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Ornella Pinto, parla il criminologo Carmelo Lavorino: “Non fu un delitto premeditato”

Colpo di scena al processo d’appello per l’omicidio di Ornella Pinto, uccisa dall’ex compagno Pino Iacomino oggi all’ergastolo.La difesa presenta una consulenza del noto criminologo Carmelo Lavorino, che potrebbe riaprire parzialmente il caso. Ecco cos’ha spiegato l’esperto al giallista Rino Casazza nell’approfondimento di Cronaca Veradelitto ornella pinto

NAPOLI – Napoli, via Cavolino, quartiere dell’Arenaccia, ore 4:17:49 del 21 marzo 2021. Una donna telefona al 113 avvisando che Pino Iacomino, quarantaquattrenne albergatore di Ercolano, ex convivente di una sua vicina di casa, Ornella Pinto, insegnante quarantenne, ha bussato alla porta dicendole di avere appena ucciso la Pinto. Sul luogo arrivano la sorella e il cognato di Ornella, poi la polizia e successivamente gli operatori del 118.

La vittima giace in posizione prona vicino alla sponda del letto, colpita con un coltello quattro volte al torace, una sotto l’ascella e otto alla schiena. Sotto il corpo, l’arma del delitto. Mentre scattano le ricerche dell’assassino, Ornella viene trasportata in ospedale, dove muore alle 10:30.

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Nel frattempo Iacomino, fuggito con la propria macchina sino a Terni, alle 7:30 circa si consegna ai carabinieri. Confessa il delitto, è sotto stress ed agitato, dichiara di aver perso il controllo quando la donna lo avrebbe offeso intimamente. Si dichiara pentito.

Gli inquirenti non gli credono, tanto che, rinviato a giudizio per omicidio premeditato con l’aggravante della crudeltà, della convivenza e della presenza al fatto del figlio minore, nel maggio del 2022 viene condannato all’ergastolo.

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L’elemento più grave a suo carico sta nel fatto che quella notte fatale si sarebbe recato dalla compagna armato del coltello, quindi con l’intenzione di ucciderla. Inoltre il pugnalamento sarebbe iniziato, a tradimento, mentre la donna era assopita sul letto colpendola alla schiena. Il motivo del gesto viene riferito alla gelosia per la relazione con un altro uomo che Ornella aveva intrapreso almeno dal dicembre dell’anno prima. L’inizio del processo di appello è previsto per il 13 ottobre.

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Iacomino ha richiesto la consulenza del criminalista e criminologo forense Carmelo Lavorino, noto per aver contribuito in modo decisivo a dimostrare l’innocenza di diversi imputati in processi famosi, da ultimo la famiglia Mottola per l’omicidio di Serena Molicano.

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Lavorino ha svolto l’incarico coadiuvato da un pool di esperti di fiducia, composto dallo psicologo Enrico Delli Compagni, dal medico Salvatore Scialdone, dal fratello Claudio, biologo, e dalla psicodiagnosta Ines Panessa. Il team ha ultimato la sua relazione il 28 settembre, inviandola attraverso i canali ufficiali.

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Come mai sta difendendo un reo confesso d’omicidio, lei che ha sempre dichiarato di difendere solo gli innocenti?

Io mi batto perché in sede giudiziaria venga stabilita la verità dei fatti. Iacomino ha commesso un delitto grave ed esecrabile ma ciò non toglie che sia rimasto vittima di un errore, ricevendo in primo grado una condanna per omicidio premeditato – cioé previsto, pianificato, organizzato – che non corrisponde assolutamente a quanto accaduto.

Come si sarebbero svolte le cose secondo lei?

La coppia si era lasciata da tempo. La mattina del 13 marzo 2021 verso le ore 3:50 Iacomino ha fatto visita alla donna a casa di lei, dove i due hanno avuto una discussione. Lui ha perso il controllo, è andato in cucina a prendere un coltello riposto nell’angolo di un mobile, è tornato da lei e, purtroppo, l’ha colpita con tredici coltellate. Tutto questo è accaduto in uno-due minuti. Subito dopo Iacomino è passato da una vicina di casa, le ha detto di aver ucciso Ornella, ed è fuggito. Quindi nulla di premeditato, tutto d’impeto.

Come è entrato nel caso?

La famiglia di Iacomino mi ha contattato chiedendomi una relazione che dimostrasse con rigore forense la mancanza di premeditazione. Penso che ci siamo riusciti. Sono andato a trovarlo in carcere assieme allo psicologo Enrico Delli Compagni, abbiamo parlato molto. Lui è pentito e distrutto per quello che ha fatto, ammette le sue responsabilità e vuole espiare.

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Come avete lavorato?

Abbiamo acquisito e studiato le fotografie originali, e quindi analizzabili, della scena del crimine, oltre ai tabulati del Telepass e delle telefonate al 113. Ovviamente abbiamo anche passato al setaccio l’intero fascicolo processuale. Una parte molto importante è stata lo studio delle foto delle tracce ematiche con la la BPA, Bloodstain Pattern Analysis, un’avanzata metodologia per l’analisi delle macchie di sangue.

Qual è stata la conclusione?

Secondo una corretta ricostruzione i due prima del litigio avevano parlato per una decina di minuti, e l’uomo ha commesso l’azione omicida in preda alla rabbia e alla perdita del controllo, per lo stress che stava vivendo da mesi a causa della separazione e del terrore di perdere il figlioletto. La sentenza contiene molte illogicità, con diversi errori, sia di presupposti che di consequenzialità, frutto del pregiudizio. Basti solo pensare a questo: se un uomo premedita un omicidio e un piano di fuga per farla franca, non lascia sulla scena del delitto così tante tracce di sé e tantomeno il proprio zainetto con soldi, carte di credito ed altro; meno che mai confessa l’omicidio alla vicina di casa prima di allontanarsi. Le contraddizioni sono evidenti. Scendendo più nel dettaglio, con la Bpa e l’analisi della scena del crimine abbiamo dimostrato che Iacomino ha colpito frontalmente la povera Ornella quando questa era seduta sul letto, e poi alla schiena, mentre la sentenza ritiene l’esatto contrario. Abbiamo dimostrato che il coltello non è stato portato da Iacomino come ritiene la sentenza ma, invece, l’arma era in casa. Abbiamo dimostrato tramite i tabulati del Telepass, quelli telefonici e l’incrocio dei comportamenti, che l’aggressione col coltello è avvenuta fra le 4:12 e le 4:14, mentre Iacomino era sul luogo già da circa mezz’ora. Abbiamo smentito le ricostruzioni illogiche e impossibili come quella che la povera Ornella avrebbe telefonato alla sorella mentre Iacomino la colpiva, o peggio che l’avesse fatto dopo essere stata colpita. Abbiamo dimostrato che il figlioletto della coppia non poteva avere assistito al delitto e che la convivenza era finita da qualche mese.

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Avete fatto richieste di approfondimenti tecnici da svolgere in sede di appello?

Certamente. Chiediamo, qualora la Corte non ritenga sufficiente la nostra ricostruzione della dinamica, la riesumazione del corpo di Ornella Pinto per determinare tutti i parametri dei tramiti intracorporei e delle lesioni, in modo da stabilire la posizione reciproca di aggressore e vittima e la cronologia delle lesioni. Chiediamo di sanare la gravissima svista relativa allo zainetto trovato sotto un appendiabiti, erroneamente considerato appartenere a Iacomino. Chiediamo di acquisire il CD originale delle telefonate al 113 per alcune importanti verifiche e, inoltre, di approfondire altri aspetti scientifici e investigativi.

Rino Casazza  per Cronaca Vera

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