Lo pneumologo Giuseppe De Donno, un cui primo studio sarà pubblicato da Andrology, è stato ascoltato alla commissione Salute di Palazzo Madama: “A Mantova tutti guariti. Sconcertato per la scelta di Pisa come capofila della sperimentazione nazionale. Il governatore della Toscana mi vuole denunciare? Mi pare gravissimo, ma la scienza non ha paura delle querele”. Ecco l’imperdibile audizione…
È un Giuseppe De Donno scatenato quello che appare collegato in diretta streaming con la commissione Salute del Senato per parlare del plasma iperimmune nella lotta al coronavirus.
LA RIVISTA SCIENTIFICA
Lo pneumologo mantovano ha incassato l’ok alla pubblicazione da Andrology per un lavoro svolto insieme ai colleghi del Careggi di Firenze sugli effetti del coronavirus nella sessualità e sugli ormoni maschili. In attesa di altre, prossime pubblicazioni, finalmente sentito dalle istituzioni, ne ha per tutti: virologi, Istituto Superiore della Sanità, Aifa. E risulta tanto convincente che, al momento delle domande, c’è chi lo definisce vittima di mobbing. E il senatore Ciampolillo si spinge oltre: «Le chiedo scusa a nome del ministro Speranza e degli asseriti scienziati».
A MANTOVA TUTTI GUARITI
De Donno fa anzitutto presente che dei pazienti mantovani arruolati in sperimentazione, tutti sono guariti e tornati a casa. Tutti. Ha continuato a vederli anche fuori dal protocollo «e non ci sono stati casi di recrudescenza». Di più. Dice che con l’autorizzazione del comitato etico ha sottoposto a plasmaterapia un collega 28enne affetto da agammaglobulinemia, ossia una malattia che non fa produrre anticorpi: «Era gravissimo, se lo avessimo intubato si sarebbe infettato coi germi che inevitabilmente circolano. In 24 ore col plasma è stata ridotta la ventilazione, alla seconda dose è stato sospeso l’ossigeno ed è tornato a casa».
Plasma iperimmune, davvero il governatore toscano vuol querelare Giuseppe De Donno? – GUARDA
IL VIRUS ANCORA PERICOLOSO
Poi riflette sul virus: «Io quando sento dei virologi dire che questo virus ha perso della virulenza, io chiedo sempre: dov’è il virometro? Quale parametro usiamo per dire che questo virus ha perso potenza? Io continuo ad avere pazienti che si ammalano gravemente. Sono di meno, grazie al lockdown messo in atto, ma il virus circola. Per cui ora dobbiamo potenziare le misure di protezione. Dobbiamo stare molto attenti, guardiamo a quello che è successo in Germania, passata da R0,7 a R 1,4».
Plasma iperimmune, da Pisa la risposta a Giuseppe De Donno: “Mettere da parte campanilismi” – GUARDA
GLI ATTACCHI
E siamo al racconto degli attacchi subiti: «È stato detto che noi abbiamo utilizzato una metodica che non aveva alle spalle uno studio randomizzato e controllato. Ma è ovvio: questo è il primo studio al mondo di questo tipo, è registrato dal 26 marzo e quella registrazione è marmo scolpito. Noi siamo stati capofila. Chiunque potrà dire la sua, ma sarà sempre secondario a quello che hanno fatto Mantova e Pavia». Peraltro, aggiunge «nessun farmaco utilizzato nella pandemia aveva alle spalle studi randomizzati, com’è normale che sia in una situazione del genere».
Plasma iperimmune, Giuseppe De Donno: “Così la politica ha prevalso sulla scienza”- L’INTERVISTA
LE BAGGIANATE DEGLI SCIENZIATI
Così, spiega: «Ho dovuto prostituirmi alle televisioni io che sono una persona molto schiva per far sì che il plasma venisse sdoganato. Perchè c’è stata una resistenza. E venivamo relegati a mezzanotte a parlare per pochi secondi… In prima serata andava invece il solito virologo. Mi piacerebbe sapere se questi scienziati siano pagati dalle tv, perché io, che sono andato gratis, da parte mia ho rinunciato pure alla libera professione. Perché la scienza deve essere libera e gratuita».
