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SHARK 2 – l’abisso, la recensione al sequel dello shark movie con protagonista Statham

A metà tra Jurassic Park e Blu Profondo, il film è un pastone action con un messaggio "eco"

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Attraverso balzi temporali e continui cambi di location, Shark 2 – l’Abisso, sequel del fortunatissimo Meg (questo il titolo originale della saga), riporta sul grande schermo, a metà tra Jurassic Park e i massimi titoli del sottogenere shark movies (Jaws e Blu Profondo su tutti), l’eco-attivista Jonas Taylor (Jason Statham) contro, questa volta, un intero branco di megalodonti e creature preistoriche provenienti dai più profondi abissi marini e reconditi luoghi della Terra.

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Shark 2 tesse la sua trama (e anche a buona ragione), in tema di eco-ansia e climate change, facendo del movente scatenante dell’arrivo in superficie di squali primitivi e predatori di varie specie l’inquinamento ambientale e, soprattutto, l’uomo e i profitti illeciti che può trarre dall’estrazione illegale di minerali e pietre dal più profondo dell’abisso, il termoclino, dove a dominare sono appunto i Meg.

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Il sequel ci porta un passo più avanti rispetto al precedente, con l’uomo che prova forme di convivenza con il mostro marino e il team capitanato dall’action man Taylor ormai attrezzato e pronto per affrontare il buio dell’oceano.

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Diretto da Ben Wheatley, che sostituisce al timone Jon Turteltaub, Shark 2 è un concentrato di azione, violenza e adrenalina dal primo all’ultimo minuto. Pastone action/shark movies senza particolari pretese narrative e/o tentativi di balzi autoriali, il sequel del film tratto dal romanzo scritto da Steve Alten, punta, seppur nella sua mission di essere un blockbuster d’intrattenimento da gustarsi con pop-corn e bibita, a recuperare, reinterpretare e ribadire il messaggio “ecologico”.

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La prima parte del film, quella che si svolge nelle più profonde acque oltre il termoclino, risulta, a parere di chi scrive, nettamente superiore allo scontro tra uomo e megalodonti che si svolgerà in superficie. Se sceneggiatori e regista avessero optato non per farne un pretestuoso incipit all’ascesa dei mostri marini in superficie a causa di una esplosione provocata da un team di mercenari senza scrupoli coadiuvati da un gruppo di corrotti che operano sulla stazione Mana One, forse il film sarebbe risultato certamente intriso di un’atmosfera più ansiogena e tesa, meno prevedibile e, nei limiti del possibile, più “realistica” (dato che ci ritroveremo a osservare Statham far strage di meg come fossero un branco di tonni).

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Comunque, un buon prodotto entertainment, che diverte e che, anche per quest’estate, ha assicurato un titolo shark movies nelle sale.

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Nico Parente

Nico Parente, classe '86, salentino di origine e trapiantato in Veneto, è giornalista di professione e saggista per passione. Si laurea in Scienze della Comunicazione presso UniSalento con una tesi dal titolo "Profondo Rosso: un'analisi linguistica della filmografia di Dario Argento", per poi proseguire gli studi presso La Sapienza conseguendo la laurea magistrale in "Editoria multimediale e nuove professioni dell'informazione" con una tesi dal titolo "Rendersi credibili: un'analisi psico-linguistica di alcune udienze di un processo a un pentito di mafia" con riferimento al boss della Mala del Brenta Felice Maniero. Instancabile lettore, cinefilo, ama il genere thriller e horror, nutre un profondo interesse per i cold-case e i gialli irrisolti. Dal 2018 cura le collane CINEMA e MUSICA per SHATTER Edizioni ed è direttore artistico e ideatore della manifestazione GIALLO BERICO.

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