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Che cosa sta a fare ancora l’Italia in Europa? La risposta è ormai certa: lo zerbino

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Nè l’Europa, nè gli alleati e nemmeno i “nemici” prendono l’Italia sul serio. Ad ogni giro di boa il Paese viene umiliato e bastonato in Ue: dagli aiuti di Stato ai motori elettrici, dalle bollette ai vertici con i capi di Stato. Reazioni? Zero. Ecco perché

 

È inutile ipotizzare ancora che qualcuno, in Italia, voglia uscire dall’Ue: i sovranisti e gli euroscettici di appena qualche mese fa, saliti al governo sono diventati i più filoeuropei (e filoatlantisti) di sempre. Ma almeno potrebbero cercare di restarci con un minimo di dignità: invece, ogni settimana il nostro Paese viene snobbato e umiliato nel perfetto silenzio di Lorsignori. Avevano, ad esempio, promesso fuoco e fiamme pur di impedire lo stop ai motori a benzina e diesel nel 2035, che con il nostro parco auto più vecchio del Continente ci porterà ad essere una moderna Cuba nel cuore dell’Europa. Ma alla fine non sono nemmeno stati in grado di votare contro, come invece ha fatto la Polonia: si sono astenuti.

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La Germania si è accordata, ovviamente, per far passare i carburanti sintetici. Bocciati, manco a dirsi, i nostri biocarburanti. Altro giro, altra sberla: Bruxelles considera il prestito-ponte da 400 milioni fatto ad Alitalia nel 2019 un aiuto di Stato «illegale». Il governo dovrà chiederlo indietro con gli interessi. Peccato che quando, a maggio 2020 Berlino salvò Lufthansa con 9 miliardi e quando, ad aprile 2021, Parigi aiutò Air France con 4 miliardi, nessuno abbia fiatato.

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Così come nessuno ha fiatato per i macroscopici aiuti di Stato tedeschi e francesi sulle bollette alle loro aziende, mentre le nostre collassavano per i rincari. E il motivo di tanto vergognoso silenzio è sempre lo stesso che vi raccontiamo ormai da due anni: l’Italia tace poichè anela all’immane prestito di 122 miliardi del Pnrr, pur sapendo di non riuscire a rispettare i tempi richiesti per le riforme, tanto che è in bilico la terza rata. E pur essendo praticamente certo che non riusciremo mai a restituirlo.

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I politici hanno infilato la nostra testa nella ghigliottina e ora subiscono qualsiasi sopruso, mentre l’Ue pretende che ratifichiamo il Mes, il fondo salva Stati, che saremo i primi a utilizzare a stretto giro di posta, perdendo la sovranità. Sicchè gli unici a restare scettici sull’atteggiamento dell’Europa sono proprio i cittadini italiani, come rivela un sondaggio condotto da Demos: soltanto il 38% ha fiducia nell’Unione, il livello più basso degli ultimi anni. Ma i numeri dello scontento sono destinati ad aumentare.

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Secondo l’Osservatorio “Sguardi Famigliari” di Nomisma, il 13% delle famiglie ritiene il proprio reddito insufficiente per sopravvivere e il 43% riesce appena a campare. Il 39% ha difficoltà a pagare le bollette, il 27% il mutuo e l’affitto. Secondo l’ultimo rapporto sulle disuguaglianze della Fondazione Cariplo siamo passati dagli 1,9 milioni di poveri del 2005 agli oltre 5,5 attuali. Eppure, è come se fossimo rassegnati.

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A Parigi i francesi hanno messo a ferro e fuoco la capitale non appena Emmanuel Macron ha voluto alzare l’età pensionabile da 62 a 64 anni: e la loro è l’età pensionabile più bassa d’Europa. La più alta nell’Eurozona, 67 anni, ce l’hanno Italia e Grecia, vedicaso le più indebitate. Ma se ad Atene, dopo le svendite del patrimonio per far fronte alle condizioni capestro dell’Europa, si stanno scatenando veementi proteste, e se in Germania è bastata l’impennata del 7,9% dell’inflazione a provocare gli scioperi in un Paese dove sono più o meno sconosciuti, da noi, di fronte a numeri di povertà da paura, si discute di utero in affitto.

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Per tutto questo non c’è capo di Stato che ci prenda sul serio. Non i russi, che dopo aver deriso l’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio («la diplomazia è stata inventata per risolvere situazioni di conflitto e alleviare le tensioni, e non per viaggi vuoti in giro per i Paesi e assaggiare piatti esotici ai ricevimenti di gala»), hanno preso in giro l’attuale ministro della Difesa Guido Crosetto («uno sciocco raro»). Nemmeno ci prende sul serio Volodymyr Zelensky, che i nostri governi – togliendo soldi agli italiani – hanno armato fino ai denti, ma che ha incontrato Macron e Olaf Scholz in privato prima di dedicare solo un imbarazzante quarto d’ora in piedi a Giorgia Meloni.

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E naturalmente non poteva prenderci sul serio la Francia, la cui Cassazione, in un Paese al centro dell’Unione Europea, ci ha rigettato definitivamente l’estradizione di dieci terroristi ricercati da 40 anni. Nemici e alleati, nessuno dà alcun peso all’Italia. Basti pensare che gli Stati Uniti sono ormai più di due anni che nemmeno si preoccupano di mettere un ambasciatore a Roma, tanto sono certi della nostra cieca obbedienza: d’altra parte, crisi come quelle di Sigonella sono state spazzate via 31 anni fa dalla bufera di Tangentopoli. E da allora, qualsiasi governo si sia succeduto, sono stati solo tappeti rossi. O, se preferite, zerbini: dà più l’idea.

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