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Strage di Erba, le nuove bufale di Quarto Grado

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Sulla strage di Erba, Quarto Grado continua la sua campagna colpevolista. Nell’ultima puntata si è messa in dubbio la bontà della consulenza sulla corrente e si è inventato di sana pianta un nuovo indizio

strage di erba
Da video

Sul modo in cui il caso della strage di Erba sia stato trattato negli anni dalla trasmissione Quarto Grado, ho già avuto modo di scrivere le poche volte in cui sono incappato nella visione del programma: dagli atti negati alle bufale passate per notizie vere.

La trasmissione è condotta da Gianluigi Nuzzi, il quale non ha mai nascosto il suo orientamento sulla vicenda, nemmeno sui social. Per essere molto chiari, il 30 aprile 2019, dopo che Rosa Bazzi diede la propria versione dei fatti del suo video girato con lo psichiatra Massimo Picozzi, consulente proprio di Quarto Grado, Nuzzi scrisse su Facebook:

«Amiche e amici, l’attacco dell’assassina Rosa Bazzi a Massimo Picozzi va preso come il disperato tentativo di una ergastolana pluri-omicida di far breccia nel muro del carcere, puntando alla revisione del processo. Signora Rosa si rassegni questo non accadrà, inutile attaccare persone perbene. Chi poi da’ il megafono beh… fa intrattenimento, l’informazione e’ altra cosa. A Massimo la stima e l’affetto di sempre ma nemmeno ce n’è bisogno».

nuzzi strage di erba

I fatti gli hanno dato torto sulla revisione. E ovviamente nessuno vuole togliergli le sue convinzioni.

Ma desta perplessità che un caso tanto delicato, in cui peraltro oggi i condannati sono tornati imputati, venga affrontato in una trasmissione dove, oltre ad esserci un conduttore e giornalista apertamente schierato, vi sono due consulenti del programma che furono anche parti processuali: lo psichiatra Massimo Picozzi era il consulente della prima difesa il cui video di Rosa finì però nel fascicolo del pubblico ministero e orientò l’opinione pubblica sulla responsabilità dei coniugi.

La macchia 2D nella strage di Erba

Se lo psichiatra si astiene dal commentare la vicenda in tv, l’altro consulente del programma, il generale Luciano Garofano, invece entra nel merito. All’epoca Garofano era consulente dell’accusa come comandante del Ris. Solo che, al posto di difendere il proprio operato (il Ris nulla trovò di Olindo e Rosa sulla scena del crimine e nulla delle vittime in casa loro), difende quello del brigadiere Carlo Fadda, che non era al servizio del Ris e che asserì di aver trovato una macchia di sangue mai documentata sulla Seat dei coniugi.

Per fare quest’ultima operazione, a Quarto Grado il generale mostra soltanto alcuni dei moltissimi dubbi sollevati dalla difesa sull’operato del brigadiere e mai entrati a processo, come se quelli fossero tutti: se non li conosce tutti farebbe bene a non parlarne per non fare disinformazione. Se li conosce, dovrebbe esporli tutti, per la stessa ragione. Invece no. Ne mette un paio, manco fossero sviste.

Ma quando, nella penultima puntata il direttore di Gente Umberto Brindani gli chiede se nella sua, di relazione, avesse invece trovato tracce di sconosciuti nel palazzo della strage, Garofano non ricorda e dice che no, «tracce biologiche» a sua memoria non ne furono trovate. Ma Brindani aveva semplicemente chiesto tracce, non tracce biologiche. E, guardacaso, nella relazione del Ris si parla della traccia 2D, impronta di utilità dattiloscopica (che vedete qui sotto), che fu lasciata sul sangue e che non apparteneva nè alle vittime, nè agli imputati, nè ad altri ufficialmente entrati sulla scena del crimine. Come fa Garofano a non ricordarlo?

