NewssocietàSpettacolo

Un’altra catastrofe catartica, ma non sino in fondo: San Andreas, di Brad Peyton

(continua dopo la pubblicità)
(continua dopo la pubblicità)

Il cinema catastrofista, lo confesso, mi attira molto, come quello horror. Che tanti (sono in buona compagnia) prediligano storie che raccontano avvenimenti sgradevoli, da cui una persona sensata rifuggirebbe, è un’inspiegabile contraddizione. Ma solo in apparenza. Il maestro del brivido, Stephen King, nella prefazione a “A volte ritornano” scriveva che a tanta gente piace l’horror per lo stesso motivo per cui, quando c’è un incidente in autostrada, si formano code in entrambe le direzioni: quella di coloro che sono bloccati dai soccorsi alle auto coinvolte, e quella di quanti rallentano per osservare lo spettacolo dei corpi maciullati tra le lamiere contorte. Ebbene sì dobbiamo ammetterlo: se i sentimenti fondamentali dell’animo umano sono la gioia di vivere e la paura della morte, il cinema catastrofista, e quello horror, fanno leva su questa seconda in un modo paradossalmente catartico. Non c’è niente di meglio, per esorcizzare la morte, che vederla da vicino, nei suoi impressionanti dettagli, e poi potersi consolare che è tutta finzione. Così non ho timore di affermare che gli amanti del cinema catastrofista e dell’orrore, ben lungi dall’essere perversamente necrofili, o autolesionisti, amano la vita, forse troppo, al punto da aver bisogno di trasformare il suo contrario in una liberatoria finta anticipazione.
Venendo nello specifico al film “San Andreas” non posso che riconoscere l’ efficacia degli effetti speciali, che mettono davanti agli occhi realistiche immagini di uno degli eventi più terribili della vita sul nostro beneamato pianeta: i terremoti.
Scossoni squassanti, edifici che si sbriciolano, squarci che si aprono nella crosta terrestre, panico, innocenti che periscono sotto le macerie.
Il tutto nella parte del mondo simbolo della ricchezza e del progresso umano: l’opulenta, ipertecnologica California.
Il film ha un unico difetto, ricorrente nel genere: non ha il coraggio di andare sino in fondo, come invece usualmente, coerentemente avviene nel genere horror, ed addolcisce il nucleo catastrofico della storia facendosi irretire dalle sirene dei buoni sentimementi, e dell’happy hand.
Se cataclisma ha da essere, cataclisma sia: il padre non può miracolosamente salvare dall’apocalissi tellurica moglie separata e figlia, e la famigliola ricostituirsi consolatoriamente.
Ripensate a “Titanic” eccellenza del filone catastrofistico: se Jack Dawson sopravvivesse all’inabissamento del transatlantico, il fascino del film, fortissimo ancora oggi, sarebbe lo stesso?

Quando i lettori comprano attraverso i link Amazon ed altri link di affiliazione presenti sul sito - nei post in cui è presente un prodotto in vendita - Fronte del Blog potrebbe ricevere una commissione, senza però che il prezzo finale per chi acquista subisca alcuna variazione.

Rino Casazza

Rino Casazza è nato a Sarzana, in provincia di La Spezia, nel 1958. Dopo la laurea in Giurisprudenza a Pisa, si è trasferito in Lombardia. Attualmente risiede a Bergamo e lavora al Teatro alla Scala Di Milano. Ha pubblicato un numero imprecisabile di racconti e 15 romanzi che svariano in tutti i filoni della narrativa di genere, tra cui diversi apocrifi in cui rivivono come protagonisti, in coppia, alcuni dei grandi detective della letteratura poliziesca. Il più recente è "Sherlock Holmes tra ladri e reverendi", uscito in edicola nella collana “I gialli di Crimen” e in ebook per Algama. In collaborazione con Daniele Cambiaso, ha pubblicato Nora una donna, Eclissi edizioni, 2015, La logica del burattinaio, Edizioni della Goccia, 2016, L’angelo di Caporetto, 2017, uscito in allegato al Giornale nella collana "Romanzi storici", e il libro per ragazzi Lara e il diario nascosto, Fratelli Frilli, 2018. Nel settembre 2021, è uscito "Apparizioni pericolose", edizioni Golem. In collaborazione con Fiorella Borin ha pubblicato tre racconti tra il noir e il giallo: Onore al Dio Sobek, Algama 2020, Il cuore della dark lady, 2020, e lo Smembratore dell'Adda, 2021, entrambi per Delos Digital Ne Il serial killer sbagliato, Algama, 2020 ha riproposto, con una soluzione alternativa a quella storica, il caso del "Mostro di Sarzana, mentre nel fantathriller Al tempo del Mostro, Algama 2020, ha raccontato quello del "Mostro di Firenze". A novembre 2020, è uscito, per Algama, il thriller Quelle notti sadiche.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Pulsante per tornare all'inizio
Chiudi

Adblock rilevato

Per favore, disattiva il blocco della pubblicità su questo sito, grazie