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La farsa delle promesse elettorali è finita. E ora arriva l’inverno delle cartelle esattoriali e delle bollette

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Terminato il grande teatrino delle elezioni, in attesa che Lorsignori sistemino le poltrone, il Centro studi di Confindustria prevede un calo occupazionale di oltre mezzo milione di persone.

Dal primo ottobre le bollette schizzeranno alle stelle e la gente non sarà in grado di pagare.

Quest’estate 16 milioni di italiani si sono trovati 19 milioni di cartelle esattoriali nella casella della posta, tra ruoli, intimazioni, esecuzioni. E tanti di loro dovranno fare ricorso alla legge 3 per non finire sotto i ponti.

Il baratro non è mai stato così vicino: con milioni di conti correnti pignorati e altrettanti contatori staccati in pieno inverno, la fine del Paese sarebbe raggiunta. Con quali conseguenze sociali, è facile immaginarlo. 

bollette

Le promesse elettorali sono finalmente finite. È finita l’imbarazzante gara dei leader nello smarcarsi da Vladimir Putin e nel giurare su quanto faccia schifo ad ognuno di loro (ha stretto affari con tutti i governi precedenti, di destra e sinistra). È terminata anche la vergognosa sfida a quanto più ognuno di loro sia fedele agli Stati Uniti.

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E certo, anche gli Usa ci hanno messo del loro, buttando lì sugli Alleati prima l’esistenza di un presunto dossier confezionato dagli “amici” americani su Emmanuel Macron e poi la (molto presunta) storia dei 300 milioni di dollari che la Russia avrebbe speso per comprarsi l’influenza politica in 20 Paesi: ovvero un’inezia sia in termini numerici, sia di fronte ai fiumi di denaro versati dagli Usa ai partiti italiani all’epoca della Guerra Fredda, sia di fronte all’equivalente montagna di soldi che l’Urss elargiva ai partiti comunisti occidentali.

Ma tant’è, la memoria e la dignità non costituiscono parte essenziale della nostra politica. Sicchè ora che le urne sono chiuse, qualcosa bisognerà pur fare, oltre a sistemare lacchè e a sedersi in poltrona. Si potrebbe cominciare dalle bollette. Stando al Centro studi di Confindustria, l’impatto del prezzo del gas potrebbe valere il 3,2% del Pil, con un -528 mila occupati.

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L’inverno è alle porte, l’Ue non ha deciso un bel nulla sul tetto del gas, l’Italia è in causa sulla tassa agli extraprofitti e la Russia continua a vendere gas e petrolio a quell’81% di popolazione mondiale (dati Ispi) che non ha aderito alle geniali sanzioni occidentali. Le soluzioni sullo scostamento di bilancio, troppo aggravato dalla politica dei bonus e delle elemosine passate per aiuti, hanno fatto litigare Lorsignori. E le previsioni di Confindustria ci sembrano così decisamente ottimistiche: basteranno altre due bollette ad affossare le piccole imprese italiane, ossatura del sistema economico del Belpaese.

I prezzi energetici in pochi mesi si sono quintuplicati, se non di più, e produrre un manufatto viene a costare molto di più dei ricavi che offre il mercato. Tantovale chiudere. E infatti «in queste condizioni andiamo tutti falliti» ha detto a Repubblica Jessica Faroni, presidente dell’Associazione italiana ospedalità privata del Lazio. Si riferiva all’aumento del 300% dei costi energetici nelle strutture sanitarie del Lazio, qualcosa come 12mila posti letto per il lavoro di 14mila persone: cliniche, rsa e via dicendo.

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Perchè ormai i prezzi fanno tabula rasa ovunque. I numeri sull’occupazione sono sempre più difficilmente interpretabili: per l’Istat, rispetto al 2021, sono saliti di 677 mila unità, dei quali 245mila, però, a tempo determinato. E ricordiamoci che partiamo dal milione perso nel 2020. E dal fatto che gli unici realmente garantiti restano i 3,2 milioni di statali, che costituiscono il 14,5% degli occupati. In compenso, chi un lavoro ce l’ha, userà tutto lo stipendio per pagare le bollette.

Secondo una ricerca della Fondazione Di Vittorio, infatti, 5,2 milioni di lavoratori dipendenti denuncia meno di 10mila euro annui. E l’Italia “vanta” uno stipendio medio inferiore di ben 8mila euro all’Eurozona.

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Certo, i giovani che in Italia, come raccontano le cronache, si vedono offrire 200 euro al mese per lavorare tutti i giorni e che si sentono rispondere che non hanno voglia di faticare, potrebbero cercare fortuna all’estero. In Bulgaria, per esempio, dove per legge non potrebbero prenderne meno di 332, o in Lettonia e in Romania, dove spetterebbe loro un minimo di 500 euro.

O ancora in Ungheria, Repubblica Ceca, Estonia, Polonia, Lituania e Grecia, dove sotto i 600 euro non puoi assumere nessuno. Anche se da noi non ci sono solo i furbetti, c’è l’ingordigia dello Stato che si divora la gran parte degli stipendi lordi.

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Quest’estate 16 milioni di italiani si sono trovati 19 milioni di cartelle esattoriali nella casella della posta, tra ruoli, intimazioni, esecuzioni. E tanti di loro dovranno fare ricorso alla legge 3 per non finire sotto i ponti. Il baratro non è mai stato così vicino: con milioni di conti correnti pignorati e altrettanti contatori staccati in pieno inverno, la fine del Paese sarebbe raggiunta. Con quali conseguenze sociali, è facile immaginarlo.

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