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Strage di Erba, le bufale di Quarto Grado

Sul sito vi abbiamo mostrato l’imbarazzante schemino che la trasmissione mandò in onda nel 2019, dopo che i giornalisti del programma avevano approfondito il verbale di perquisizione dell’auto di Olindo sostenendo – in seguito a certosina ricerca – che uno dei carabinieri firmatari del verbale, Vito Rochira, non fosse mai salito sul luogo della strage: abbiamo pubblicato qui il verbale che li smentiva, per quanto fosse pacificamente in atti. Atti che il programma avrebbe serenamente potuto consultare. Cosa che invece, evidentemente, non fece.

Sul podcast Il grande abbaglio, nel nostro canale Youtube, abbiamo anche raccontato di quante puntate dedicarono a Quarto Grado alle foto della strage fatte vedere dai pm ai coniugi: il 26 aprile 2019, a Carmelo Abbate che gli faceva presente che la coppia aveva visto le fotografie della strage, Nuzzi non solo lo negava, ma s’inventava di sana pianta il dettaglio che all’epoca non fossero disponibili le foto: «Non ci sono le fotografie all’epoca, arrivarono dopo le fotografie».

Eppure, a Quarto Grado, sarebbe bastato vedere la requisitoria del pm Massimo Astori che lo ammetteva: davanti a Rosa, mentre confessava, c’erano le foto della strage.

Oppure, sarebbe bastato guardarsi il verbale del 6 giugno 2007 in cui era lo stesso magistrato a dire che sia a Olindo che a Rosa erano state mostrate le foto.

Invece, a Quarto Grado proseguirono nel fingere che questo fosse un giallo. Il 3 maggio 2019, ancora Nuzzi diceva: «Vorremmo capire se queste fotografie sono state mostrate o no?»

Sicchè, anzichè guardarsi gli atti, andarono a chiederlo a Pietro Troiano, primo difensore d’ufficio della coppia, che ovviamente mentì: «Ero presente, non ricordo delle fotografie, ero presente questo non posso assolutamente dimenticarmelo perché sono stato presente per tutto il periodo degli interrogatori».

Potete rivedere tutto qui sotto:

I consumi elettrici, altra sbandata di Quarto Grado

Il problema è che se non ci fossero state Le Iene a smentirli ogni volta dalla stessa casa di Mediaset, queste reiterate bufale passate per notizie da Quarto Grado, starebbero ancora in piedi, perchè non vi è eco mediatica superiore a quella della tv. E questo diventa un serio problema in un caso in cui è aperta la revisione, i condannati sono tornati imputati e il conduttore del programma è anche apertamente colpevolista, peraltro in un’azienda in cui il garantismo era il principio politico cardine del suo fondatore.

Nell’ultima puntata si è messa addirittura in dubbio la bontà della consulenza sulla corrente elettrica che documentava la presenza di persone in casa. Eh, bisogna vedere quali elettrodomestici c’erano e quanto consumavano, dicono. Ma vah? Perchè forse loro pensano che l’ingegner Paolo Rabitti, consulente della difesa, si sia limitato a guardare i tabulati dell’Enel.

Tanto che l’esperto che consultano nel programma dice che mancano i dati degli elettrodomestici. Invece, i dati, ci sono tutti. E di tutti gli elettrodomestici, con i consumi dell’epoca. A Quarto Grado non lo sanno, evidentemente. Ma loro fanno, come dice Nuzzi, informazione, mica intrattenimento.

Il cane di Valeria Cherubini

Ma la cosa più imbarazzante è stato il nuovo sospetto sui coniugi, che nemmeno a Como si azzardarono a sollevare. Chiede Nuzzi: «Come fa allora Olindo a dire che la Cherubini era tornata col cane quella sera?»

Beh, allo stesso modo in cui avrebbe potuto saperlo Nuzzi: guardando i giornali e le tv. Nei giorni immediatamente successivi alla strage un avvocato raccontò di aver incontrato Valeria durante la passeggiata con il cane. Puntualizzò perfino l’ora: le 20,16. La notizia uscì ovunque. Solo Nuzzi non lo sa ancora.

