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Strage di Erba, colpo di scena: le immagini di Telelombardia e la via di fuga dei killer

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Strage di Erba, le immagini del 12 dicembre 2006 mostrano la pianta del terrazzo di casa Castagna-Marzouk completamente piegata su un lato: fuggirono da lì i killer?

 

 

Strage di Erba, la scena del crimine fu alterata? Le clamorose immagini della trasmissione Iceberg Lombardia di Marco Oliva, in onda stasera alle 20,30 su Telelombardia, sembrano smentire quanto finora ricostruito dagli inquirenti sulle vie di fuga degli assassini.

Strage di Erba, le immagini della pianta

Le immagini furono girate il 12 dicembre 2006. È il giorno del primo dei tre sopralluoghi del Ris di Parma e l’unico nel quale saranno svolti accertamenti sul balcone di casa Castagna Marzouk: nel video di Telelombardia, girato sotto quel balcone, si vedono in effetti al lavoro sia i Ris, sia il maresciallo Corrado Cappelletti di Como, che fu il primo a fare i rilievi la notte della strage, dando poi il cambio il 12 dicembre ai colleghi del reparto scientifico di Parma. E nel video inedito di Telelombardia si vede su quel balcone la siepe che dà sulla strada completamente schiacciata su un lato.

strage di erba

La via di fuga

I legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi – Fabio Schembri, Luisa Bordeaux e Nico D’Ascola-  hanno sempre sostenuto che i killer fossero fuggiti proprio dal balcone, calandosi poi sulla strada. L’ipotesi era basata su due elementi agli atti: il primo era una macchia di sangue individuata dal Ris proprio sul balcone. Il secondo era rappresentato dalle sommarie informazioni di un dirimpettaio del palazzo, Fabrizio Manzeni, che vide, all’ora della strage, degli extracomunitari agitarsi esattamente sulla strada sotto al balcone.

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Ma ai processi l’ipotesi fu scartata (la Corte d’Assise di Como non chiamò nemmeno in aula Manzeni) per un motivo molto semplice: sulla ringhiera del balcone vi era una grossa pianta, che bisognava scavalcare per calarsi di sotto. E il comandante dei carabinieri di Erba Luciano Gallorini a processo fece presente che la pianta era perfettamente integra, senza rami rotti, né tracce di foglie o di scavalcamento. Così come risultava dalle foto scattate dal Ris nel pomeriggio del 12 dicembre:

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Le immagini di Iceberg Lombardia

Ma, nel servizio di Marcello Randazzo per Iceberg Lombardia, vengono mostrate per la prima volta le immagini del 12 dicembre, prima della foto scattata dal Ris: e la pianta appariva completamente schiacciata e piegata da un lato, come se qualcuno ci fosse passato sopra.

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Le domande sorgono spontanee: chi schiacciò completamente quella pianta? Gli assassini?
E chi la risistemò prima delle foto del Ris?
E perchè di quella sistemazione non c’è traccia in alcun verbale, tanto che Gallorini parlò in aula di pianta perfettamente integra?

Peraltro, le immagini di Telelombardia trovano riscontro in due foto della notte della strage scattate dai vigili del fuoco, che documentano in effetti come la pianta risultasse calpestata già subito dopo la mattanza. Due foto decisamente più buie, ma in ogni caso in cui la pianta aveva un aspetto molto diversa da quella del Ris del pomeriggio del 12 dicembre:

Dopo averle schiarite, è ancora più evidente la differenza tra la foto della pianta inquadrata dai Ris, a sinistra e quelle dei vigili del fuoco, in cui tutti i rami pendono verso il basso:

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La revisione

I killer dunque fuggirono da lì? Se furono gli assassini a calpestarla per scavalcare dal balcone, di certo non potevano essere Olindo e Rosa, che mai sarebbero potuti rientrare nella corte di via Diaz senza essere visti. E l’avvocato Schembri, presente in trasmissione, ha avuto un sussulto: «Non avevo mai visto queste immagini e a mio giudizio costituiscono un tassello importante per quello che noi sosteniamo. Dovrò acquisire le vostre immagini perché vanno a porre un elemento molto importante e quando presenterò la lista testi per il processo di revisione vedrò di produrla. Ripeto è un punto molto importante e dovrà essere incastonato a Brescia in quello che è l’alibi di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Le sentenze dicono che non è quel balconcino la via di fuga perché sarebbe stata impedita proprio da questa pianta che avrebbe ricoperto l’intera ringhiera. In realtà così non è perché oggi vediamo da queste immagini che non è così: la pianta è con tutta evidenza piegata da un lato, quasi calpestata. Queste immagini potrebbero essere utilissime per il processo di revisione, proprio in quella via alle ore 20.20 – di fronte a quel balconcino dove c’è la pianta – c’era un testimone italiano che non venne considerato – che vide dei soggetti extracomunitari proprio all’altezza di quel terrazzino lasciare di fretta la via Diaz per dirigersi verso la piazza del mercato. Soggetti rimasti sconosciuti. Le sentenze dicono una cosa che oggi è contraddetta da questa immagine».

Edoardo Montolli

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Edoardo Montolli

Edoardo Montolli, giornalista, è autore di diversi libri inchiesta molto discussi. Due li ha dedicati alla strage di Erba: Il grande abbaglio e L’enigma di Erba. Ne Il caso Genchi (Aliberti, 2009), tuttora spesso al centro delle cronache, ha raccontato diversi retroscena su casi politici e giudiziari degli ultimi vent'anni. Dal 1991 ha lavorato con decine di testate giornalistiche. Alla fine degli anni ’90 si occupa di realtà borderline per il mensile Maxim, di cui diviene inviato fino a quando Andrea Monti lo chiama come consulente per la cronaca nera a News Settimanale. Dalla fine del 2006 alla primavera 2012 dirige la collana di libri inchiesta Yahoopolis dell’editore Aliberti, portandolo alla ribalta nazionale con diversi titoli che scalano le classifiche, da I misteri dell’agenda rossa, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti a Michael Jackson- troppo per una vita sola di Paolo Giovanazzi, o che vincono prestigiosi premi, come il Rosario Livatino per O mia bella madu’ndrina di Felice Manti e Antonino Monteleone. Ha pubblicato tre thriller, considerati tra i più neri dalla critica; Il Boia (Hobby & Work 2005/ Giallo Mondadori 2008), La ferocia del coniglio (Hobby & Work, 2007) e L’illusionista (Aliberti, 2010). Il suo ultimo libro è I diari di Falcone (Chiarelettere, 2018)

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