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Arcore, la vera storia della villa di Berlusconi e della Marchesa Casati Stampa

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Quarant’anni prima del famigerato bunga bunga, la proprietà apparteneva al nobiluomo Camillo Casati Stampa, solito consumare con la moglie Anna Fallarino festini a luci rosse con diversi uomini

Ma finì malissimo. Ecco la cronaca di ciò che accadde nell’estate di 43 anni fa

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A chi andrà Villa San Martino, dove sono state tumulate le ceneri di Silvio Berlusconi? Il Cavaliere sta facendo discutere anche ora che non c’è più, con avvocati, tributaristi e notai che si scervellano sui suoi tre testamenti olografi, nell’ultimo dei quali lascia anche 100 milioni di euro alla sua ultima compagna, Marta Fascina. Di lei si mormora che possa restare lì, ma a questo l’ex premier non ha voluto pensare, lasciando le proprietà soltanto ai figli. Certamente, essendoci dentro i suoi resti, deposte nel mausoleo costruito dallo scultore Pietro Cascella, la casa per oltre un decennio al centro delle cronache del bunga bunga, non sarà venduta.

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Ma forse non tutti sanno che, oltre mezzo secolo fa, quella casa apparteneva ad un uomo per il quale i festini di cui si favoleggiò intorno a Berlusconi e ad un nutrito numero di donne, sarebbero stati acqua fresca: il Marchese Camillo Casati Stampa di Soncino. Ricchissimo possidente con residenze disperse in tutto il milanese, Camillino, come lo chiamavano gli amici, aveva ereditato l’immensa tenuta dal Conte Alessandro Casati, a sua volta presa dal Conte Giorgio Giulini, che aveva trasformato un monastero benedettino di metà del Settecento in una sontuosa dimora. Ma la storia del Marchese finì malissimo.

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CASATI STAMPA, UNA TORBIDA VICENDA DI SESSO

Li trovarono morti in un appartamento di Roma il 30 agosto 1970. Lei, la bellissima Anna Fallarino, ex attrice di primo pelo che aveva ottenuto una particina pure in Totò Tarzan, distesa sul letto, uccisa da tre colpi di fucile. Lui, il marito, Marchese Camillo Casati Stampa di Soncino, a terra, in una pozza di sangue. L’altro, Massimo Minorenti, un giovane studente universitario fuori corso in scienze politiche  e già noto al gossip per una presunta reazione con Lola Falana, con la testa spappolata sotto ad un tavolino. Erano gli anni in cui ancora vigeva, nel codice penale, il delitto d’onore, per lavare l’onta delle “corna”.

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Fu subito chiaro che il nobile, personaggio arcinoto del jet set, avesse sorpreso gli amanti e per la rabbia dovuta al tradimento li avesse uccisi. Prima di ammazzarsi per il dolore. Anna era la sua seconda moglie e anche lei era già stata sposata con l’ingegner Giuseppe Drommi, poi diventato sposo di Patrizia De Blanck. Sembrava tutto chiaro fino a quando, da un cassetto, non spuntarono fuori oltre 1500 foto della donna, immortalata mentre faceva sesso con giovani aitanti. E un diario del Marchese. Il diario di un vizio che diceva tutt’altra verità: era lui, Camillino a portare gli amanti alla sua seconda moglie, più giovane di dieci anni. Era lui a fare le foto. Era lui il regista dei suoi tradimenti. Li concepiva come un gioco.

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E scriveva: «Oggi Anna mi ha fatto impazzire di piacere. Ha fatto l’amore con un soldatino in modo così efficace che da lontano anche io ho partecipato alla sua gioia. Mi è costato trentamila lire, ma ne valeva la pena». E ancora: «Siamo stati sul litorale di Fiumicino, in molti la guardavano. Abbiamo scelto un giovane. È stato appagante. Lo abbiamo ricompensato con trentamila lire». E poi: «Al mare con Anna ho inventato un nuovo gioco. L’ho fatta rotolare sulla sabbia, poi ho chiamato due avieri per farle togliere i granelli dalle pelle con la lingua».

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Lo scandalo riempì per mesi i quotidiani e i settimanali. Emerse dunque che il Marchese aveva voluto uccidere gli amanti a colpi di fucile e poi suicidarsi non già perchè geloso, ma perchè accortosi che Anna, di Massimo, si era probabilmente innamorata. C’è chi ha ipotizzato che la donna, non riuscendo a dare un figlio al Marchese, avesse deciso di assecondarne ogni perverso desiderio, anche se alla fine avrebbe voluto uscirne.

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LA VILLA A BERLUSCONI

La cugina di Anna, la criminologa Mariateresa Fiumanò, ha raccontato la storia nel libro “La Marchesa Casati” (Edizioni AnordEst) e dirà: «Mia cugina, prima di recarsi a casa di Camillo, in quel tragico 30 agosto di 40 anni fa, chiamò mio padre, che allora era vicequestore, e gli chiese di accompagnarla. Sapeva che il marito, convinto che lei volesse lasciarlo per mettersi con Minorenti, era accecato dalla rabbia, eppure non ascoltò i consigli di mio padre e si scavò la fossa con le sue mani». Oggi, il vizio del Marchese è addirittura diventato una moda sessuale, nota come cuckoldismo.

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Di fatto, l’unica figlia di primo letto del nobile, Anna Maria, due anni dopo la tragedia si sposò e si trasferì in Brasile, affidando il compito di vendere la villa di Arcore al suo ex pro-tutore, il giovane avvocato Cesare Previti, che trovò presto l’acquirente nel costruttore Silvio Berlusconi. Le cronache raccontano che il Cavaliere si aggiudicò la tenuta di 3.500 metri quadrati con arredi, pinacoteca, una biblioteca con 10mila volumi, parco e scuderie per mezzo miliardo di lire. Pagate in azioni di società non quotate in Borsa. Per tutti, un grande affare.

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