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Covid-19, un virus modificato? Il fondo Bridgewater e il laboratorio di Wuhan (SECONDA PARTE)

Le teorie complottiste sul virus che terrorizza il mondo

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Cosa c’è di vero nelle teorie complottiste sulla nascita del coronavirus a Wuhan? Ecco cos’abbiamo scoperto con la nostra inchiesta (SECONDA PARTE)

Leggi la prima parte qui

 

Di Rino Casazza

Nel video “È stato un pipistrello“,  il regista Massimo Mazzucco – che avanza l’ipotesi di un virus geneticamente modificato utilizzato come arma –  si rende conto che attribuire  il contagio da covid-19 a un atto intenzionale degli USA ha un punto debole: la sua rapida evoluzione in pandemia.
Nel caso dell’epidemia di Ebola nel 2014 (su cui riporta la teoria bioingegneristica del dottor Broderick)  il contagio  rimase ristretto ad alcune regioni africane, contribuendo ad alimentare il sospetto che gli USA fossero rimasti al riparo in attesa di intervenire lucrando sulla commercializzazione  del vaccino necessario per debellare la malattia.
Nel caso del covid 2019, invece, la temibile influenza causata dal virus è dilagata in tutto il mondo, colpendo gli stessi Stati Uniti. I telegiornali trasmettono tutti i giorni le immagini di New York sotto coprifuoco per contrastare la diffusione del contagio.
Impensabile che gli USA abbiano liberato in Cina e poi in Italia un contagiosissimo microrganismo “artificiale” per mettere in ginocchio quei Paesi, senza prevedere che questo atto di “terrorismo batteriologico” avrebbe potuto ritorcersi contro di loro. Difficile in particolare credere che non si siano dotati di un vaccino nell’eventualità di una esplosione dell’epidemia su scala mondiale.

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IL SOSPETTO

Mazzucco è tanto consapevole della fondatezza di tale obiezione che sposta il tiro, puntando l’indice verso “forze oscure”, legate agli Stati Uniti,   avidamente attratte da un vantaggio economico reso possibile dalla drammatica pandemia e perciò insensibili ai costi umani conseguenti.
E cita una notizia,  inquietante a prescindere dall’effettivo legame con la pandemia da coronavirus:  alla fine dello scorso anno, il fondo di investimenti americano Bridgewater, il più grande al mondo, ha investito una enorme somma, 1,5 miliardi di dollari, in un’operazione di borsa che avrebbe dato i suoi frutti in caso di crollo dei listini di tutto il mondo entro il mese di marzo 2020.
Effettivamente, proprio a febbraio lo scoppio della pandemia ha provocato un generalizzato, enorme ribasso sui titoli di borsa.

Qualcuno ha paragonato il “crack” alla crisi dei “subprime” nel 2008. C’è stato anche chi ha scomodato un paragone con la più famosa e drammatica delle crisi, la “Grande crisi” del 1929.
Vediamo di capirne qualcosa di più.

Tralasciamo che manchino del tutto prove di una collusione di Bridgewater con  organizzazioni, di Stato o private, militari o non, che gestiscono laboratori di ricerca batteriologica. Tra l’altro, mancano pure evidenze ( o meglio mancavano fino a quando non è circolata la notizia di cui parleremo in seguito…) che esistono laboratori in grado di “ingegnerizzare” virus.

Un articolo del Sole  24 ore del 23 novembre scorso, che trovate qui, dimostra che detto investimento (per la precisione in “opzioni put” con diritto a vendere) da parte di Bridgewater non era passato inosservato, suscitando immediate polemiche per la sua natura di “scommessa”, come la definisce Mazzucco, sul crollo mondiale delle  borse.

L’articolo dà conto della nota di Bridgewater: i portavoce dell’istituzione finanziaria avevano obiettato che 1,5  miliardi, pur essendo una cifra molto considerevole, rappresentano una piccola quota del patrimonio del fondo, iscritto a bilancio per 150 miliardi di dollari.

In altre parole, se di  spregiudicata “scommessa”  si trattava (come lo sono tutte le operazioni di borsa)  il rischio era calcolato, secondo le regole di prudenza che ispirano l’azione dei grandi investitori professionali.

Di mio aggiungo che effettivamente, salvo smentite, una “puntata in borsa” di 1.5 miliardi di dollari non sembra poter produrre un guadagno così stratosferico. Almeno, non un guadagno che giustifichi un effetto collaterale così grave  come una pandemia di proporzioni epocali.

D’altro canto, non si può negare che la “fortuna” di Bridgewater nell’azzeccare tempi e dimensioni del crollo borsistico dia da pensare.

La teoria cospirazionista di un’epidemia pianificata e pilotata a proprio vantaggio da una potenza economico-militare è stata rilanciata da alcune notizie di cui abbiamo riferito in precedenti post.

Dapprima, alcune fonti hanno parlato di fuga accidentale del covid-19 da un laboratorio di ricerca a Wuhan, epicentro cinese del contagio. Sono  seguite reciproche accuse per via diplomatica, da parte di Stati Uniti e Cina, che si sono rimbalzati la responsabilità di aver messo in circolo il virus.
Gli americani hanno cavalcato le voci sul laboratorio di cui si è detto, i cinesi hanno sostenuto che in occasione dei campionati mondiali militari, svoltisi in Cina nell’ultimo autunno, alcuni militari statunitensi sarebbero stati ricoverati proprio a Wuhan con sintomi sospetti. L’ipotesi è che provenissero da un laboratorio per la fabbricazione di armi batteriologiche negli U.S.A.
La diatriba non ha avuto alcun seguito concreto, per la genericità della denuncia statunitense come di quella cinese. 
Quel centro di ricerca sui virus a Wuhan è rimasto un mistero, mentre  dei soldati della US Army contagiati da covid-19 non si conosce né il nome né l’eventuale patologia.
Sottolineo che nessuna delle due parti ha chiarito se imputava all’altra un  contagio accidentale o intenzionale.

