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Coronavirus in Lombardia: i dati ufficiali smontano l’allarmismo

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Il confronto tra i dati della Protezione Civile del 25 marzo con quelli del 25 ottobre: oggi i positivi sono ben oltre il doppio, ma i ricoverati sono un quarto e in terapia intensiva addirittura un sesto. Ed ecco i reali numeri dell’Istituto Superiore di Sanità in Italia: solo il 7% è grave

 

di  Manuel Montero

 

Facciamo una premessa. Mentre a febbraio gli esperti ritenevano inutili le mascherine e molti di loro parlavano del Covid come una semplice influenza, su questo sito veniva denunciato come gli studi cinesi sostenessero esattamente l’opposto (GUARDA) e come gli ospedali lombardi fossero sguarniti di dispositivi di protezione (GUARDA). Per primi invitavamo a non ascoltare i politici e gli scienziati italiani e a dar retta al virologo americano Robert Gallo, l’unico che dicesse che di questo virus non ne sapevamo nulla e che la mortalità in Italia fosse più alta (GUARDA). Abbiamo pubblicato i documenti choc sulla medicina delle catastrofi (GUARDA) e raccontato nel dettaglio la tragedia vissuta in Lombardia (GUARDA).

Sicché a nessuno venga in mente di appellarci come negazionisti. Detto questo, non possiamo non evidenziare le troppe cose che non tornano. A partire dalla leggenda sul mercato di animali vivi di Wuhan, da cui è impossibile sia sorto il virus (GUARDA), nonostante continuino a raccontarcela in questa maniera.

I DATI LOMBARDI

Come al solito, invitiamo i lettori a consultare i dati che pubblichiamo per evidenziarci eventuali errori. In questi giorni il nuovo Dpcm ha ristretto ulteriormente le attività in maniera uniforme su tutto il Paese, ventilando un possibile nuovo lockdown. Alcuni scienziati già ritengono tali misure insufficienti. Nel frattempo, l’economia va a rotoli. Il governo, al posto di indennizzare le chiusure, ha invitato gli imprenditori a indebitarsi con prestiti garantiti da odissee burocratiche, salvo farli segnalare alla Crif in caso di mancata erogazione (GUARDA). Non ha pagato centinaia di migliaia di casse integrazioni e ha solo rinviato le cartelle esattoriali. Se i rimedi alla crisi sono demenziali, l’allarme generalizzato almeno è giustificato? Ecco, a guardare i dati ufficiali, gli stessi che comunicano loro, no. Focalizziamo l’attenzione sulla Lombardia, la regione di gran lunga più colpita.

Questa è la tabella della Protezione civile sui contagi al 25 marzo:

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Quest’altra è invece la tabella della Protezione civile sui contagi del 25 ottobre:

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Sono passati esattamente sette mesi. Evidenziamo i dati:

In Lombardia il 25 marzo: 10026 ricoverati con sintomi, 1236 in terapia intensiva su 20591 positivi

In Lombardia il 25 ottobre: 2326 ricoverati con sintomi, 231 in terapia intensiva su 47983 positivi

Dunque, rispetto a sette mesi fa, in Lombardia i positivi sono ben più del doppio. Ma i ricoveri sono un quarto e le terapie intensive sono quasi un sesto. Non solo è una differenza mostruosa, che documenta come la malattia sia ora curabile. Ma a questo va ad aggiungersi al fatto che in città come Bergamo (in assoluto il centro mondiale per letalità) e Milano ci sono due ospedali ad hoc pronti per le emergenze.

 

I DATI UFFICIALI NAZIONALI

Non basta. Com’è forse poco noto, a marzo la Società Italiana di Virologia denunciò: «I virologi non sono così tanti. Sono pochi e molto validi. Gli altri sono pseudoscienziati o pseudovirologi. I virologi attualmente non siedono al tavolo del governo» (GUARDA). E cioè abbiamo affrontato il più devastante virus dal dopoguerra senza un virologo tra gli esperti di governo, esattamente come stiamo affrontando la più grave crisi economica di sempre con un ministro all’economia, Roberto Gualtieri, che è professore di storia.

Non si tratta di una divagazione. Perché nei giorni scorsi ha finalmente parlato al Corriere della Sera un virologo vero, Giorgio Palù, professore emerito dell’ Università di Padova e past-president della Società italiana ed europea di Virologia. E che cos’ha detto? Questo: «Ecco, parliamo di “casi”, intendendo le persone positive al tampone. Fra questi, il 95 per cento non ha sintomi e quindi non si può definire malato, punto primo. Punto secondo: è certo che queste persone sono state “contagiate”, cioè sono venuti a contatto con il virus, ma non è detto che siano “contagiose”, cioè che possano trasmettere il virus ad altri. Potrebbero farlo se avessero una carica virale alta, ma al momento, con i test a disposizione, non è possibile stabilirlo in tempi utili per evitare i contagi».

Il professore è stato immediatamente attaccato da alcuni colleghi.

Però, se andiamo a vedere la tabella ufficiale dell’Istituto Superiore di Sanità, notiamo che rispetto a febbraio la percentuale di ricoveri critici è infinitesimale, e quelli gravi sono al massimo il 7%. Eccola:

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(Clicca sull’immagine per andare al documento originale dell’Iss)

 

E allora, dato che ha ragione lui, che però non è nel team di esperti che affianca il governo, perché si vuole tornare in maniera indiscriminata a penalizzare le attività italiane, senza andare a focalizzare l’attenzione esclusivamente nelle aree più critiche o dove la sanità non ce la fa? Cosa spinge il governo a misure tanto drastiche? Non lo sappiamo. Sappiamo solo che almeno in Lombardia i dati ufficiali per giustificare tali misure non tornano.

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Ma non finisce certo qui. Perché purtroppo sapere quanti siano i morti veri da Covid in Italia è oggi per noi impossibile. Non solo per via di documenti inspiegabilmente secretati dal governo, ma perché da agosto si è scoperto, tramite Iss e Istat, che nel computo dei decessi venivano messi anche pazienti che nel frattempo si erano negativizzati, ossia erano guariti, e morti per tutt’altra ragione: «L’alto numero di decessi, 11, registrati nel bollettino Covid della Regione Veneto comprende soggetti, quasi tutti anziani, morti sul territorio (non in ospedale) negli ultimi giorni, e conteggiati solo oggi. Si tratta in gran parte inoltre di pazienti contagiati dal virus nei mesi scorsi, nel frattempo negativizzatisi, ma che su indicazione del ministero della Sanità vanno registrati comunque come soggetti con infezione da Covid». Una cosa del tutto illogica riportata dal quotidiano La Verità e ripresa da Il Giornale (GUARDA). Troppe cose insomma non tornano. Troppe.

Manuel Montero

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Manuel Montero

Manuel Montero scrive da vent’anni per diversi settimanali nazionali. Ha pubblicato nel 2019, per Algama, Fenomeni Paranormali Italiani, in cui ha raccontato storie di cronaca, fatti ed eventi apparentemente incredibili, raccolti in prima persona negli anni sulla Penisola. In allegato a Il Giornale (e in ebook per Algama) sono invece usciti i volumi Telefilm Maledetti, dove l’autore narra la triste fine di alcuni dei più amati protagonisti di telefilm degli anni Settanta e Ottanta. E Wuhan - Virus, esperimenti e traffici oscuri nella città dei misteri.

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