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Sarah Scazzi, il caso alla Corte di Strasburgo: “Ecco perché il processo va rifatto”

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Sarah Scazzi, parla Nicola Marseglia, avvocato di Sabrina Misseri: “La Corte di Strasburgo ha considerato il nostro ricorso ammissibile. E ora andrà discusso nel merito” (INTERVISTA VIDEO QUI SOPRA E IN MEZZO AL POST)

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Sarah Scazzi, uccisa il 26 agosto 2010

 

In un’intervista concessa al canale Youtube di Fronte del Blog, l’avvocato Nicola Marseglia, difensore di Sabrina Misseri – condannata dalla giustizia italiana in concorso con la madre Cosima Serrano per l’omicidio di Sarah Scazzi, avvenuto ad Avetrana in Puglia nell’agosto del 2010 – ha evidenziato come la conclusione giudiziaria di questo “giallo” della cronaca nera sarebbe viziata da rilevanti anomalie nello svolgimento dell’inchiesta e poi, di conseguenza, nella vicenda processuale.

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L’incredibile somiglianza tra la giovane Cosima Serrano e la nipote Sarah Scazzi

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Ricorso a Strasburgo ammissibile

Per questo, la difesa nutre la convinzione di poter arrivare ad una riapertura del processo attraverso una pronuncia della Corte Europea dei diritti dell’uomo, presso la quale è pendente una causa per violazione dei diritti della difesa. Il ricorso è stato reputato ammissibile e dovrà essere discusso nel merito nel prossimo futuro.

Ricordiamo che, dopo una fondamentale pronuncia  da parte della Corte Costituzionale italiana nel 2011, le sentenze della Corte Europea costituiscono titolo per chiedere la revisione del processo a norma dell’art. 630 del Codice di Procedura Penale.

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Un giovane Michele Misseri

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Il pregiudizio per l’omicidio di Sarah Scazzi

Secondo Marseglia i magistrati dell’accusa si sarebbero mossi in base al convincimento aprioristico  che nella scomparsa di Sarah Scazzi fosse implicata la cugina Sabrina. Ciò anche quando intervenne la drammatica confessione da parte dello zio Michele Misseri di aver ucciso lui la nipote. Tutta l’attività istruttoria avrebbe risentito di questo orientamento sfavorevole nei confronti della Misseri.

L’intervista a Nicola Marseglia e ai documentaristi Cristiano Barbarossa e Fulvio Benelli:

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Le dichiarazioni di Nicola Marseglia

Ma cosa dice, in concreto, il legale? Dalla lunga intervista abbiamo selezionato alcuni stralci particolarmente significativi.

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Questo processo ha caratteri di eccezionalità

La vicenda” sostiene Marseglia ” ha avuto un epilogo definitivo se pensiamo ai tre gradi di giudizio e alla irrevocabilità della sentenza di condanna. Partiamo con una prospettiva ancora processuale perché si è in attesa della fissazione dell’udienza di trattazione davanti alla Corte Europea del ricorso che è stato presentato dalla difesa.

Questo processo non dico che è un unicum, però ha assunto i caratteri dell’eccezionalità. Prendendo spunto da alcuni passaggi paradossali di questa vicenda si possono prospettare argomenti che possono valere anche al di là del caso specifico.

sabrina misseri
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Cattiva applicazione della legge

Il primo dato che va catalogato per comprendere talune eccezioni che si possono muovere agli operatori che si sono succeduti nella fase delle indagini e poi nella fase dibattimentale attiene al metodo, che ha portato ad una serie di cattive applicazioni della legge prima processuale e poi sostanziale.

A un certo punto le indagini hanno una svolta dopo che Michele Misseri fa ritrovare il telefonino della nipote e da questo si arriva a mettere sulla scena in maniera forte e preponderante il Misseri mentre prima la persona su cui erano mirate non solo le indagini, ma proprio i convincimenti degli investigatori era Sabrina Misseri.

Il più agevole riscontro di quello che dico proviene dal fatto che il 28 settembre Michele Misseri viene ascoltato in relazione al telefonino presso la caserma di Avetrana, e nessuno lo sta ancora pensando. Poi si arriva alla confessione di Michele Misseri, che spiazza gli inquirenti. Da questo momento inizia tutto un lavoro da parte degli inquirenti non solo per capire meglio come sono andate le cose, ma per scavare fino in fondo nella personalità di Misseri.

