora arrivare. Ma arriverà. E il peggio si concretizzerà non appena avremo ratificato il Mes, cosa che, come raccontiamo da tempo, avverrà certamente. Perchè il Mes lo utilizzeremo per primi quando non saremo in grado di ripagare i 122 miliardi di prestiti di Pnrr: basti pensare che il debito pubblico a settembre è aumentato di 3,8 miliardi, assestandolo a 2844,2 e che cresce al ritmo di 80 miliardi l’anno. Sarà allora che perderemo la sovranità e che la Grecia ci sembrerà un sogno.

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Si dirà: con questa crisi, gli altri come fanno? La risposta è semplice: truccano i conti. La Corte Federale tedesca ha infatti appena scovato una voragine nel bilancio della Germania che aveva spostato, cosa che non poteva fare, 60 miliardi di euro stanziati per il Covid nel Fondo per il clima e la trasformazione. Stavolta se ne sono accorti. Ma nel 2014 uno studio messo a punto dall’Università di Linz mise in luce ben altro: la Kfw, ossia Banca della Ricostruzione tedesca equivalente alla nostra Cassa depositi e prestiti, emetteva obbligazioni che però non finivano, come da noi, nel debito pubblico, così come non ci finivano i 600 miliardi di buco dei länder tedeschi, che restavano solo nei bilanci locali.

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Grazie al trucco contabile, nel 2014 la Germania potè emettere 500 miliardi di euro in obbligazioni per finanziare interventi pubblici senza farlo risultare nel deficit: come se in un solo anno sparisse un quasi un sesto dell’intero debito pubblico italiano. Nessuno allora disse niente. Il nostro governo restò a guardare. E ad affamare e spremere gli italiani.

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