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“IL MIGLIOR GIOCO”: UN GIALLO IMMERSO NELL’ AFFASCINANTE MONDO DEGLI SCACCHI

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Non tutti sanno che Edgar Allan Poe, ne “I delitti della Rue Morgue“, primo racconto poliziesco della storia, stronca il gioco degli scacchi. 

Il grande scrittore di Boston mette in bocca al narratore e suo alter ego un giudizio tranciante: gli scacchi, per la loro incontrollabile varietà, non permetterebbero un ragionamento lineare.

Chi volesse allenare quella che egli definisce “capacità analitica”, e poi diventerà, con le indagini  Sherlock Holmes narrate da Conan Doyle, “logica deduttiva”, arma fondamentale dell’investigatore alle prese con un delitto misterioso, non dovrebbe dedicarsi al dispersivo gioco degli scacchi, ma a quello della dama. 

Dove, con adeguata concentrazione, si può scegliere la sequenza di mosse più precisa.

Che il gioco degli scacchi contempli un numero di possibilità, o “varianti” come le si definisce nel gergo scacchistico, enormemente superiore a quello della dama, è indubitabile.

Ciò dipende dal fatto che nella dama i pezzi sono solo due, Pedina e Dama, e standardizzato  il loro movimento sulla scacchiera , mentre negli scacchi i pezzi sono ben 6 (Re, Dama, Pedone, Alfiere, Cavallo e Torre), tutti con peculiarità di movimento.

Tuttavia, chi pratichi o abbia una minima conoscenza degli scacchi sa bene che la loro varietà sconfinata non impedisce, ed anzi richiede rigore e profondità di ragionamento. Per vincere bisogna comprendere e padroneggiare meglio dell’avversario il complesso sviluppo della partita.

Stupisce quindi lo sprezzo con cui Poe, uomo intelligentissimo ed anzi geniale, tratta gli scacchi, liquidandoli come dominio della casualità e della confusione.

Basta però conoscere la storia del gioco per scoprire l’arcano.

Poe scrive  “I delitti della Rue Morgue” nel 1841, in piena epoca pionieristica, o “romantica” degli scacchi.

Al tempo, i giocatori erano soprattutto artisti ricchi di estro e di fantasia.

Mancava uno studio sistematico delle posizioni, e ci si preoccupava unicamente di  prevalere gettandosi con veemenza all’attacco del re avversario.

Le partite, riviste con gli occhi di oggi, erano guazzabugli confusi. 

Di bello c’era solo la conclusione, che vedeva uno dei due contendenti sacrificare il grosso delle sue truppe in uno spettacolare assalto alla baionetta che portava allo “scacco matto”.  

Tipico esempio la partita giocata nel 1851 dal tedesco Anderssen contro il lettone Kieseritzsy, soprannominata “Immortale”.

Poe, come si sa, muore prematuramente, appena quarantenne, nel 1949.

La sua bocciatura degli scacchi va dunque collocata storicamente.

Solo con l’avvento del grande Wilhelm Steinitz, che diventò il primo campione del mondo nel 1886, in un match memorabile con Johannes Zukertort, ci fu un’evoluzione verso  l’inquadramento sistematico del gioco e lo studio approfondito delle sue molteplici sfaccettature, facendolo diventare la rigorosa disciplina di pensiero che è ai giorni nostri.

Questo match, non a caso, fa da sfondo al racconto “Sherlock Holmes, Auguste Dupin e il match del secolo che oltre ad essere un apocrifo “holmesiano” è, di fatto, cronologicamente, essendo ambientati gli altri tre nei primi anni del 1900, il primo dei miei apocrifi “dupiniani”.

Ricordo che l’apertura di questo filone si deve ad Andrea Carlo Cappi, con il suo “Il gioco della dama, scritto nel 2012. Cronologicamente, svolgendosi la storia nel 1900, è il secondo apocrifo di Auguste Dupin.

Veniamo a “Il miglior gioco”, il terzo.

Come si capisce dal titolo, il romanzo è incentrato sulla “querelle” sollevata da Poe ne “I delitti della Rue Morgue”: cos’è meglio, per un investigatore logico-deduttivo, praticare la dama o gli scacchi?

Sono sicuro che Poe, se fosse vissuto sino agli ultimi due decenni del 1800, di fronte alla “rivoluzione steinitziana” avrebbe cambiato idea.

Così, il suo personaggio, riportato in scena nel 1901 alla veneranda età di novant’anni, nella Parigi della Bella Époque dove si tiene un grande torneo internazionale di scacchi, non può che fare ammenda rispetto al giudizio di sessant’anni prima, riconoscendo il pieno rigore logico-deduttivo di questo gioco. 

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Non solo: deve inchinarsi al suo maggior spessore rispetto alla dama. 

Tanto da dover prendere atto che per contrastare i piani del diabolico criminale trasformista soprannominato “Il Fantasma” non basta l’abilità di un giocatore di dama, ma ci vuole quella di un giocatore di scacchi.

Questo non è l’unico risvolto “scacchistico” de “Il miglior gioco”.

L’ ambientazione, come abbiamo detto, è  un torneo di scacchi che replica immaginariamente quello, vero, dell’anno prima conosciuto come “Torneo dell’Expo”, facendo rivivere il clima di queste manifestazioni e trasformando in personaggi della storia, non solo di contorno ma anche principali, alcuni dei più grandi campioni dell’epoca, come Emanuel Lasker, Amos  Burn, Frank Marshall, Carl Schlechter e Harry Nelson Pillsbury.

Il romanzo ricalca nella struttura l’andamento di una partita a scacchi, suddividendosi nelle stesse sue tre fasi: apertura, mediogioco e finale.

Infine il duello tra Dupin e il Fantasma imita, nel suo epilogo, un serrato e sorprendente scambio di mosse scacchistiche.

Rino Casazza

 

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Rino Casazza

Rino Casazza è nato a Sarzana, in provincia di La Spezia, nel 1958. Dopo la laurea in Giurisprudenza a Pisa, si è trasferito in Lombardia. Attualmente risiede a Bergamo e lavora al Teatro alla Scala Di Milano. Ha pubblicato un numero imprecisabile di racconti e 15 romanzi che svariano in tutti i filoni della narrativa di genere, tra cui diversi apocrifi in cui rivivono come protagonisti, in coppia, alcuni dei grandi detective della letteratura poliziesca. Il più recente è "Sherlock Holmes tra ladri e reverendi", uscito in edicola nella collana “I gialli di Crimen” e in ebook per Algama. In collaborazione con Daniele Cambiaso, ha pubblicato Nora una donna, Eclissi edizioni, 2015, La logica del burattinaio, Edizioni della Goccia, 2016, L’angelo di Caporetto, 2017, uscito in allegato al Giornale nella collana "Romanzi storici", e il libro per ragazzi Lara e il diario nascosto, Fratelli Frilli, 2018. Nel settembre 2021, è uscito "Apparizioni pericolose", edizioni Golem. In collaborazione con Fiorella Borin ha pubblicato tre racconti tra il noir e il giallo: Onore al Dio Sobek, Algama 2020, Il cuore della dark lady, 2020, e lo Smembratore dell'Adda, 2021, entrambi per Delos Digital Ne Il serial killer sbagliato, Algama, 2020 ha riproposto, con una soluzione alternativa a quella storica, il caso del "Mostro di Sarzana, mentre nel fantathriller Al tempo del Mostro, Algama 2020, ha raccontato quello del "Mostro di Firenze". A novembre 2020, è uscito, per Algama, il thriller Quelle notti sadiche.

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