Ed ecco il punto: «La cosa che mi meraviglia è questo iniziale accanimento contro l’utilizzo del plasma iperimmune da parte di molti scienziati, che hanno detto delle baggianate tra le più grandi che uno scienziato possa mai sentire». Ad esempio: «È stato detto che il plasma è costoso. Ma come fa ad essere costosa qualche cosa che viene donata grautitamente con grande generosità? E per quanto riguarda la disponibilità, posso dire che con una dose di plasma del donatore riusciamo a trattare due pazienti. Ogni donatore può, quindi, far guarire due pazienti. Il problema della disponibilità del plasma è pertanto del tutto secondario se noi lavoriamo da subito sui pazienti guariti». Dice di ammirare il fatto che Luca Zaia il governatore del Veneto abbia deciso di allestire subito una banca del plasma, una cosa che, auspica, dovrà fare anche la Lombardia perchè «è imparagonabile quello che è successo in Lombardia con quanto successo nelle altre regioni».
LA SPERIMENTAZIONE DI PISA
Sulla scelta di Pisa come capofila della sperimentazione sul plasma, De Donno torna due volte. Nella prima dice che il protocollo di Mantova e Pavia ha avuto endorsement dalle ambasciate di mezzo mondo e che ora è copiato in tutto il mondo. I risultati saranno presto pubblicati. Ma su Pisa, almeno «io mi aspettavo che l’Iss contattasse il nostro ospedale, perché Mantova è il centro che ha arruolato più pazienti. Invece ci hanno contattato enti esteri molto più importanti, ma l’Iss no. E questo è avvilente. Adesso siamo partiti con altre sperimentazioni». E avverte: «La sperimentazione di prima fase che è partita adesso a Pisa è una sperimentazione vecchia. Bisognava partire con una seconda fase». E quando gli chiedono se abbia capito il perchè la scelta sia caduta proprio su Pisa, risponde: «Non lo so. Sono rimasto sconcertato. Ho saputo che il governatore della Toscana Enrico Rossi vorrebbe querelarmi e questo mi pare gravissimo, ma la scienza non ha paura delle querele. La politica non deve entrare nella vicenda, perché questi sono protocolli scientifici. Pavia doveva essere unica capofila, io mi metto da parte. Pisa non ha una casistica alle spalle e a nulla vale che sia appoggiata da cinque regioni che non sono state minimamente colpite rispetto alla Lombardia. La sperimentazione doveva restare in questa regione. Ce lo spiegheranno il perchè, ma di certo non ci sono motivazioni scientifiche».
L’ANNUNCIO DI QUERELA
A Radio 24, il governatore toscano Enrico Rossi ha confermato: «Ho dato le carte all’avvocatura». Ma se ci si aspettava eventualmente una mossa di Rossi in difesa dell’immagine dell’Auop di Pisa, le motivazioni che adduce il governatore spiazzano: «Se continua a dire che c’entra la politica… io non c’entro assolutamente, ho fatto visita al centro di Pisa per congratularmi per il progetto che stavano facendo, e soprattutto per la capacità di aver messo in rete tante regioni: questa è la particolarità, il successo che sta dietro alla scelta dell’Iss». E Rossi vuol sapere «a quale politica si riferisce, a quella regionale? Non c’entriamo assolutamente nulla. In questo paese chi perde un concorso dà la colpa alla politica. Non è sempre vero». Ma nessuno, crediamo, ha mai insinuato qualcosa del genere. Nessuno può nemmeno lontanamente ipotizzare che la Toscana abbia tanto potere da portare a sè una sperimentazione tanto delicata. È evidente a chiunque che se lo pneumologo ha parlato di «scelta politica», si riferiva ad una scelta operata molto più in alto. – TUTTO SUL PLASMA IPERIMMUNE
Gli ultimi libri di Edoardo Montolli