IL VIDEO

L‘argomento sembrava sopito, senonché due giorni fa ha cominciato a circolare in rete una notizia che ha suscitato grande scalpore.

Qualcuno ha ritrovato nell’archivio Rai  il video di una trasmissione divulgativa del 2015, Leonardo, in cui si parlava delle reazioni suscitate nella comunità scientifica internazionale dall’annuncio che in un laboratorio di ricerca cinese era stata artificialmente creata una variante più aggressiva dei coronavirus, denominata covid-15.
Tutto ciò a scopo pacifico, al fine di migliorare la conoscenza di questi insidiosi microorganismi per poterli più efficacemente combattere.

Nonostante l’assicurazione da parte dei ricercatori cinesi che il nuovo piccolo “mostro” era completamente sotto controllo, si era riacceso il dibattito etico e scientifico sulle cosiddette “dual use research”, ovvero “ricerche a doppio taglio” che, pur prefiggendosi scopi benefici, possono anche servire per finalità malevole.
Come è, appunto, il caso di un virus potenziato in laboratorio.

Riguardo a questo dibattito, poco conosciuto dall’opinione pubblica, ma assai vivo tra gli scienziati, segnaliamo il contributo del Comitato Etico della Fondazione Veronesi “Virus ingegnerizzati e dual use research: profili etici”, disponibile sul sito dell’organizzazione qui.
Il problema, dunque, è tutt’altro che inventato. Esso ne riecheggia un altro, ormai tristemente noto, riguardante l’uso dell’energia atomica sia a fini di progresso economico e sociale, che di sterminio di massa.
Il video di Leonardo ha inevitabilmente ha fornito spunto alle teorie complottiste. 
Tenuto conto che dal 2015 ad oggi sono passati solo cinque anni, e che entrambi i virus sono nati in Cina, molti hanno lanciato l’allarme che il covid-19 potrebbe essere il covid-15 “scappato” accidentalmente dal laboratorio che l’aveva “ingegnerizzato”. 
Sono seguite smentite da parte di tutti i più autorevoli virologi, categorici nell’escludere che il covid-2015 abbia qualcosa a che vedere col covid-19. Completamente diverso sarebbe il loro genoma.
Non solo. 
Confermando quello che già emergeva riguardo alla questione se nel genoma  dell’ebola 2014 e, appunto, del covid-2015 siano riscontrabili tracce di manipolazione umana, altrettanto unanime è stata la smentita degli esperti circa la natura artificiale del virus che ha causato la pandemia in corso.

Di opinione contraria risultano, al momento, solo lo studio del dr. Broderick e quello dei ricercatori dell’università di Delhi.
Tutta la restante comunità scientifica sostiene che il covid-19 sia un virus selvatico. In particolare molti esperti hanno spiegato che tutte le sperimentazioni aventi per oggetto “virus potenziati” sarebbero tracciate, e il virus risultante identificato. 
Oltre che naturalmente soggetto a rigorose misure di contenimento nei laboratori dove si trova.
Non c’è motivo di credere che ciò non sia vero.
Tuttavia, indipendentemente dal caso del covid -19, che diamo per certo essere un’imprevedibile calamità naturale, mi chiedo se non sarebbe opportuno un patto per abbandonare  del tutto le ricerche “dual use” sui virus.
L’esperienza drammatica di questi giorni ci sta insegnando che con questi perniciosi microrganismi è meglio non scherzare.

(fine)

Rino Casazza

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Rino Casazza

Rino Casazza è nato a Sarzana, in provincia di La Spezia, nel 1958. Dopo la laurea in Giurisprudenza a Pisa, si è trasferito in Lombardia. Attualmente risiede a Bergamo e lavora al Teatro alla Scala Di Milano. Ha pubblicato un numero imprecisabile di racconti e 15 romanzi che svariano in tutti i filoni della narrativa di genere, tra cui diversi apocrifi in cui rivivono come protagonisti, in coppia, alcuni dei grandi detective della letteratura poliziesca. Il più recente è "Sherlock Holmes tra ladri e reverendi", uscito in edicola nella collana “I gialli di Crimen” e in ebook per Algama. In collaborazione con Daniele Cambiaso, ha pubblicato Nora una donna, Eclissi edizioni, 2015, La logica del burattinaio, Edizioni della Goccia, 2016, L’angelo di Caporetto, 2017, uscito in allegato al Giornale nella collana "Romanzi storici", e il libro per ragazzi Lara e il diario nascosto, Fratelli Frilli, 2018. Nel settembre 2021, è uscito "Apparizioni pericolose", edizioni Golem. In collaborazione con Fiorella Borin ha pubblicato tre racconti tra il noir e il giallo: Onore al Dio Sobek, Algama 2020, Il cuore della dark lady, 2020, e lo Smembratore dell'Adda, 2021, entrambi per Delos Digital Ne Il serial killer sbagliato, Algama, 2020 ha riproposto, con una soluzione alternativa a quella storica, il caso del "Mostro di Sarzana, mentre nel fantathriller Al tempo del Mostro, Algama 2020, ha raccontato quello del "Mostro di Firenze". A novembre 2020, è uscito, per Algama, il thriller Quelle notti sadiche.

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