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Mostro di Firenze, i parenti delle vittime chiedono l’ispezione in Procura

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La Procura di Firenze nega gli atti di indagine sul Mostro di Firenze ai parenti delle vittime nonostante l’autorizzazione del giudice: “Intervenga il ministro”

Per il consulente dei legali, il documentarista Paolo Cochi, nelle vecchie carte potrebbero esserci elementi risolutivi per la più lunga e complessa inchiesta giudiziaria italiana. Ecco cosa ci ha detto

mostro di firenze

È scontro aperto tra i legali delle vittime del Mostro di Firenze e la Procura. L’avvocato Antonio Mazzeo, che assiste due di loro, ha infatti depositato, assieme al suo sostituto Alessio Tranfa, una richiesta di ispezione al ministro della giustizia Carlo Nordio e al Procuratore Generale.

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Il motivo è molto semplice: da 11 mesi, ben due gip, Angela Fantechi e Silvia Romeo, hanno autorizzato i legali delle vittime ad accedere agli atti mai finiti a processo sul fantomatico serial killer:

E da 7 mesi e mezzo la Procura ha dato il via libera per 2 soli atti su 12. Ma nessuno ha ancora visto un bel nulla. Di più. Nel documento, che Cronaca Vera ha letto, Mazzeo fa presente che l’ufficio di Procura non avrebbe risposto nemmeno a mail, pec, telefonate e richieste di ricevimento. Il legale rappresenta Rosanna De Nuccio, sorella di Carmela, assassinata il 6 giugno 1981 insieme a Giovanni Foggi. E Irene Kraveichvili, sorella di Jean-Michel Kraveichvili, ucciso agli Scopeti con Nadine Mauriot l’8 settembre 1985.

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IL MOSTRO DI FIRENZE E IL PROIETTILE NELL’ORTO DI PACCIANI

Eppure tutti dovrebbero avere interesse a far luce sul più oscuro mistero italiano, almeno da quando una perizia del Ris stabilì che il proiettile ritrovato nell’orto di Pietro Pacciani, unica vera prova contro il contadino di Mercatale, non solo non era mai stato incamerato nella Beretta calibro 22 usata dal Mostro per uccidere 16 volte. Ma era addirittura «incompatibile».

Lo speciale sul Mostro di Firenze sul nostro sito – QUI

Nell’istanza si fa presente che il documentarista Paolo Cochi, oggi consulente di Mazzeo, e l’avvocato Vieri Adriani, legale di altri parenti di vittime del serial killer, si erano recati nel giugno 2022 nella cancelleria della Corte d’Assise per l’esame di atti dibattimentali. E avevano scoperto che tali atti «si presentavano gravemente lacunosi; mancava quasi tutto, anche i verbali delle istruttorie dibattimentali ed i rilievi eseguiti sulla scena del crimine relativi al duplice delitto di Scopeti del 1985».

Il libro di Paolo Cochi “Mostro di Firenze, al di là di ogni ragionevole dubbio”- QUI

Non basta: «Nell’occasione, apprendevano dalla dirigente un’altra grave anomalia: tutti gli atti dei dibattimenti dei processi “Pacciani” e “compagni di merende”, definiti con sentenze irrevocabili, non erano custoditi presso la cancelleria della Corte di Assise dove dovevano trovarsi per legge, ma erano sempre stati, si trovavano e si trovano tuttora presso la Procura della Repubblica di Firenze».

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Vi era stata anche la richiesta della copia integrale delle tre relazioni balistiche del maggiore Paride Minervini – le prime che alzavano dubbi sul proiettile nell’orto di Pacciani – finite nel procedimento contro il legionario Giampiero Vigilanti e il medico Francesco Caccamo. Ma era stato opposto il «segreto». Fatto singolare dato che Mazzeo ricorda come, due mesi prima, fosse uscito un libro in cui ne venivano riportate numero di pagine e conclusioni virgolettate.

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L’UOMO MISTERIOSO

Cochi dice al nostro settimanale: «La risoluzione del mistero si annida nelle carte delle vecchie indagini della Procura, nel periodo degli ultimi delitti del mostro. Un’indagine fu interrotta inspiegabilmente e ancora oggi si continua a tenere inaccessibile l’intera documentazione. È uno dei misteri più fitti della storia del nostro Paese, conosciuto in tutto il mondo anche per le sue storture giudiziarie. Ben sei omicidi sono rimasti impuniti, mentre le sentenze sugli ultimi continuano sempre più a creare enormi perplessità. E queste mancate risposte da parte della Procura, non possono che alimentare i dubbi sul fatto che si voglia arrivare alla verità.»

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Paolo Cochi

Ma quali sono gli elementi importanti in quelle carte?

«Gli atti di un furto ad un’armeria di Borgo San Lorenzo nel 1965, un’indagine dei carabinieri di Borgo ed un dossier. E ancora, due bossoli calibro 22 serie H, sequestrati e poi spariti dalla Cancelleria. Uno dei nomi che esce dalle carte dei carabinieri, un nome di un sospettato, notato sia nel delitto di Vicchio da più testimoni che frequentavano il bar dove lavorava una delle vittime. L’anno successivo, un uomo simile viene di nuovo notato sulla piazzola di Scopeti il venerdì sera, 6 settembre 1985. Un identikit più accurato ed un testimone che lo vede aggirarsi vicino la tenda dei francesi. Troppi indizi per un nuova “pista” che va approfondita. Questo personaggio non fu indagato dopo il delitto di Scopeti, nè fu inserito nella lista Sam, la squadra antimostro. Risulterebbe fosse un amico e compagno di caccia sin dagli ‘60, quando abitava nel Mugello, di un noto personaggio dell’ambiente giudiziario fiorentino. Non fu mai indagato».

Dalle indiscrezioni si parla di 2 dna confrontabili nei reperti.

«Confermo: ci sono due dna quasi integri da poter confrontare. I personaggi indagati: Pacciani,  Narducci, i sardi e Vigilanti son già risultati negativi. Un dna proviene dalla scena del crimine, l’altro dalle buste anonime arrivate alla Procura dopo l’ultimo delitto».

Ma il dna può appartenere al Mostro?

«Solo estendendo il confronto ad altri sospettati potremmo saperlo. Ma questi solo alcuni indizi. Ce ne sarebbero  molti altri da approfondire, se la Procura di Firenze collaborarasse con il nostro lavoro, invece che osteggiarlo.»

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