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Alla scoperta degli autori de I 100 delitti di Milano: “Nella vita studiamo omicidi”

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Fronte del Blog incontra i Per Wahlöö e Maj Sjöwall della cronaca nera. Italiani, marito e moglie, autori delle più complete antologie sui delitti nel Belpaese. L’ultima è I 100 delitti di Milano, con la prefazione di Edoardo Montolli

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A portare la passione in famiglia è stato lui, autore del primo volume sulla storia dei serial killer italiani. Molti, secondo loro, gli errori giudiziari commessi.

accorsi ferro

Iniziò lui, con “La sanguinosa storia dei serial killer”, la prima antologia sugli assassini seriali italiani. Poi vennero quelle dedicate ai grandi delitti e alle bande criminali. Poi arrivò lei, che da sola aveva scritto una rassegna sulle grandi donne di Milano. Insieme hanno scritto una quindicina di volumi, dalle famiglie più malvagie alla stragi che hanno insanguinato il Paese.

 

Proprio all’aspetto criminale di Milano hanno dedicato diversi libri, l’ultimo dei quali appena uscito, “I 100 delitti di Milano” (NewtonCompton), prende in rassegna omicidi che hanno caratterizzato la città in un arco di tempo di ben duemila anni. I marito e moglie della cronaca nera, caso più unico che raro, si chiamano Andrea Accorsi, 46 anni, e Daniela Ferro, 37, lui giornalista laureato in storia, lei insegnante con laurea in filosofia. Accomunati dalla medesima passione, sono sposati da quasi dieci anni, hanno un figlio, e vivono anche con due cani, un gatto e un coniglio.

 I 100 delitti di Milano/ Leggi in esclusiva su Fronte del Blog il capitolo dedicato all’omicidio di Giorgio Ambrosoli- GUARDA

IL CONTAGIO

«L’“untore” della passione nella coppia sono io. – dice Andrea-  La passione è nata con il lavoro nei quotidiani, attraverso il contatto con investigatori, forze di polizia, magistrati, avvocati e colleghi.  E il desiderio di raccontare fatti, autori e circostanze nella loro completezza, dall’evento alla sentenza definitiva». Daniela era tuttavia già affascinata dal genere. Racconta infatti: «“Galeotta” fu la lettura dei romanzi di Agatha Christie, romanzi che hanno accompagnata per tutta la mia adolescenza e che mi hanno contagiata – nel senso buono, ovviamente – con il “fascino” della criminalità. I miei studi di psicologia mi hanno aiutata ad approfondire i pattern comportamentali di alcune illustri figure della criminalità italiana. Poi, la conoscenza con Andrea ha fatto il resto…»

Il lavoro non è facile. Bisogna scavare tra articoli di giornali, libri – spesso molto datati- e miriadi di documenti giudiziari.

«In effetti  –  dicono – in media un libro come “I 100 delitti di Milano” richiede un anno di lavoro, fra ricerche, costruzione di un indice, stesura, aggiornamenti e correzioni. Com’è ovvio, lavorare in due dimezza i tempi. Sull’uso delle fonti siamo molto attenti: partiamo dagli eventuali libri e saggi già scritti sugli stessi argomenti, consultiamo articoli e servizi di stampa specializzata e non, interviste, atti processuali, memorie difensive. Vagliamo l’attendibilità di una fonte in base alla nostra formazione e all’esperienza maturata negli anni.

 
Tutti i libri di Andrea Accorsiblank

 

IL CASO

 Ne “I 100 delitti di Milano” sono diversi i casi interessanti. Andrea si è incuriosito per una storia di quasi cent’anni fa: «Una storia poco conosciuta e lontana nel tempo, la morte di Erminia Ferrari nella Milano del Ventennio. Una vicenda singolare, con protagonisti “eccellenti” e piena di buchi neri, che si presterebbe ad un racconto dell’ampiezza di un libro intero, o quasi». Daniela, invece, si è buttata anima e corpo su un giallo considerato tra i più inquietanti coldcase del dopoguerra: «Non potrò cancellare dalla mente la fotografia che ritrae il sorriso lieto e innocente di Simonetta Ferrero, uccisa in un bagno dell’Università Cattolica in un caldo luglio milanese. La sua colpa: essersi recata in biblioteca “fuori stagione”. Un buco nero della cronaca, ancora. E della giustizia, certo».

Tra i tanti libri pubblicati, escluso l’attuale, ognuno ha le proprie preferenze. Per Andrea, il più bello è stato «il primo, sui serial killer italiani, da cui tutto ebbe inizio e che non si scorda mai». Anche Daniela ricorda il suo volume d’esordio con affetto: «Fu “Milano criminale”. Ma lo ricordo particolarmente anche perché lo scrissi mentre ero il dolce attesa».

 
Tutti i libri di Daniela Ferroblank

 

LA CRONACA NERA

Impossibile non porre una domanda sul genere: da studiosi di nera, com’è cambiata la cronaca dei delitti dall’ultimo dopoguerra ad oggi? «È uscita dai giornali, invadendo la vita quotidiana di ognuno attraverso la tv e internet. Questo fa sì che tutti “vedano” e ne parlino, anche a sproposito, e che certi fatti vengano spettacolarizzati, anziché essere presi in esame con le dovute cautele e nei giusti termini. Per quanto riguarda il passato, l’attenzione del pubblico si è prodotta con l’alfabetizzazione e l’informazione di massa, contemporaneamente a quella degli studiosi, come ad esempio Lombroso». Ma perché tanta attenzione ai delitti: «Un sociologo potrebbe scriverci diversi trattati. L’evento che “esce dalle regole” attrae per la sua stessa natura; più è singolare, e più tarda a trovare soluzione, maggiore è la curiosità che suscita. E poi molte vicende ci toccano da vicino per contiguità storica, geografica, sociale…». Resta un punto fondamentale da affrontare. Dall’analisi di numerosi casi studiati, vi siete convinti di qualche errore giudiziario commesso in passato?

 

«Eccome. – sostiene Andrea – Ci sono colpevoli “prefabbricati” e, per contro, altri che sono sfuggiti alla giustizia assai più a causa di imperizie investigative o sviste processuali, che per le proprie doti criminali. Senza contare i giudizi di colpevolezza, o di assoluzione, rovesciati anche più volte nel corso di iter processuali prolungati e contraddittori. Esemplare il caso di Pasquale Virgilio, il presunto “biondino di piazzale Lotto” che abbiamo riassunto nel capitolo intitolato proprio “Errori giudiziari”». E Daniela aggiunge: «Si può ricordare anche il caso del serial killer Antonio Mantovani: l’erronea perizia psichiatrica lo rimise nelle condizioni di uccidere un’altra volta. Se parliamo di casi su scala nazionale, mi fa sempre piacere rimarcare come, secondo il mio modesto parere, la strage di Erba sia rimasta impunita. Non credo né ho mai creduto alla colpevolezza della coppia Rosa-Olindo». 

Gigi Montero

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