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Chico Forti, il regista del documentario sulla sua storia: “Negli Usa è pieno di innocenti incastrati”

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Un documentario dello svedese Thomas Salme sul caso di Chico Forti, ingiustamente detenuto negli Usa da una vita. Disponibile in 4 puntate su Discovery+, il titolo è emblematico: “Colpevole d’innocenza”

Cronaca Vera, che segue il caso fin dall’inizio, ha incontrato il regista. Ecco cosa ci ha raccontato

chico forti

WASHINGTON- L’annuncio del suo rientro fatto dal Governo italiano fu dato il 23 dicembre 2020. Non è mai tornato. Parliamo ovviamente di Chico Forti, da 22 anni in carcere negli Stati Uniti per un delitto mai commesso, quello di Dale Pike, avvenuto nel 1998. A giurare sulla sua innocenza non ci sono soltanto tutti coloro che hanno letto gli atti, esponenti istituzionali, vip, giornalisti, ma lo stesso padre della vittima, Tony. E pure il fratello.

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chico forti

Chico è sempre stato convinto che dietro le accuse nei suoi confronti ci sia l’astio per la sua controinchiesta che aveva fatto a pezzi le indagini sull’omicidio di Gianni Versace, che l’allora capo della polizia Richard Barreto aveva chiuso così: «Andrew Cunanan ha ucciso Gianni Versace e ha agito da solo. Senza complici». Forse. Perché poi arrivò Chico a rompere le uova nel paniere.

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LA STORIA

Chico Forti, campione di surf e windsurf, documentarista e produttore televisivo, si era trasferito in America dopo aver vinto una fortuna nel 1990 a Telemike, il notissimo quiz di Mike Bongiorno.

Poco dopo la chiusura dell’inchiesta sulla morte dello stilista italiano, Chico noleggiò la casa galleggiante dove il serial killer si era ucciso, girando un documentario. Ottenne il rapporto segreto della polizia sul suicidio e le prime dichiarazioni del guardiano dell’house boat, Fernando Carrera. Ne uscì Il sorriso della Medusa, una durissima controinchiesta di 29 minuti che andò in onda su Raitre (tuttora reperibile in Rete) e che metteva seriamente in dubbio il fatto che Cunanan si fosse suicidato.

IL SORRISO DELLA MEDUSA:

Quando il suo lavoro mise in luce le falle dell’inchiesta, si sentì dire dagli inquirenti: «Se pensi di poter accusare la polizia e non pagarne le conseguenze ti sbagli». E lui rammentò: «Ma io ho continuato per la mia strada». Andava tutto bene, investimenti immobiliari compresi, fin quando non fu arrestato per il delitto di Dale Pike, figlio di Anthony Pike, dal quale Forti stava acquistando il Pikes Hotel, struttura che negli anni ’80 era al centro della movida dell’isola spagnola e era al centro di una trattativa d’acquisto.

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Era il 15 febbraio 1998 quando Dale fu trovato nudo a Sewer Beach, ucciso con due colpi di pistola. Tre giorni più tardi Chico era il principale sospetto e fu interrogato per ore senza avvocato. Una storia assurda senza lo straccio di una prova che lo porterà all’ergastolo con l’ipotesi che dietro ci fosse una truffa ordita dall’italiano, che invece ne era vittima. Per la sua liberazione si sono raccolte migliaia di firme.

IL DOCUMENTARIO SU CHICO FORTI

Il governo ci aveva illusi su un suo prossimo rientro. Ma sono passati due anni e Chico non è tornato. L’ultimo a far sentire la rabbia degli italiani era stato lo street artist di Pompei, Nello Petrucci, con un’opera a Miami che rappresenetava Chico Forti al fianco di un tabellone luminoso di un aeroporto con tutti i voli per Roma cancellati.

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petrucci chico forti

Opera subito rimossa dagli americani. Ora è arrivato il documentario, andato sul Nove e ora disponibile in 4 puntate su Discovery +, dello svedese Thomas Salme. Thomas ha intervistato Chico e come la pensi è chiaro fin dal titolo: Colpevole d’innocenza. Lo abbiamo incontrato.

Quando hai iniziato ad occuparti del caso?

«Nel 2010, quando facevo il fotografo, ma anche il pilota d’aereo senza licenza. Ero stato condannato in Olanda con 2 mila euro di multa. Ero stato fortunato. Mi fecero conoscere Gianni, lo zio di Chico e pensai alla differenza tra la sua sfortuna e la mia fortuna».

chico forti

La storia di Thomas fece a suo tempo il giro del mondo e lui l’ha raccontata anche in un libro. «L’idea del documentario mi venne però sei anni fa, quando incontrai un avvocato in pensione, Philip Mause, che cercava informazioni sul caso per conto dell’associazione di volontariato Injustice anywhere, che si occupa di aiutare gli innocenti che si trovano in carcere. Ci incontrammo a Miami. E iniziammo a intervistare esperti dell’Fbi, esperti della macchina della verità. Capimmo che Chico era stato incastrato, troppe cose non quadrano. Chico è innocente e ne sono certo al 100%.»

 

petrucci chico forti

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Thomas ha incontrato Chico. Ha parlato con i giudici, con la giuria dell’epoca: «Forse la polizia lo credeva colpevole e ha modificato delle prove». Ma crede che davvero ci sia una connessione tra la condanna dell’italiano e la sua controinchiesta sul caso Versace. «D’altra parte il titolo americano del documentario è Framed in Miami The Versace Connection. Purtroppo in America è pieno di persone innocenti incastrate. In questo momento mi trovo a Philadelphia e mi sto proprio occupando di un’altra serie di questo tipo.»

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Cronaca Vera

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