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IL VECCHIO: un racconto del brivido di Natale

La prima pallinata di neve colpì Omar appena sopra l’occhio.
Gli venne immediatamente da sbraitare una parolaccia ma si trattenne.
Se sua madre l’avesse sentito lo avrebbe messo in punizione e questo non poteva permetterlo. Natale era vicino, vicinissimo, due giorni soltanto, poi la Playstation 4 sarebbe stata finalmente nelle sue mani.
La seconda pallinata gli arrivò dritta sul naso e a quel punto non si trattenne più.
Al diavolo sua madre, al diavolo soprattutto quella peste di suo fratello Loris!
Era obbligato, a fare il fratello maggiore. Odiava quella responsabilità, che comprendeva quella di non dire parolacce in sua presenza, ma stavolta…stavolta gliele aveva strappate di bocca: «Loris, ma vaffanculo…»
Omar non fece in tempo a finire la frase che il fratellino gli piombò addosso come una valanga.
«Omar…Omar, guarda… lovedilovedi?» Il bambino parlava in fretta, concitato, il dito puntato oltre la strada verso il parchetto. Indicava una panchina.
«Cosa c’è, rompiballe.» replicò scocciato Omar guardandosi intorno, per assicurarsi che non ci fosse la madre.
«Guarda! Lo vedi quelvecchiolà?» gridò Loris con la sua vocetta stridula «Omar, làlovedi? Ci guarda, e ci guardava anche ieri. Era seduto su quella panchina, l’ho visto!»
«Ma smettila! Sei proprio stupido e ti inventi le cose.» Omar era arrabbiato con il fratellino e ora si stava sfogando
«Ti dico che ci guarda.» insistette Loris.
«Ehi, non la fate merenda oggi?» La madre, affacciata alla finestra interruppe la schermaglia dei due fratelli.
Loris corse verso casa, Omar si girò lentamente a guardare verso il parco e immobile, seduto sulla panchina, lo vide. Il vecchio…Lo guardava fisso.
Con il cuore in gola corse verso casa girandosi un’ultima volta verso il parco . Gli sguardi si incrociarono, quello sorpreso del ragazzo e quello fisso del vecchio. Una sorta di inquietudine si impossessò di Omar. Chiuse la porta dietro di sé senza dire nulla alla mamma.
Il giorno dopo si svegliò rabbrividendo, aveva la febbre. Suo fratello e la mamma erano usciti, lasciandolo solo. Dopo qualche ora iniziò ad annoiarsi. Aveva guardato un po’ di tv e il fatto di non poter uscire a giocare lo innervosiva. Gironzolò per casa
«La nutella!» gli venne in mente a un tratto.
Con passo veloce andò verso la cucina, passando davanti alla finestra sbirciò fuori…e lo intravide.  Di nuovo era lì. Il vecchio stava seduto sulla medesima panchina, nella stessa posizione, e lo fissava. Cominciò ad averne paura, ma ancora una volta non disse nulla.
Il mattino dopo era la vigilia di Natale, la febbre gli era passata del tutto e non vedeva l’ora di uscire, anche una sola giornata passata in casa lo aveva stufato. Omar e Loris erano pronti per una sfida a pallinate di neve.
Appena fuori, entrambi guardarono verso il parco e lui, il vecchio della panchina era ancora lì. Loris subito lo indicò sgomento: Lovedilovedi? Ci guarda, ci fissa.»
Occhi contro occhi. Quelli del vecchio, fermi su di loro, incutevano un grande terrore ai due bambini. «In effetti è strano…» rispose il fratello.
«Omar, io…ho paura!»
«Dai, vieni torniamocene in casa, accendiamo un po’ di tv e aspettiamo che torni la mamma dal lavoro.»
Chiusero con quattro mandate la porta e tirarono le tende delle finestre. Volevano isolarsi il più possibile dall’esterno e da quegli occhi che li terrorizzavano

TELEGIORNALE DELLA SERA:
«Ennesima tragedia della solitudine. Il corpo di un anziano pensionato è stato ritrovato poche ore fa in un parchetto in stato di congelamento. L’uomo viveva da solo ormai da anni ed è morto assiderato. Il cadavere è rimasto tre giorni su di una panchina senza che nessuno se ne accorgesse…»

Paola Mizar Paini

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Paola Mizar Paini

La biografia di una persona, proprio per sua natura può essere meno fedele alla realtà e presentarsi dunque più o meno romanzata e, perciò sono in dubbio se raccontare di una vita ricca e avventurosa o limitarmi a raccontare qualche dettaglio insignificante, come ad esempio il fatto che a Marcignago, il 28 novembre, (l’anno nemmeno sotto tortura) quando nacqui, non emisi nemmeno un vagito… forse per non disturbare visto che la mia mamma fece molta fatica a partorirmi. Respiravo così piano, ma così piano che la levatrice (a quei tempi si partoriva in casa) pensò fossi morta. Ma morta morta! Così mi misero in un angolo del letto, avvolta in un lenzuolino e per un po' si dimenticarono di me. Come si accorsero dell’errore? Ebbene, ci sarebbe un proseguo, ma quella è un’altra storia. Mi definisco una vecchia ragazza perché non ho mai smesso di scoprire cose nuove, soprattutto su me stessa. Sono mamma di tre figli: due maschi e una femmina e ho tre nipoti. Vivo ad Alagna, in provincia di Pavia e lavoro come assistente al traffico per Milanoserravalle. E questo è tutto quello che riguarda la mia interessantissima vita privata. Sono da sempre lettrice per bisogno, e scrittrice…per caso grazie all’incontro fortuito con Carlo Frilli, il mio editore, che non smetterò mai di ringraziare per aver creduto in me come autrice. Con la casa Editrice F.lli Frilli Editori ho pubblicato nel 2017 il noir: Angeli Innocenti. Nel 2018 il noir: La Casa delle ombre, premiato con la “menzione speciale” al premio nazionale “La Provincia in Giallo”. Nel 2018 un’antologia di racconti dal titolo: Dieci storie a mezzanotte. Nel 2020 ho scritto a quattro mani, con l’autore Pieremilio Castoldi, il thriller: Emily.Cronache dal passato, e molti dei miei racconti sono stati inseriti in varie antologie. Mi appassiona tutto ciò che è misterioso, adottando nuovi punti di vista su fatti che accadono intorno a noi a cui non riusciamo a trovare una spiegazione. Tengo a precisare che sono concreta e obbiettiva, ma una cosa non esclude l’altra. Amo molto visitare luoghi abbandonati, i cosidetti “paesi fantasma” e adoro le leggende perché contengono spesso l’origine di una vicenda, o più spesso la separazione tra fantasia, un rifugio indispensabile e perfetto per sopravvivere, e realtà, minacciosa e intrusiva. Miti, leggende, fiabe. Come poter sopravvivere senza esse?

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