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Chico Forti, l’ultimo sogno: “Prendere parte al matrimonio di mia figlia”

Chico Forti è tuttora recluso in un carcere statunitense. Dalla sua cella ha scritto una lettera al futuro genero. – La sua secondogenita 25enne, agente immobiliare alle Hawaii, ha annunciato le imminenti nozze con un campione di surf con il quale convive da tempo e che lui considera già come un figlio – Nonostante gli annunci istituzionali, non c’è alcuna data certa per il suo ritorno – Nel frattempo, Chico ha vinto un premio di poesia e il movimento popolare che ne chiede la liberazione è sempre più ampio

 

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Miami (Florida, Usa) – Il suo sito internet si apre con questo scritto: «È stato firmato dal Governatore della Florida Ron DeSantis il trasferimento di Chico in Italia, in base alla Convenzione di Strasburgo 1983. Un ringraziamento particolare al Ministro Di Maio e alla Farnesina per l’impegno e il lavoro svolto in modo silenzioso, ma efficace». È l’annuncio del suo rientro in Italia e risale al 23 dicembre scorso, ma a tutt’oggi Chico Forti – che nel frattempo è stato premiato con menzione d’onore al concorso internazionale di poesia Premio Vitruvio, con il componimento “Come gocce di rugiada” – nel nostro Paese ancora non si è visto.

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E intanto la sua secondogenita Jenna Bleu, classe 1996, agente immobiliare a Honolulu, sta per sposarsi con Ezekiel Lau, detto Zeke, surfista hawaiano, e Chico, dalla prigione in cui è stato spostato per detenuti in attesa di trasferimento ,ha deciso discrivere una commovente lettera, indirizzata proprio a quello che definisce il suo futuro “figlio”: «Entrambi siamo e apparteniamo a una specie che sopravvive grazie al carburante della natura… Quando Jenna Bleu mi ha menzionato il tuo nome per la prima volta, anni fa, ho capito subito che sareste stati destinati a una lunga e meravigliosa relazione piena d’amore. Quell’amore che ti dà elicotteri, più che farfalle, nella pancia, il tipo di relazione che ti rende incondizionatamente orgoglioso del tuo partner… Presto sarete ufficialmente marito e moglie, anche se ormai da anni vivete insieme… Non smetterò mai di sognare la mia possibilità di essere presente al vostro matrimonio…».

Chico Forti, la sua storia diventa un libro a fumetti dal titolo emblematico: “Una dannata commedia” – GUARDA

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Il delitto Versace

La sua storia ve l’abbiamo più volte raccontata. Chico Forti, oggi 62enne, ex campione di surf e windsurf, documentarista e produttore televisivo, si era trasferito in America dopo aver vinto una fortuna a “Telemike”, il notissimo quiz di Mike Bongiorno, nel 1990. Da 21 anni è in carcere, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Dale Pike, il figlio di un uomo da cui stava comprando un hotel. Una condanna senza lo straccio di una prova. A giurare sulla sua innocenza non ci sono soltanto tutti coloro che hanno letto gli atti, esponenti istituzionali, vip, giornalisti, ma lo stesso padre della vittima. Chico è sempre stato convinto che dietro le accuse nei suoi confronti ci sia l’astio per la controinchiesta che aveva fatto a pezzi le indagini sull’omicidio di Gianni Versace.

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Poco dopo la chiusura dell’inchiesta, Chico aveva noleggiato la casa galleggiante dove Cunanan, l’assassino dello stilista, si era ucciso. Ottenne anche il rapporto segreto della polizia sul suicidio del killer e le prime dichiarazioni del guardiano dell’house boat. Ne uscì una durissima controinchiesta che andò in onda su Raitre – e tuttora reperibile in Rete – che metteva seriamente in dubbio il fatto che Cunanan si fosse suicidato.

La controinchiesta sul caso Versace “Il sorriso della Medusa” di Chico Forti

 

Anni di battaglie

Emergevano anzi dettagli inquietanti: Cunanan si sarebbe sparato solo dopo l’arrivo di Carrera e della moglie nella house boat, perché spaventato, ma un serial killer che ha ammazzato cinque persone può spaventarsi per l’arrivo di due ultrasettantenni nel suo covo improvvisato? «Ho svolto un’inchiesta di almeno due mesi, raccogliendo ben dieci prove inconfutabili sul fatto che Cunanan non si è ucciso, ma è stato ucciso e poi trasportato nella casa galleggiante», dichiarò Chico nel 2001 al settimanale “Visto”. «Tutto dava l’idea di una messinscena… Per tutta risposta alle mie obiezioni, i poliziotti mi dissero: “Se pensi di poter accusare la polizia e non pagarne le conseguenze ti sbagli”. Ma io ho continuato per la mia strada».

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Dopo anni di battaglie, lo scorso dicembre è arrivata la notizia delsuo imminente trasferimento in Italia, ma da allora sono già passati altri nove mesi. «Da quello che io so, una volta passato dalla giurisdizione della Florida a quella federale, per Chico dovrebbe essere indetta un’udienza nel corso della quale dovrà prendere atto di alcuni impegni legati al suo trasferimento in Italia, fra i quali il fatto che non potrà mai più mettere piede negli Stati Uniti», ha detto ai cronisti l’amico Lorenzo Moggio, fondatore del Comitato “Una chance per Chico”. Ma questo, probabilmente, è l’ultimo dei suoi pensieri.

(Da Cronaca Vera in edicola martedì 28 settembre)

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Il libro di Roberta Bruzzone sul caso di Chico Forti – GUARDA

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