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E se ci rifiutassimo di pagare le bollette? Gli inglesi hanno già cominciato

Le bollette energetiche strozzano imprese e famiglie. Gli inglesi lottano per una soluzione con il movimento “Don’t pay”. E noi?

 

Ora che il governo di Mario Draghi è giunto al tramonto, emergono i veri numeri di quello che per mesi ci hanno spacciato come un grande “risanamento” dell’Italia, ma che faceva a pugni con ciò vedevamo e vediamo quotidianamente.

Le prime cifre arrivano dall’Inps: la Cassa integrazione straordinaria tra gennaio e luglio, quando i Migliori erano saldamente al potere, è cresciuta del 45,65% rispetto allo stesso periodo 2021, interessando, riporta il Sole 24Ore, soprattutto industria (+35,81%), edilizia (+34,88%) e commercio (+103,62%). A giugno, mentre i giornali deliravano di ripresa, la Cigs aumentava del 49,8% rispetto al solo maggio e a luglio del 25,2% su luglio 2021.

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Proprio una grande boccata d’ossigeno, no? Ma è solo l’inizio. La Confesercenti denuncia in una nota che, a causa dell’aumento (perché lo chiamano aumento…) di luce e gas, 90 mila imprese sono a rischio chiusura, anche perché nei prossimi dodici mesi si prevede un ulteriore incremento dei costi del 140%: “Per queste attività è impossibile gestire aumenti di costi così rilevanti, cui si aggiungono anche quelli delle materie prime alimentari, traslando sui prezzi di vendita gli interi importi”.

Se ne andranno altri 250 mila posti di lavoro, tutti (fidatevi) destinati, come nei più recenti casi, al precariato o all’incubo dell’apertura di una partita iva. L’associazione ha fatto due conti: “Se nel 2020 e nel 2021 un bar spendeva in media 6.700 euro per le bollette di luce e gas, nei prossimi 12 mesi lo stesso bar spenderà 14.740 euro. Un albergo medio vedrà lievitare la spesa per la bolletta energetica da 45.000 euro a 108.000 euro, un esercizio di vicinato da 1.900 euro a 3.420 euro, un ristorante da 13.500 euro a 29.700 euro”.

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Grazie alla brillante idea delle sanzioni alla Russia e alle panzane raccontate agli italiani per applicarle (la Russia sarebbe dovuta andare in default in due settimane, ricordate?), il prezzo del gas vola ben oltre i 300 euro a megawatt ora. Perché, come vi avevamo scritto fin dall’inizio su queste colonne, la Russia ha continuato a vendere gas e petrolio ad altri, in particolare Cina e Pakistan, per nulla interessati ad isolare Mosca.

Nel frattempo, l’altra geniale operazione dell’Ue, ovvero la corsa all’elettrico, con l’idiozia di dare uno stop alla vendita dei veicoli diesel e benzina nel 2035, comincia a dare i primi risultati: la Ford ha appena licenziato 3 mila dipendenti.

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In questo clima da apocalisse, dove le materie prime hanno costi proibitivi e le imprese falliscono solo ed esclusivamente – sia ben chiaro a tutti – per scelte politiche folli, la Germania cerca di correre ai ripari affidandosi all’austerity: da questo mese fino a marzo le vetrine dei negozi saranno spente dalle 22 alle 6 e le porte dovranno restare sempre ben chiuse.

Negli uffici pubblici, ospedali e asili a parte, ci sarà solo acqua fredda, così come non ci sarà riscaldamento nei corridoi e nelle anticamere, con temperatura massima consentita di 19 gradi. Ma se in ufficio si svolgeranno attività fisiche, la temperatura potrà scendere fino a 12 gradi. Piscine, pubbliche e private, non potranno più essere riscaldate a gas o elettricità.

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Ma non può essere questa evidentemente una soluzione, perché a lungo termine servirà a ben poco. Nel Regno Unito i cittadini si sono così stufati. Si prevede che l’inflazione schizzi al 18,6% a gennaio e che le bollette di una famiglia media passino da 2 mila sterline a 6 mila nel prossimo aprile. Ed è così nato il movimento “Don’t pay”, ossia “Non pagare”, con tanto di sito internet, che in pochi giorni ha superato i 110 mila iscritti e che punta a coinvolgere presto un milione di persone.

L’obiettivo? O si riducono i costi o nessuno pagherà più le bollette a partire dal prossimo rincaro del primo ottobre, con tanto di class action contro il governo.

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Non è la prima volta che gli inglesi bloccano una tassa iniqua: era già successo negli anni 90 con la Poll Tax, l’imposta su tutti i maggiorenni, quando un movimento di 17 milioni di persone portò all’inversione delle misure e alla caduta del governo.

E in Italia? Da noi è più difficile. Chi chiede di disobbedire pacificamente a direttive demenziali oggi viene chiamato “populista”. L’ultima volta che i cittadini sono scesi in piazza, causa green pass, li hanno definiti non più manifestanti, come si usava dire nelle democrazie, ma “eversori”. Poi li hanno colpiti con gli idranti mentre erano a terra e la polizia verificava la “forza ondulatoria” di un furgone. Chi dubita è un “complottista”.

E quando, molto presto, il Paese dichiarerà bancarotta, Lorsignori daranno la colpa all’enorme e sempre misteriosa evasione fiscale, la più grande farsa che la politica si sia mai inventata per giustificare la propria inettitudine.

 

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