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Così l’Unione Europea sta per portarci via tutto

L’Unione Europea sembra orientata ad una scientifica demolizione del made in Italy: prima la dieta mediterranea criticata a favore degli insetti a tavola, poi la marchiatura del vino che “nuoce alla salute”. Poi l’obbligo di case green nel Paese con il più grande numero di borghi antichi del mondo. Un motivo ci sarà

 

Come vi avevamo anticipato poche settimane fa, l’Italia è pronta ad obbedire ancora all’Unione Europea e a ratificare il Mes, il fondo salva Stati, attraverso un voto parlamentare il cui esito è scontato. Si tratta dell’inizio della fine. Giorgia Meloni ha giurato che finchè ci sarà lei al governo, noi non vi accederemo mai. Ma è una promessa che non conta niente: se c’è un Paese in Ue che dovrà chiederlo prestissimo, questo è proprio l’Italia, indebitatosi con il Pnrr come nessuno, per la bellezza di 122,6 miliardi.

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Nonostante le privatizzazioni, le svendite delle aziende di Stato, tagli alla sanità e alla scuola di ogni genere e una pressione fiscale senza precedenti al 43,8%, il debito pubblico è passato dal 98% del Pil del 1992 al 150,2% del 2022, aumentando di 70 miliardi solo nell’ultimo anno e attestandosi a 2765 miliardi. Non si capisce dunque perché dovremmo essere in grado di pagare i nuovi prestiti che ci hanno concesso.

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unione europea
Pixabay

D’altra parte Kenneth Rogoff, docente ad Harvard, già capo economista del Fmi e membro del board Fed, ha detto a La Stampa che la situazione economica dell’Italia «preoccupa tutti» e che se i tassi in Europa resteranno alti e scatterà la recessione, l’Italia sarà «il grande punto debole di tutta questa storia». A ben guardare, aggiungiamo noi, l’Unione Europea ha già pensato a tutto per affossarci e impedirci di ripianare i debiti con una politica ben precisa: ha prima devastato la dieta mediterranea, cuore della nostra economia, infangandola con idiozie su surreali negativi aspetti nutrizionali (siamo il secondo Paese più longevo del mondo dopo il Giappone).

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Successivamente ci ha portato gli insetti a tavola: il che non significa che uno sarà così idiota da preferirli ai nostri pasti, ma che potranno serenamente finire nei prodotti, ad esempio sostituendo le nostre farine. Sembrava un po’ poco. Così l’Irlanda ha deciso trascinare l’Ue all’obbligo di etichetta “nuoce alla salute” sulle bottiglie di vino, del quale, guardacaso, l’Italia è principale produttore ed esportatore mondiale, con più di 14 miliardi di fatturato, oltre la metà del quale all’estero. Considerato poi che l’agroalimentare italiano vale 500 miliardi l’anno, più di qualsiasi altro, è facile capire dove si vada a parare e chi si voglia colpire.

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Il caro bollette della corrente dovuto alle sanzioni alla Russia ha colpito solo il sud Europa, è stato calmierato dalla Germania e appianato dalla Francia in barba alle regole sugli aiuti e ha devastato l’Italia che già aveva le più care del Continente. E il 2035 come ultima data per vendere auto a benzina e diesel mette in ginocchio soprattutto il nostro settore metalmeccanico: per l’ultimo rapporto Fim-Cisl sono a rischio 60 mila posti di lavoro in 206 grandi aziende. Non difficile da immaginare se si considera che l’Italia ha 663 auto ogni mille abitanti, seconda solo al Lussemburgo, che in compenso le ha molto più recenti.

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Dulcis in fundo è arrivata la Svezia, presidente di turno dell’Ue, che vuol far passare una direttiva sulle case green, costringendo i proprietari all’efficientamento energetico entro il 2030: cappotto termico, infissi di ultima generazione, pannelli solari, caldaie a condensazione. Facile per un Paese il cui patrimonio culturale più riconosciuto è l’Ikea. Meno semplice per l’Italia, che ha di gran lunga il maggior numero di borghi medievali, case antiche o comunque di vecchia data d’Europa: 9 milioni di abitazioni italiane su 12,2, ovvero due terzi delle proprietà, diventerebbero da un giorno all’altro fuori legge.

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Secondo Milano Finanza, il riammodernamento potrebbe costarci 1400 miliardi in dieci anni, la metà dell’attuale debito pubblico. Una follia. Certo, uno potrà anche non adeguarsi: l’Ue prevede però che chi non ha il bollino europeo non possa più vendere o affittare casa. E a questo andrà ad aggiungersi la perdita di valore dell’immobile. In sostanza ciò per cui avete lavorato tutta la vita per acquistare, non varrà più nulla a meno che non mettiate mano al portafogli per migliaia di euro, anche 10-15 mila per abitazione singola. Non solo: che succederà ai mutui aperti quando le banche vedranno che il valore dell’immobile si è fortemente ridotto? Come cambieranno le capacità creditizie e le garanzie dei proprietari di casa?

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Questa polveriera che sta per scoppiarci in mano e che rappresenta il maggior pericolo per tutti noi, perché attenta direttamente alle nostre libertà personali e ai nostri principali e spesso unici beni, fa oggi sbraitare i politici romani. Ma, domani, come sempre, costoro finiranno per obbedire. Gli italiani, vessati come nessuno in Europa, apriranno ancora una volta le tasche e faranno i cappotti alle case in pietra, metteranno i pannelli solari sui borghi, trasformeranno il Paese con il maggior patrimonio culturale dell’umanità in un immenso e grigio fai-da-te dell’energia.

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Resterà solo un problema, per Lorsignori di Palazzo: la gran parte del debito pubblico del Belpaese è in mano ai piccoli risparmiatori. Quando gli italiani dovranno disinvestire per affrontare queste demenziali spese per la bellezza di 1400 miliardi, il debito s’impennerà ulteriormente. Accederemo prontamente al Mes e andremo finalmente al commissariamento ufficiale della nostra sovranità nazionale, che da limitata com’è dal 1945, finirà per sparire.

Allora non ci sarà più da sbraitare. E le agghiaccianti immagini della troika greca, con i cittadini che non riuscivano a prelevare i propri soldi, diventeranno per noi una consuetudine.

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