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CRONACA VERA: SEI ANNI FA IL DELITTO CICIONI

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Gigi Montero per Cronaca Vera in edicola da martedì 21 maggio

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La trovano morta sul pavimento della camera da letto nella sua villetta di Compignano, frazione di Marsciano, Perugia. Si chiamava Barbara Cicioni, aveva 33 anni ed era incinta di otto mesi. Qualcuno l’ha uccisa. La notizia, agghiacciante, fa subito il giro dei telegiornali. Il delitto è avvenuto la sera del 24 maggio 2007. Pare che sia stata forzata una porta finestra e che sia stata aperta la cassaforte, svuotata di 1500 euro e aperta con la chiave. Ma le notizie corrono confuse. L’ipotesi più accreditata delle prime ore è che si tratti di una rapina finita male. La vittima presenta ecchimosi sul volto e una ferita alla testa: che sia caduta durante la colluttazione coi malviventi? L’unico che può aiutare gli inquirenti e fornire qualche elemento è chi ha ritrovato il corpo e cioè il marito, Roberto Spaccino, 37 anni. Dice di essere tornato a casa dal lavoro – una delle lavanderie che gestisce in cui si era diretto per avviare alcune macchine- , verso l’una. I loro due figli, di 4 e 8 anni, dormivano nella cameretta. Ma la casa era a soqquadro. Racconta che già due mesi prima avevano subito un furto e che i ladri erano entrati dalla stessa portafinestra rinvenuta forzata. Una volta trovata la moglie, ha avvertito il fratello, che ha chiamato il 118. Sul corpo di Barbara non ci sono segni evidenti di violenza. Che la donna sia stata colta di sorpresa dai ladri, li abbia riconosciuti e lì ci sia stata la reazione letale? Forse. Rispetto al furto precedente, però, qualcosa non torna. Il cane non avrebbe abbaiato e la casa è stata messa sottosopra senza che nemmeno i figli si siano svegliati. In casa sono rimasti alcuni oggetti di valore. Chissà, forse i ladri, visto l’accaduto, sono scappati senza badarci. Forse. L’arcivescovo parla di “orrore e sconcerto”. Il paese va nel panico. I Ris analizzano la scena del crimine. Ci si attende una risposta dall’autopsia. Passano pochi giorni ed ecco la svolta. Ma è una svolta del tutto imprevista: viene arrestato il marito. L’assassino sarebbe lui, che avrebbe poi simulato la rapina. Movente? Gelosia.

Cronaca Vera- delitto Cicioni

E forse il timore che il bimbo in arrivo, anzi una bimba, non fosse sua. Dalla cella Spaccino nega di aver mai avuto una paura del genere e si difende: «Non sono stato io. Cosa sia successo in casa mia quella notte non lo so». La Procura fa emergere una realtà di maltrattamenti tra le mura domestiche. E lui, risponde, che si trattava di «liti come quelle che accadono spesso nelle famiglie. Qualche volta siamo arrivati “a darcele” ma nulla di più». Dice che c’è stato «qualche schiaffo reciproco» con Barbara anche la sera del delitto, «ma non sono stato certo io a ridurla nello stato in cui è stata trovata». Il criminologo Francesco Bruno, interpellato dalla difesa di Spaccino, risponde che, per spiegare il delitto, esistono «decine di ipotesi alternative» ad un omicidio volontario del marito. E sostiene come Spacciano sia «un uomo sofferente e mite, dimagrito di dieci chili, lontano un miglio da come è stato descritto finora. Non dà certo l’impressione di un terribile assassino che possa uccidere la moglie e la figlia che ha in grembo. Una persona perfettamente capace di intendere e che non ha mai avuto problemi psicologici in passato». Si va comunque a processo. E qui, un anno più tardi, il quadro accusatorio si corrobora di ulteriori elementi. A dire in aula che Barbara fosse maltrattata è il padre di lei, Paolo Cicioni: «Barbara aveva una idea fiabesca di come avrebbe voluto il suo matrimonio. Io e sua madre ci siamo lasciati quando lei era ancora piccola e per mia figlia portare avanti il suo matrimonio era come una scommessa con se stessa. Per questo non voleva lasciare suo marito e non voleva far subire ai figli questo trauma…». Però, le aveva confidato la figlia: «Bastava un granello di polvere in casa per far scoppiare una discussione. Le minacce, il ricorso alle mani, gli insulti erano una pratica che si ripeteva spesso in quella casa da parte di Spaccino». A gennaio 2009, finalmente, è il suo turno di parlare in tribunale. Ricorda che, quella dannata sera, rifilò a Barbara «due schiaffetti, talmente leggeri che però non potevano averle fatto male», anzi, uscì che lei «dormiva e la sentii russare». Perché si arrabbiò e la colpì? Perché era lei – giura – ad avergli fatto una scenata di gelosia, non volendo che quella sera uscisse nel timore che andasse da qualche amante. Però, ecco, del delitto, dice di non saperne nulla. Il 16 maggio 2009 Spaccino viene condannato all’ergastolo. La sentenza sarà confermata in appello e in Cassazione. Il caso viene ricordato come uno dei più tremendi episodi di femminicidio. Spaccino continua a proclamarsi innocente.

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