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Gli sguardi addosso? Sono un antidepressivo

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Da Tu Style, in edicola da mercoledì 24 aprile

 

tu style 17

Stanno per esibirsi al festival milanese del burlesque, miss la mousse e Deeva Kant. due ballerine con molte cose da insegnare…

 

Le ragazze del burlesque non sono come te le aspetti. Sorridono molto, sono più timide di quanto vorrebbero far credere, pesano le parole. Amano quel che fanno ma mentre parlano scrutano il tuo sguardo per capire che impatto hanno i loro racconti. Poi, stabilito il contatto, quando si comincia a sorridere insieme,
si fidano e si danno senza riserve. E discettano, sciolte, di esibizionismo, seduzione e pudore. Ma anche di fughe, figli, amori, sogni.

Miss La Mousse nasce inquieta. Si chiama Susanna, uno scricciolo
di donna sotto una cascata di capelli neri. Si presenta facendo la splendida, poi lentamente arretra e si rilassa. È nata in Brianza ma se n’è andata in fretta, spinta da un’urgenza che non aveva ancora messo a fuoco. Lavorava di notte, ragazza immagine in qualche locale poco noto. Ma a 22 anni si è innamorata ed è volata a Las Vegas per sposarsi: un’altra urgenza, un’altra fuga. «Lui mi ha chiesto di lasciare quel lavoro e io gli ho detto subito di sì. Poi però è subentrata la tristezza: mi mancavano gli sguardi, essere al centro dell’attenzione, bella e desiderata. Lui non bastava. È arrivata la depressione, e non per modo di dire; quando mi ha vista spegnermi ha capito che non poteva fermarmi. Soprattutto, l’ho capito io». Una sera le amiche l’hanno trascinata a uno spettacolo di burlesque e Susanna si è riaccesa: emozionata, folgorata, ha trovato il suo mondo. Quella sera è nata Miss La Mousse. «Mi sono iscritta a un corso, ho partecipato a workshop, ho ripreso ad esercitarmi nella pole dance acrobatica. E oggi faccio tutto da sola: le coreografie degli spettacoli, gli abiti. Lo vedi questo bustino?» e ti invita a toccare un’armatura che pesa ancor più di quanto seduca. Manca il respiro solo a guardarlo, figurarsi strizzarcisi dentro. Miss La Mousse però è felice, quel mondo di movenze seducenti, piume di boa e trucco a chili la appaga, così come passare lunghe ore tra palestra ed estetista: «Questo corpo è il mio strumento di lavoro» spiega mentre fa stretching e si passa il gloss. Per la centesima volta. Non lo dice per pudore (per parlare d’amore serve coraggio) ma ciò che la rende così solida è l’uomo che l’aspetta a casa.

(segue sul numero 17 di TuStyle) 

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