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Il Green Pass e la leggenda dell’uomo che si vaccinò otto volte

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Il Green Pass sta facendo nascere alcune leggende, alcune delle quali preoccupanti. Eccole…

 

I contagi risalgono. Negli ultimi due mesi del 2020 si moltiplicarono da 300mila a 2milioni. Solo che oggi i vaccini hanno coperto ormai ben più dell’83% della popolazione over 12 e i contagi non dovrebbero salire affatto. Non sappiamo ancora come proseguirà, ciò che è sicuro è che il Governo è intenzionato a prolungare lo stato d’emergenza oltre i due anni di legge e con esso l’obbligo del contestatissimo green pass. Già che ci sono hanno dato una stretta a chi protesta: vietati i cortei a Trieste, il leader dei portuali Stefano Puzzer è stato allontanato da Roma per aver piazzato un tavolino in piazza: non potrà tornarci per un anno.

La soppressione del dissenso ci preoccupa molto, ma siamo i primi a negare che ci si trovi in una dittatura sanitaria, come è stata definita questa situazione da chi si oppone. In realtà la frattura sociale e le manifestazioni settimanali di migliaia di persone nell’intero Paese potrebbero finire democraticamente subito, semplicemente togliendo la maggioranza bulgara all’esecutivo decisionista del premier Mario Draghi.

Se i politici non lo fanno è, a nostro avviso, per banali ragioni di bottega: il M5S, il più rappresentato in Parlamento, raccoglie ormai briciole nel Paese e i suoi eletti, che hanno cambiato idea praticamente su tutto, sanno benissimo che lasciando lo scranno non lo rivedrebbero mai più. Stesso destino toccherebbe al micropartito dell’Italia dei Valori e a Forza Italia, ormai ridimensionatissima, ridotti al prossimo giro di boa ad un lumicino parlamentare. Il Pd si trova invece perfettamente a suo agio a governare pur senza vincere elezioni da anni e Matteo Salvini non ha più frecce di credibilità al proprio arco: così, quando non posta sui social foto di cani e gatti salvati dal bravo poliziotto di turno, attacca il ministro dell’Interno per gli sbarchi dei migranti, facendo finta di non essere parte del medesimo esecutivo. Con lo stesso metodo ha lasciato che cadessero a pezzi gli altri suoi cavalli di battaglia: da Quota 100 alle tasse, con il Governo che, in pieno stato d’emergenza e dopo risarcimenti ridicoli per il lockdown, ha messo mano nelle tasche degli italiani riprendendo a spedire cartelle esattoriali proprio mentre vieta di lavorare a chi è senza green pass. Insomma, togliere la sedia a Draghi e ai suoi ministri non conviene a nessuno di loro, ma per ragioni di mera sopravvivenza. Puro calcolo elettorale.

Le parti sociali che potrebbero fare pressioni, poi, latitano, anzi, sono dalla stessa parte di chi impone restrizioni. Così, mentre gli intellettuali che allarmano su una deriva autoritaria vengono allegramente spernacchiati da media che ci hanno portato agli ultimi posti nel mondo per libertà di stampa, il livello raggiunto da chi dovrebbe difendere l’occupazione è ben descritto da un titolo surreale di Repubblica: “Confermato l’orario di ‘Un posto al sole’, la Cgil: una vittoria dei lavoratori”. Difficile commentare senza sorridere.

Eppure, che il green pass costituisca tutto tranne che una fondamentale certificazione sanitaria, lo ha documentato una volta di più un servizio de Le Iene, le quali hanno dimostrato come il green pass di diverse persone vaccinate continuasse a risultare valido anche se costoro erano ufficialmente contagiate da più giorni. Come dire: l’importante per lo Stato è che tu lo abbia, non che funzioni. Non solo.

Il green pass per i vaccinati vale dodici mesi, ma vari studi hanno rivelato da tempo come la copertura contro il covid duri molto meno: stando ad una recente ricerca svedese, poi, l’efficacia di Pfizer si dimezza a partire dai quattro mesi dalla seconda dose, mentre quella di Astrazeneca alla stessa distanza di tempo si azzera del tutto. Sicchè accadrà ciò che ripetiamo da mesi: si ricomincerà il giro, lasciando semplicemente che il green pass regoli la nostra vita. In che modo? È già stato ventilato che chi ne è sprovvisto dovrà rinunciare al reddito di cittadinanza.

Ma sulla Rete girano allarmi addirittura da fantascienza: se un ristorante, ad esempio, scansiona 100 green pass ma poi registra 70 coperti, cosa potrà succedere al titolare sotto il profilo fiscale? È noto infatti che il recentissimo Decreto Capienze consenta all’amministrazione pubblica di conservare e incrociare i dati dei cittadini senza passare più dal Garante della privacy. E siccome non ci sono ragioni apparenti per questa mossa, ci si chiede dove si vada a parare e se dati sanitari e fiscali saranno uniti sotto la medesima lente d’ingrandimento.

Altro esempio: se oggi vado a teatro, fra tre giorni al cinema e fra cinque al ristorante, l’amministrazione pubblica potrà sapere dove sono stato grazie alla scansione del green pass? Potrà sapere quante volte mi siedo in un bar in una settimana o a quanti eventi partecipo, raccogliere infine tutti i miei dati e in base ad essi ipotizzare a ragione o a torto che i miei redditi siano diversi da quelli dichiarati? E se non lo fa oggi, potrà farlo domani, avendo accesso totale alla mia riservatezza? Chissà.

Sappiamo però per certo che nel sistema esistono anche imbarazzanti falle di sicurezza, alle quali ha avuto accesso l’ormai famigerato green pass intestato ad Adolf Hitler, in vendita a 300 dollari e perfettamente funzionante: sicuramente il più bizzarro tra i vari falsi in circolazione.

Ma sull’argomento, a proposito di falle di sicurezza, si alimentano pure alcune leggende. In Lombardia, ne circola una di bocca in bocca, davvero inquietante: c’è un uomo, il quale non avrebbe evidentemente paura di nulla, che si offre di vaccinarsi al posto tuo. Per cinquecento euro e con la tua tessera sanitaria in mano si becca l’inoculazione e tu hai il green pass valido per un anno. Dicono che lo abbia fatto già otto volte: fosse vero, il suo stato di salute potrebbe diventare il testimonial perfetto per le case farmaceutiche.

 

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