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Arrivano le elezioni. E non ci resta che piangere

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Ma davvero per qualcuno le emergenze da affrontare subito dopo le elezioni sono Ddl Zan, matrimonio egualitario, cannabis e ius scholae? Ma lo dite seriamente?

 

Fra circa un mese si andrà a votare. Per il panorama politico che ci circonda, siamo diventati allergici alle urne e come noi ormai più della metà degli italiani che da tempo diserta la cabina elettorale. E pensavamo che, tra le proposte dei politici per risollevare l’Italia dal baratro, nulla potesse più stupirci. Invece no.

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Perché siamo incappati in un titolo del Fatto Quotidiano: “Programma Pd, Letta cerca il rilancio sui diritti: Ddl Zan, matrimonio egualitario, cannabis e ius scholae”. Credevamo all’inizio che fosse un fake. Invece è tutto vero! Dunque, dopo due anni di lockdown, un milione di posti di lavoro persi e recuperati parzialmente con precariato e aperture di partite iva, ridicoli aiuti di Stato in bonus monopattini e tv, con 19 milioni di cartelle esattoriali emesse ed oltre la metà degli italiani che non riesce a pagarle (dati dell’Osservatorio conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano), per Enrico Letta le priorità da affrontare sono matrimonio egualitario, cannabis e ius scholae.

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Ma seriamente? Ma davvero queste sono per il Pd le emergenze? Ma davvero la sinistra che fu delle fabbriche e che da decenni abita in centro, non riesce a vedere ciò che accade appena oltre la zona Ztl?

Il Corriere della Sera racconta la storia di Alberto Rovati, titolare del “Funky Gallo” di Casalmaggiore, Cremona, che ha affisso un cartello fuori dalla sua pizzeria: “Quando le spese diventano insostenibili… Meglio mettere la pizza margherita a 10 euro e passare da ladro, oppure chiudere l’attività?” L’uomo è strangolato dai prezzi della corrente: 4 mila euro di bolletta a luglio 2022. Nel 2021, stesso periodo: 1350 euro. Dice Rovati: «Abbiamo fatto un rapido calcolo: se prima potevamo servire una margherita a 5-6 euro, adesso dobbiamo passare al rialzo. Siamo costretti. L’alternativa è chiudere l’attività».

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L’articolo segue di qualche giorno il video virale di un gelataio disperato che ha mostrato l’ultimo conto dell’energia elettrica: 5128 euro contro i 1372 dello scorso anno pur avendo consumato 200 kwh in meno: «Siamo passati da 9 centesimi al chilowattora del 2021 a 53 centesimi nel 2022. Una differenza del 468%»

E dal primo ottobre i costi potrebbero raddoppiare. Uno tsunami che ci travolgerà tutti. Perché queste piccole storie rappresentano la fotografia di centinaia di migliaia di imprese italiane, destinate alla catastrofe, e l’abisso che divide il mondo di chi lavora con quello di chi fa politica. E il bello è che il Pd promette pure l’aumento dei salari: ma come il aumenti i salari se i costi delle aziende si decuplicano e le imprese falliscono?

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Non sembra che il dettaglio lo preoccupi. D’altra parte, se si sta ai titoli dei giornali, gli italiani vanno in massa in vacanza. E dunque stanno bene. Come no. Il titolo è dell’Ansa: “Piace la vacanza a km zero, 6 su 10 partono ad agosto”. Poi però basta dare un’occhiata all’articolo per scovare la verità: sei italiani sui dieci “che hanno dichiarato di andare in viaggio” partiranno per località vicine “all’interno della propria regione”. Quindi non partono 6 italiani su 10 e la chiamano a km zero per non dire che faranno una gita nella zona.

Secondo il Sole 24ore, ad agosto si dovrebbero essere messi in viaggio 22 milioni di persone, come da un sondaggio dell’Osservatorio Confcommercio in collaborazione con Swg. Ovvero poco più di un italiano su tre. Sarà. Mancano ancora i numeri ufficiali, però quelli di luglio sono già disponibili: per il Sindacato Italiano Balneari la presenza sulle spiagge è calata del 30% rispetto al luglio 2019, l’ultima estate prima della pandemia.

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Più di qualcosa, insomma, non torna nella narrazione dell’Italia in ripresa e messa in riga da Mario Draghi. D’altra parte siamo gli unici ad aver chiesto un prestito all’Ue di 122 miliardi per il famigerato Pnrr accompagnati dalle ovazioni della stampa italiana. Centoventidue miliardi di euro, una cifra mostruosa sulla quale nessuno dice nulla, nonostante il Paese che abbia chiesto di più dopo l’Italia sia la Romania, che ha domandato prestiti per 15 miliardi, quasi un decimo dei nostri.

Quando, molto presto, non riusciremo a rientrare, l’Europa creditrice ci presenterà il conto. Andremo a dirle che eravamo impegnati con matrimonio egualitario, cannabis e ius scholae.

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