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Metodo anomalo

A questo punto si muovono di pari passo il sospetto che Michele Misseri voglia coprire qualcuno e che questa confessione possa essere vera fino a un certo punto. Inizia qui il metodo abbastanza anomalo per quella che potremo definire la “maieutica inquirente”: tirare fuori da Michele Misseri tutto quello che si può, blandendolo e portandolo per mano – tra l’altro è stato provato e straprovato che è una persona che uno la prende per mano e la porta dove vuole – e allora tra quello che dice Michele Misseri e quella che è la convinzione, il pregiudizio degli investigatori si innesta un circuito abbastanza drammatico che ha prodotto la serie di contraddizioni profonde che hanno connotato tutta la fase delle indagini preliminari.

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L’orario di uscita di Sarah Scazzi e altri muri invalicabili

Michele Misseri passa dalla confessione alla chiamata in correità della figlia, e poi alla chiamata in reità di lei, e finalmente torna sui propri passi e dice che è stato lui. In tutta questa sequenza di dichiarazioni c’è la spasmodica ricerca di riscontri a quelli che sono gli elementi di prova, gli indizi che meritano di essere approfonditi, fino ad arrivare a una serie di muri che non possono essere scavalcati facilmente.

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Diventa un muro l’orario di uscita da casa di Sarah Scazzi, diventa un muro la sequenza si messaggi che intercorrono tra Sarah, Sabrina e Mariangela Spagnoletti, una serie di dati oggettivi che mal si conciliano con il pregiudizio che gli investigatori si sono fatti. Ecco: qui inizia il metodo investigativo che va bene fino ad un certo punto, poi quando questa distonia tra dichiarazioni ed elementi oggettivi diventa particolarmente profonda interviene qualche forzatura per renderli compatibili.

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Non discuto della buona fede, non mi sognerei nella maniera più assoluta di pensare a qualcosa di diverso che non siano errori metodologici. Quei testimoni che sono stati sentiti nella fase delle indagini preliminari in maniera abbastanza serrata, articolata e rigorosa alla fine contraddicono la ricostruzione ipotizzata, e allora inizia questo richiamo, questo recupero, questa rivisitazione delle prime e delle seconde dichiarazioni nella ricerca di un percorso finalmente lineare al prezzo di mettere sotto i piedi tutta una serie di dati.

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La “via italiana” al nuovo codice di procedura penale

Posso aggiungere un’ultima cosa. Il nuovo codice di procedura penale del 1989, tanto atteso, sembrava una svolta, il processo all’americana, la prova che si forma in dibattimento, ma c’è sempre una via italiana nel fare riforme ibride. Dico questo perché se la prova si deve formare al dibattimento, non è possibile che tutte le persone che vengono ascoltate nella fase delle indagini preliminari restino prigioniere di quello che hanno detto senza possibilità di un chiarimento onesto, migliore, meno emotivo”.

Rino Casazza 

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Rino Casazza

Rino Casazza è nato a Sarzana, in provincia di La Spezia, nel 1958. Dopo la laurea in Giurisprudenza a Pisa, si è trasferito in Lombardia. Attualmente risiede a Bergamo e lavora al Teatro alla Scala Di Milano. Ha pubblicato un numero imprecisabile di racconti e 15 romanzi che svariano in tutti i filoni della narrativa di genere, tra cui diversi apocrifi in cui rivivono come protagonisti, in coppia, alcuni dei grandi detective della letteratura poliziesca. Il più recente è "Sherlock Holmes tra ladri e reverendi", uscito in edicola nella collana “I gialli di Crimen” e in ebook per Algama. In collaborazione con Daniele Cambiaso, ha pubblicato Nora una donna, Eclissi edizioni, 2015, La logica del burattinaio, Edizioni della Goccia, 2016, L’angelo di Caporetto, 2017, uscito in allegato al Giornale nella collana "Romanzi storici", e il libro per ragazzi Lara e il diario nascosto, Fratelli Frilli, 2018. Nel settembre 2021, è uscito "Apparizioni pericolose", edizioni Golem. In collaborazione con Fiorella Borin ha pubblicato tre racconti tra il noir e il giallo: Onore al Dio Sobek, Algama 2020, Il cuore della dark lady, 2020, e lo Smembratore dell'Adda, 2021, entrambi per Delos Digital Ne Il serial killer sbagliato, Algama, 2020 ha riproposto, con una soluzione alternativa a quella storica, il caso del "Mostro di Sarzana, mentre nel fantathriller Al tempo del Mostro, Algama 2020, ha raccontato quello del "Mostro di Firenze". A novembre 2020, è uscito, per Algama, il thriller Quelle notti sadiche.

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