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Gli italiani all’ultima spiaggia

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In questo mese di agosto abbiamo assistito al salasso degli italiani nelle località turistiche. I pochi che si sono potuti permettere una vacanza hanno vissuto situazioni talvolta grottesche. A Savona due clienti si sono trovati 2 euro in più nello scontrino per aver chiesto una pizza «ben cotta». A Finale Ligure 2 euro sono stati addebitati ad una mamma che aveva chiesto un piattino in più per dare alcune sue trofie al pesto alla figlia di 3 anni. A Gera Lario, Como, la stessa cifra è stata sborsata dal cliente che aveva chiesto di dividere un toast a metà. A Pesaro per un cubetto di ghiaccio nel caffè il barista ha chiesto 50 centesimi di sovrapprezzo. Ad Alba due cucchiaini per assaggiare il dolce sono costati 1,50 euro in più sullo scontrino. E a Palermo, per il taglio della torta di compleanno gli esercenti hanno aggiunto 20 euro al conto.

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Sempre a Como c’è chi ha dovuto sborsare 20 euro per 2 caffè. Ancora niente rispetto a quanto accaduto a Porto Cervo, dove 2 caffè e 2 bottigliette d’acqua accompagnati da due coppe in argento con cioccolatini sono costati la bellezza di 60 euro. I gestori si sono giustificati dicendo che i clienti avevano pagato «un’esperienza». Nientemeno. In Calabria, nelle spiagge più belle vicino a Tropea per un panino si spendevano 9 euro. E nel Salento, addirittura, i gestori di alcuni lidi sono arrivati a vietare ai turisti – cosa che in realtà non possono assolutamente fare – di portarsi il cibo da casa in spiaggia: l’ordine è di farsi spennare dai prezzi alle stelle dei bar della spiaggia.

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Ma perché fare di queste figuracce rischiando una valanga di recensioni negative online, capaci di segnare indelebilmente la fama del locale? Perchè in effetti, per alcuni gestori che hanno giocato a fare i furbi, è avvenuto esattamente questo. Non so voi, ma noi abbiamo l’impressione che sia di fatto scoppiata la guerra tra poveri. Aggiungere 1-2 euro al conto per inezie e far pagare qualsiasi cosa passandola per servizio ulteriore mettendo a repentaglio la propria reputazione, lascia infatti pensare che tra gli italiani all’ultima spiaggia – per dirla con una metafora estiva – ci siano anche i balneari e i gestori dei locali, costretti ad applicare una politica da “prendi i soldi e scappa” dalla disastrosa crisi economica in cui il Paese è precipitato grazie all’alternarsi di Governi assolutamente incapaci di risollevare le nostre sorti.

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Figurarsi dunque come viva questa situazione chi, ogni due per tre, vede che qualcuno prova a rimettere in discussione la concessione del demanio e debba far quadrare il proprio bilancio annuale in soli tre mesi di attività, temendo che sia l’ultima volta. Nell’incertezza, penserà, meglio tirar su il più possibile, anche perché, a Palazzo, non si va mai oltre le parole. Non è un caso che, tra un’illusione di tagli ai costi energetici e alle bollette, la benzina sia addirittura schizzata, sulla Milano – Varese a 2,722 euro al litro per il self service. E abbia superato, sull’intera rete autostradale, la soglia dei 2 euro medi.

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Non che noi non ci si arrabbi (e pure tanto…) per questi scontrini pazzi e per i rincari da capogiro, ma l’impressione è appunto che si sia voluta generare una guerra tra poveri, come accade con le proteste verso i taxisti o quando si accusano i commercianti di essere il pilastro della leggendaria e mai provata evasione fiscale. Raccontano le cronache che gli italiani, stanchi di essere spremuti dalle strutture turistiche del Belpaese, abbiano quest’anno riempito le spiagge dell’Albania, dove i prezzi sarebbero mostruosamente più bassi e le spiagge splendide, tanto che qualcuno è addirittura riuscito a prolungare il soggiorno trovandosi nel portafogli ancora diverse banconote avanzate: una notte in un hotel può costare anche 20 euro e un ombrellone con lettini non supera mai i 10.

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Inutile aggiungere altro. Se non che il premier albanese Edi Rama ha voluto postare un simpatico gioco fotografico sui social: da una parte l’immagine del mercantile Vlora con la scritta “Albanesi partono per l’Italia, 1991”. Dall’altra, una nave in arrivo sulle sue coste con il commento “Italiani partono in ferie per l’Albania, 2023”. Qualcuno se l’è presa. Noi speriamo invece che non si tratti di un triste preludio: con noi costretti, di nuovo, ad emigrare per una crisi economica diventata inarrestabile.

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