I giornalisti che seguirono il caso dall’inizio

Da quando si è aperta la revisione è tutto un fiorire di giornalisti che la sanno lunga perchè loro “il caso lo hanno seguito fin dall’inizio”. E sanno che Olindo e Rosa conoscono «dettagli che solo gli assassini potevano conoscere». Solo che quando devono indicarli, questi dettagli, i segugi della stampa non li sanno. E citano i libri bruciati sul letto: ma era un dettaglio uscito su tutti i giornali due giorni dopo la strage. Allora citano il fatto che la corrente fosse staccata: ma era un dettaglio già riportato sull’istanza di fermo e comunicato dai pm agli indagati (che invece insistevano nel dire che la luce ci fosse).
Quindi arrivano a dire che Olindo e Rosa non potessero sapere che Paola Galli era arrivata con la Lancia K: ma era un dettaglio che conoscevano tutti dalla notte stessa, riportata anche in alcune sommarie informazioni e nelle intercettazioni della coppia.

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Resta una domanda: come mai i giornalisti che seguirono il caso fin dall’inizio attesero che fossimo io e Felice Manti a rivelare il 22 novembre 2007 su Il Giornale che Mario Frigerio la prima volta che aveva parlato con un pm aveva riconosciuto un uomo olivastro?
Che cosa avevano seguito in quegli undici mesi se non le veline degli inquirenti, limitandosi a leggere l’istanza di fermo dei coniugi?
Ma questi segugi della porta accanto non si vergognano neanche un po’?

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Molto presto avremo modo di parlare di tutto questo in un nuovo libro. Di questo e, ovviamente, di molto, molto altro.

Edoardo Montolli

Per altre bufale sulla strage di Erba emerse negli anni sui quotidiani e in tv, ecco alcuni link:

Quarto Grado e la strage di Erba: le verità non raccontate in tv

Strage di Erba, la ricostruzione grossolana del Corriere della Sera

A dieci anni dalla strage di Erba, la ricostruzione “imperfetta” del Corriere della Sera

Strage di Erba, gli audio mai entrati a processo a Le Iene e l’imbarazzante impreparazione dei giornalisti

La strage di Erba e l’imbarazzante articolo di Selvaggia Lucarelli: quando le fantasie diventano notizie

Strage di Erba, l’ultima bufala del Corriere della Sera: le impronte di Olindo sul contatore

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PER APPROFONDIRE

  1. Il libro IL GRANDE ABBAGLIO – CONTROINCHIESTA SULLA STRAGE DI ERBA, di Felice Manti e Edoardo Montolli – GUARDA
  2. Il podcast di Fronte del Blog, con documenti e audio esclusivi – YOUTUBE | AUDIBLE | SPOTIFY | APPLE PODCASTS
  3. Lo speciale di Fronte del Blog sulla strage di Erba – GUARDA
  4. Lo speciale de Le Iene sulla strage di Erba – GUARDA
  5. Lo speciale del settimanale Oggi sulla strage di Erba – GUARDA
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Edoardo Montolli

Edoardo Montolli, giornalista, è autore di diversi libri inchiesta molto discussi. Due li ha dedicati alla strage di Erba: Il grande abbaglio e L’enigma di Erba. Ne Il caso Genchi (Aliberti, 2009), tuttora spesso al centro delle cronache, ha raccontato diversi retroscena su casi politici e giudiziari degli ultimi vent'anni. Dal 1991 ha lavorato con decine di testate giornalistiche. Alla fine degli anni ’90 si occupa di realtà borderline per il mensile Maxim, di cui diviene inviato fino a quando Andrea Monti lo chiama come consulente per la cronaca nera a News Settimanale. Dalla fine del 2006 alla primavera 2012 dirige la collana di libri inchiesta Yahoopolis dell’editore Aliberti, portandolo alla ribalta nazionale con diversi titoli che scalano le classifiche, da I misteri dell’agenda rossa, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti a Michael Jackson- troppo per una vita sola di Paolo Giovanazzi, o che vincono prestigiosi premi, come il Rosario Livatino per O mia bella madu’ndrina di Felice Manti e Antonino Monteleone. Ha pubblicato tre thriller, considerati tra i più neri dalla critica; Il Boia (Hobby & Work 2005/ Giallo Mondadori 2008), La ferocia del coniglio (Hobby & Work, 2007) e L’illusionista (Aliberti, 2010). Il suo ultimo libro è I diari di Falcone (Chiarelettere, 2018)

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