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Il Mes e il patto firmato con il sangue. Degli italiani

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Ma l’attivazione del Mes per Giorgia Meloni non era un “atto di alto tradimento?” Con i 122 miliardi di prestiti chiesti dall’Italia all’Europa, dieci volte la Grecia, secondo voi chi rischia di dovervi accedere?

 

Fin da quando prese possesso del suo scranno, vi raccontammo che di Giorgia Meloni non temevamo il fascismo, ma il draghismo. Il nuovo premier rassicurò infatti subito gli Stati Uniti, l’Ucraina, l’Ue. Gli italiani un po’ meno. Il primo spot della campagna elettorale, la rottamazione delle cartelle esattoriali, che colpisce un italiano su 3, quella che il premier prima delle elezioni chiamava “pace fiscale”, si è in effetti ridotto ad una risibile “tregua fiscale”, ovvero la cancellazione di cartelle da mille euro già rottamate con la ter, in sostanza un mero depennamento di crediti inesigibili. Una pagliacciata.

Prima di Natale Meloni è tornata a parlare del Mes, il fondo che salva gli Stati, ma affossa i cittadini. Lo ha fatto, strano a dirsi, con toni leggermente diversi dal passato. Il 9 aprile 2020, quando l’ex ministro dell’economia Roberto Gualtieri firmava l’attivazione del Mes, scriveva infatti su Twitter: «Hanno vinto i diktat di Germania e Olanda. Non permetteremo a nessuno di banchettare sulla nostra Nazione. Fratelli d’Italia farà di tutto in Parlamento per scongiurare questo atto di alto tradimento».


Come no. Nel salotto di Bruno Vespa il neopremier deve esserselo scordato perché ha addirittura detto: «Il tema della riforma del Mes secondo me non è il grande tema». Nientemeno. E ancora: «Se rimaniamo gli unici che non la approvano blocchiamo anche gli altri. Ne discuterà eventualmente il Parlamento».

Il che significa che sarà ratificato. A nulla, una volta che ciò accadrà, serviranno i suoi giuramenti variabili nel tempo: «Finché io conto qualcosa, che l’Italia non accede al Mes: lo posso firmare con il sangue». I governi infatti vanno e vengono, ma il sangue è sempre il nostro.

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Soprattutto, a nulla vale la spiegazione che non ratificando il Mes, bloccheremmo chi vi vuole accedere. Il motivo è semplice: chi sono questi fenomeni che non vedono l’ora di attingervi? Chi staremmo bloccando?

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Vale la pena ricordare ai lettori che con la pandemia si sono attivati, oltre alle sovvenzioni a fondo perduto, prestiti agevolatissimi ai Paesi europei, quelli, per intenderci, del Pnrr. Bene, sapete in quanti li hanno chiesti? In sei: Slovenia, Portogallo e Polonia in forma minima. Quindi la Grecia con 12,72 miliardi e la Romania con 15 miliardi. Il sesto Paese, quello che ha chiesto più di tutti accendendo discussioni enormi sulle sue capacità di rientro, è proprio l’Italia, che ha chiesto e ottenuto 122,6 miliardi. Una cifra spropositata sia in confronto agli altri, sia in termini assoluti.

mes pnrr
Da openpolis.it. Clicca sull’immagine e vai all’articolo

Dunque, se nessuno ha chiesto quei prestiti agevolati, per quale ragione dovrebbe esserci ora una corsa al Mes? Il premier aggiunge: «Che si approvi la riforma o no, il Mes non è stato mai utilizzato da nessuno».

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Beh, a dire il vero è stato già usato in passato da 5 Paesi e tra chi ha chiesto il Mes ci sono proprio il Portogallo e la Grecia, due di quelli che hanno usufruito anche dei prestiti dell’equivalente nostro Pnrr. E non so se ricordiate cosa successe ad Atene per potervi rientrare: per cominciare fu indebolito il diritto al lavoro e abbassato il salario. Ma questo da noi è già successo: da tempo l’articolo 18 è sepolto e siamo l’unico Paese d’Europa che ha gli stessi salari del 1990.

Nel 2019 il governo greco ha lanciato una serie di privatizzazioni, in particolare delle coste turistiche e non so se anche questo possa ricordarvi qualcosa. Infine, impossibile dimenticare le pensioni greche tranciate del 40%, gli sportelli bancari chiusi e i prelievi contingentati, che è esattamente ciò che potremmo vedere da noi in forma molto aumentata, dato che il resto delle “riforme” lo abbiamo già fatto o lo stiamo facendo ora, svendendo le nostre coste.

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D’altra parte, se fosse vero che i due terzi del debito pubblico sono in mano agli stessi italiani, non si capisce per quale ragione l’Ue se ne dovrebbe preoccupare tanto. Noi facciamo un’ipotesi remota: ammettiamo che le brillanti politiche di questo governo o dei successivi – dal ponte di Messina agli imprenditori malmenati dalle cartelle esattoriali e da una pressione fiscale mai vista prima del 43,8% – non funzionino, e che dunque non si riesca a restituire i 122,6 miliardi di prestiti, chi dovrà chiederlo il Mes all’Ue?

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Se siamo noi il Paese di gran lunga più indebitato dal Pnrr – ben dieci volte la Grecia – e rappresentiamo un Paese con un debito pubblico infinito, per chi sarà stato studiato il Mes?

Secondo il Centro studi di Unimpresa i risparmi degli italiani sono calati di 50 miliardi: i depostiti di famiglie e imprese sono infatti passati da 2097 a 2047. Il tutto in appena 3 mesi. Ma farebbero bene a togliere anche il resto. Questo perché, al di là delle demenziali rassicurazioni che appaiono sui giornali in merito alla ripresa, la liquidità si va estinguendo in casa come al lavoro. E si chiedono ormai prestiti non per investire, ma per pagare tasse e bollette: non lo dicono i complottisti, ma il bollettino di novembre di Confindustria.

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