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Filippo Turetta, nella mente dell’assassino

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Il celebre criminologo Carmelo Lavorino analizza ciò che può essere scattato nella mente di Filippo Turetta per spingerlo al delitto di Giulia Cecchettin

È questo il tema della rubrica settimanale su Cronaca Vera e in esclusiva online su Fronte del Blog

carmelo lavorino
Carmelo Lavorino

Come è stato possibile che un “essere umano” conosciuto come ragazzo mite, servizievole, dopo un “evento che gli arreca turbamento” sia arrivato improvvisamente a fare quello che l’assassino di Giulia ha fatto? Una violenza distruttiva che Filippo ha distribuito in diverse fasi temporali, su luoghi diversi e con modalità logistiche ed esecutive diverse, utilizzando pugni, schiaffi, calci, pugnalate, manipolazione del corpo. Una violenza non bloccata dai freni inibitori, ma esplosa e in escalation distruttiva, che ha seguito lo schema “distruggere – vendicarsi – gratificarsi”.

Non tento di argomentare se ci troviamo di fronte a un omicidio d’impeto, premeditato, preordinato, fantasticato o immaginato, sull’intensità e sul continuum di tali caratteristiche: tento solo di spiegarmi cosa si sia verificato in quel nero segmento spazio-temporale di ferocia, il come ciò sia successo e il suo perché.

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giulia cecchettin filippo turetta
Giulia Cecchettin e Filippo Turetta

Filippo era ormai schiavo dell’ossessione malata di avere perso l’oggetto amato e ha reagito bestialmente al torto subìto (obbedendo alla rabbia che lo pervadeva a intermittenza), alla delusione dei suoi progetti crollati, all’odio verso la persona che gli procurava stress, alla vendetta per lavare l’insulto patito.

Filippo è stato dominato dalla belva interiore crudele e amorale: il male è diventato la risposta della sua mente incapace di avvertire emotivamente il dolore altrui, così arrivando a fare eruttare il sangue in tutti i crateri del suo vulcano di morte.

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Non a caso ho usato le locuzioni “essere umano” ed “evento che arreca turbamento”: l’essere umano ha i freni inibitori che gli bloccano gli impulsi, gli stimoli, gli atti reattivi violenti e distruttivi e le emozioni. Ma non sempre questi freni funzionano: allora ha il sopravvento il coccodrillo dormiente nelle parti arcaiche del cervello, sempre pronto ad aggredire e a uccidere. Purtroppo questa volta i meccanismi di autocontrollo che regolano ed estinguono i desideri di vendetta distruttiva non sono stati mediati-bloccati dalla corteccia cerebrale.

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Come ho scritto diverse volte, nell’assassino di Giulia ha avuto il sopravvento il bambino crudele ed egoista nascosto nella fogna comportamentale. E così quest’ultimo ha distrutto il “giocattolo” amato che stava perdendo.

Filippo inconsciamente ha attuato un suicidio speculare salvando se stesso, ma colpevolizzando e distruggendo la “sua donna” che lo rifiutava e lo abbandonava, che gli distruggeva il mondo sognato uccidendo il “loro rapporto” al quale lui non voleva rinunciare.

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Questo è stato il modello decisionale della triade assassina “Filippo essere umano + Bambino crudele egoista + Coccodrillo assassino dormiente” dove i tre assassini si alternano:

ho ricevuto l’offesa finale che mi ha fatto soffrire aldilà di ogni sopportazione e che rappresenta la goccia finale che ha fatto traboccare il vaso delle mie sofferenze >non mi funzionano i freni inibitori e i meccanismi di controllo >devo vendicarmi e devo punirla >comincio a colpire, lei grida e reagisce, osa resistermi, lei è in terrore e mi odia, allora devo punirla, addirittura osa fuggire dalla macchina, allora la inseguo e la punisco >continuo a colpire, lo faccio col coltello, lei grida, sanguina, non posso fermarmi altrimenti io comprendo l’enormità di quello che ho fatto, allora continuo a colpirla e la distruggo >entro in rito appetivo nei colpi e nella continuazione della punizione >l’ho riportata all’obbedienza, l’ho caricata, ora la trasporto, poi la scarico.

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Filippo ha deumanizzato la povera Giulia, l’ha resa un fantoccio, l’ha trasportata, manipolata, scaricata e buttata in un dirupo, si è dato alla fuga: 1) atti di modus operandi schiavi dell’odio, della rabbia e della vendetta; 2) atti di matrice psicologica per soddisfare i bisogni intimi del bambino crudele ed egoista e del coccodrillo assassino; 3) atti di fuga sconclusionati e puerili.

Sicuramente Filippo ha un fortissimo disturbo mentale, sarà la Giustizia a doverlo individuare e definire… però la povera Giulia è morta terrorizzata e soffrendo.

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Carmelo Lavorino per Cronaca Vera

 

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Carmelo Lavorino

Carmelo Lavorino, criminologo investigativo e criminalista, profiler ed analista della scena del crimine, è fondatore e direttore del CESCRIN (Centro Studi Investigazione Criminale) e della rivista DetectiveCrime. Già docente universitario in "Tirocinio sopralluogo e scena del crimine" e in “Protezione delle istituzioni, persone ed eventi” presso l'Università di L'Aquila al Corso di Laurea Scienze dell'Investigazione. E' relatore presso Master Universitari e di alto livello. Si è interessato di oltre 200 casi d'omicidio, fra cui i delitti del Mostro di Firenze e del processo a Pietro Pacciani, di Via Poma vittima Simonetta Cesaroni, del serial killer Donato Bilancia, di Cogne vittima Samuele Lorenzi, di Arce (sia per la difesa di Carmine Belli, sia per la difesa della famiglia Mottola), del piccolo Tommaso Onofri, di morti equivoche e di omicidi camuffati da suicidi come le morti di Viviana Parisi e Gioele Mondello (Giallo di Caronia), di Glenda Alberti, di Claudia Agostini, di Marcella Leonardi, di Rodolfo Manno, del brig. Salvatore Incorvaia, di cold cases, rapine e violenze sessuali. È specializzato in investigazione criminale, esame ed analisi della scena del crimine e del modus operandi del soggetto ignoto autore del crimine, organizzazione e coordinamento di Pools tecnici e investigativi, management dell'investigazione criminale, BPA (Bloodstain Pattern Analysis – Analisi dello schema di formazione delle macchie di sangue), analisi criminali sistemiche. E' creatore del Metodo MOCCI (Modello Operativo Criminalistico Criminologico Investigativo) e dell'ACCISF (Analisi Criminalistica Criminologica Investigativa Sistemica Forense).

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