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“Il Mostro di Firenze? Era uno solo”

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Parla uno dei massimi esperti sulla vicenda del Mostro di Firenze, che da tredici anni ha ristudiato da zero le carte dell’inchiesta e ha pubblicato un libro

Antonio Segnini racconta l’esito delle sue indagini al giallista Rino Casazza. Ecco cosa ha spiegato al nostro settimanale

mostro di firenze

Antonio Segnini appartiene alla categoria dei “mostrologi”, coloro che, insoddisfatti dalla soluzione giudiziaria del caso del Mostro di Firenze, che vede come colpevoli i “compagni di merende”, hanno studiato le carte dell’indagine e dei processi, nonché i testi giornalistici e di saggistica specializzata che si occupano dell’argomento, alla ricerca di una plausibile soluzione alternativa.

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Segnini ha svolto questa attività dal 2010 fino ad oggi, diventando uno degli esperti più noti nel campo. Ha aperto un blog e un canale youtube dedicati, entrambi molto seguiti, pubblicando quest’anno i risultati del lavoro svolto nel libro “Quando sei con me il Mostro non c’è – Il Mostro di Firenze fuori dal buio”.

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Particolarmente meticolose sono le analisi sulla dinamica di tutti gli otto duplici omicidi attribuiti al Mostro, in alcuni casi ancor oggi non chiara per molti aspetti.

L’ultimo, avvenuto in via degli Scopeti a San Casciano Val di Pesa nel settembre 1985, è tornato alla ribalta per l’affacciarsi dell’ipotesi che la scena criminis sia stata inquinata da una messinscena, nonché per le istanze giudiziarie proposte dai congiunti delle due vittime, tese a ottenere indagini più accurate.

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«Premetto – dice Segnini – che la teoria di uno ‘staging’ sul luogo del delitto non mi convince. Essa infatti presuppone l’esistenza, dietro i delitti del Mostro, di un complotto coinvolgente più persone e forze oscure intervenute a vario scopo, difficile da realizzare prima ancora che da dimostrare. Comunque, mancano elementi sicuri a sostegno».

mostro di firenze
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Alcuni ricercatori affidabili, Loris Martinelli e Dario Quaglia, di recente hanno messo in evidenza diverse anomalie nell’omicidio degli Scopeti. Ad esempio, tra gli oggetti appartenenti alle vittime, una coppia di campeggiatori provenienti dalla Francia, non c’era nemmeno una bottiglia d’acqua, elemento insolito per chi sostava in un luogo privo di servizi per di più in un periodo di gran caldo. Ancor più strano che nei loro portafogli fossero stati rinvenuti solo franchi francesi. C’è poi l’assenza, o comunque la mancata documentazione, di tracce di sangue sia dentro la tenda dove i due furono raggiunti da vari colpi di pistola – circostanza questa segnalata dall’avvocato Vieri Adriani – che sul percorso compiuto dalla vittima maschile nel suo purtroppo inutile tentativo di fuga.

«Mi pare si tratti di circostanze spiegabili senza dietrologie, superando un complottismo che si nutre di ogni apparente anomalia. Tutto ci parla di campeggiatori improvvisati, i due si erano messi in viaggio all’avventura seguendo un iter estemporaneo, da innamorati girovaghi. Poiché credo abbiano trascorso in quella piazzola solo la notte in cui furono uccisi – e che quella fosse anche la loro intenzione – non mi sembra così strano che avessero finito l’acqua bevendola e gettandone la bottiglia nel tornare in auto alla tenda dopo aver cenato a una sagra. Allo stesso modo, si può pensare che avessero sbadatamente finito banconote e spiccioli italiani, riservandosi di procurarseli il giorno dopo. Quanto alle tracce di sangue, le pallottole usate per l’omicidio, calibro 22, pur letali se penetrano organi vitali, non provocano copiosi schizzi di sangue. I piccoli gocciolamenti all’esterno della tenda, poi, possono essere stati assorbiti dal terreno poroso, nei ben quasi tre giorni trascorsi tra il delitto e la scoperta dei cadaveri».

Rimane il problema dei bossoli trovati davanti all’ingresso della tenda. Secondo molti, se l’assassino avesse sparato da quel punto, non potrebbero trovarsi lì.

«Credo di aver risolto questa contraddizione. Il Mostro, per me un’unica persona della quale – come spiego nel mio libro – sono convinto di aver scoperto l’identità: ha attaccato accucciandosi davanti all’entrata della tenda. Aveva una buona visibilità delle sagome delle vittime perché dentro c’era una lampada accesa. Vero che se avesse sparato impugnando la pistola verticalmente al suolo i bossoli avrebbero dovuto essere espulsi a destra e dietro di lui, ma anche da altri indizi ritengo che l’omicida fosse mancino, o comunque ambidestro, e impugnando l’arma con la sinistra l’abbia tenuta, in modo naturale per un mancino accucciato, girata verso destra, con il calcio quasi parallelo al suolo. Così, i bossoli sono stati espulsi verso terra, infossandosi nel terreno, indistinguibili a prima vista. Infatti, solo il metal detector è riuscito a scoprirli».

Cosa sarebbe successo poi?

«Il Mostro, convinto di aver ucciso i due, si è preso una pausa per controllare che intorno fosse tutto tranquillo, considerando la vicina presenza di una strada asfaltata. Il povero ragazzo francese però, rimasto sotto il corpo inerte della compagna, era stato solo ferito lievemente. Approfittando della momentanea distrazione dell’assassino, è riuscito a scappar fuori dalla tenda, a torso nudo, reggendosi i pantaloni che indossava slacciati. Il Mostro, sbilanciato dal probabile scontro, gli ha sparato alcuni colpi, uno dei quali l’ha ferito molto dolorosamente al gomito. Esaurito il caricatore, l’omicida ha dovuto continuare il massacro all’arma bianca. Ha atteso al varco la vittima, all’uscita di un corridoio tra le siepi in cui, disorientata, si era infilata, e l’ha aggredita a colpi di pugnale, finendola brutalmente. Poi è tornato alla tenda, per estrarre solo le gambe della donna e praticarle le mutilazioni caratteristiche del suo modus operandi. Spinto il cadavere di nuovo all’interno della tenda, forse l’ha parzialmente chiusa in modo da non suscitare sospetti in chi fosse passato da quelle parti. Poi si è occupato del cadavere dell’uomo, trascinandolo tra i cespugli dopo avergli sfilato del tutto i calzoni».

Lo speciale di Fronte del Blog dedicato al Mostro di Firenze – QUI

L’intervista video sul Mostro di Firenze ad Antonio Segnini:

Rino Casazza per Cronaca Vera

Guarda gli ultimi libri di Rino CasazzaQUI

 

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