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Un anno fa partorì in coma: “Sognai Woytjla e mi risvegliai”

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ivana greco

Il prossimo 16 marzo, Rebecca compirà un anno. Cresce, sta bene e pochi giorni fa ha anche accompagnato la sua sorellina all’asilo Tom & Jerry di Catania, dove presto comincerà ad andare anche lei. Sembrano i piccoli passi di una creatura che entra dolcemente nella vita ma per conquistare un traguardo così semplice, per lei, è stato necessario un miracolo firmato da Papa Wojtyla.

IL MALORE APPARE SENZA PREAVVISO – Tutto comincia nella notte tra il 13 e il 14 marzo dell’anno scorso, quando Ivana Greco, una donna di 33 anni, si sente male. Ivana è una donna felice: ha un marito che le vuole bene, una vita serena, una figlia, Giuditta, che è una meraviglia ed è incinta di un’altra bambina. Quella notte, però, viene colpita da un’emorragia cerebrale grave. Quando arriva al reparto di rianimazione dell’ospedale Garibaldi di Catania, è in coma. I medici intervengono, ma il loro lavoro è doppio: non devono solo salvare una donna in coma, ma anche la piccola creatura che porta in grembo.

CORSA CONTRO IL TEMPO- Nelle condizioni in cui si trova Ivana, la piccola Rebecca dovrà nascere in anticipo. Sergio Pintaudi, il primario del reparto, si è trovato altre volte in questa situazione, ma far nascere un bambino da una mamma in coma è sempre un “parto estremo”. Rebecca però ha una grande grinta e tanta voglia di vivere. Così, il 16 marzo, alla 32esima settimana, viene al mondo. Pesa un chilo e 530 grammi, è prematura, dev’essere ricoverata nel reparto di neonatologia, ma sta bene. E Ivana? Il suo racconto comincia qui.

PAPA WOJTYLA ERA SUL LETTO – «Il coma – ha spiegato Ivana in un’intervista – è cominciato come un brutto sogno. Non saprei dire, forse ero nella stanza dell’ospedale, ma dovunque mi girassi, c’erano morti che vagavano senza una meta. Poi, da lontano, ho visto Papa Wojtyla. Era seduto sul mio letto e mi chiamava. Mi sono avvicinata e l’ho pregato di non farmi morire. Lui mi ha sorriso e mi ha rassicurato».

IL DIALOGO COL PAPA- Poi tra Wojtyla e Ivana c’è un incredibile dialogo in cui il Papa sembra addirittura scherzare. «Il Santo Padre – racconta Ivana – mi ha chiesto: “Ma tu lo sai chi sono?”. E io, subito: “Il Papa”. E lui: “No, ora sono solo Karol Wojtyla”. Infatti, a guardarlo bene, non indossava gli abiti papali. Poi mi ha chiesto se sapessi che c’era un nuovo papa. Io, prima di stare male, avevo sentito dell’elezione di San Pietro, ma lì, nell’incoscienza del coma, non mi ricordavo più il nome del nuovo Papa. Però mi sono buttata: “Si chiama Alessandro, vero?”, ho detto. E lui, con un sorriso: “No, Francesco!”. Insomma, in questa storia c’è dell’umano e del divino che insieme formano un miracolo!».

IL SOFFIO D’AMORE DI GESÙ-  È possibile avere sogni del genere durante il coma? Nessuno lo può dire, ma Ivana parla di questo suo incontro con tanta naturalezza da risultare convincente. «Lui era seduto sul mio letto – racconta ancora – e mi ha detto: “Vieni, siediti accanto a me!”, poi mi ha abbracciata, mi ha fatto appoggiare la testa sulla sua spalla. Da quel momento, abbiamo cominciato a pregare. Abbiamo pregato per giorni, abbiamo chiesto l’intercessione della Madonna e io sentivo la sua mano sulla fronte. A un certo punto, mi ha detto: “Adesso vado via, ma tu devi stare serena!”. Non potevo respirare, ma di colpo ho sentito un soffio d’amore che, dal naso, mi riempiva i polmoni e allora ho capito che era il soffio d’amore di Gesù!».

TUTTI INSIEME, FINALMENTE-  «In quell’attimo mi sono svegliata – continua Ivana – e mi sono accorta che non avevo più Rebecca dentro di me». È il suo primo pensiero ed è angosciante, perché Ivana non sa che ha già partorito. «È stata la più brutta esperienza della mia vita!», dice. Poi, il professor Pintaudi, che l’ha seguita minuto per minuto, la tranquillizza, le parla della figlia, di suo marito Paolo che ha scattato le foto di Rebecca nell’incubatrice. È solo allora, quando ha di fronte le prime immagini di sua figlia, che Ivana si rende conto che le è successo qualcosa di soprannaturale.

IL RISVEGLIO OPERA SOVRANNATURALE- «Ho capito – dichiara – di aver ricevuto il soffio divino di Gesù. È stato lui che mi ha fatto risvegliare. Poi i medici hanno continuato l’opera di Dio». E ciò che sembra ancora più sorprendente è che la paziente non abbia subìto danni cerebrali. Per ora il professor Pintaudi non riesce a capire il perché di quell’emorragia e certo Ivana dovrà controllarsi, ma ormai il pericolo sembra lontano. E lei non ci pensa: l’unica cosa che conta oggi è che la sua famiglia sia di nuovo unita e che lei potrà occuparsi di Giuditta e di Rebecca come una mamma dolce e presente, benedetta dalle preghiere (e da uno straordinario miracolo) di Papa Wojtyla.

Luigi Mariani per Miracoli

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