Suo padre, negli anni cinquanta, era stato un pezzo grosso nel business della carne in scatola. Poi una sera lo beccarono con le mutande calate in un albergaccio di quarta categoria con un uomo che gli faceva un pompino. Fine degli affari.
Arrivai da lui poco prima delle nove. Da Danny, voglio dire. Non da suo padre.
Cristo, che schifo.
“Ehilà, Ricky bello, sei in anticipo”.
“Tua sorella aveva un altro cliente da soddisfare. Sai, quello aveva i soldi.”
Rise di gusto. Sua sorella faceva sul serio la puttana, per quello faceva ridere.
“Gli altri?” mi sedetti al tavolo rotondo. Le carte erano già pronte, calde e probabilmente segnate.
“Il napoletano non viene. Vuoi mangiare qualcosa?”
Mi verso’ due dita di whisky.
“Non viene? Che significa che non viene?”
“Che alla moglie le si sono rotte le acque. Vuoi qualcosa da mangiare o no?”
Sbuffai.
“Pensavo si limitasse a rompere le palle, quella”.
Danny mi fissò. Io lo fissai.
“Non ho fame” risposi svuotando in un sorso il bicchiere.
“Ehi, ti sei sistemato proprio benino, qua” aggiunsi dandomi un’occhiata attorno.
C’era un bel quadro raffigurante un lago illuminato da delle lanterne, alla parete. Il frigorifero faceva un casino dell’inferno e il pavimento era ricoperto di briciole.
“Proprio bene” precisai.
Suonarono alla porta e Danny andò ad aprire.
“Sei in anticipo.”
“Tua sorella aveva il ciclo, stasera. Ehi, Ricky bello! Hai trovato parcheggio?”
Mi alzai.
“Dietro l’angolo. Di casa mia.” Gli allungai una pacca sulla spalla.
“Ora manca solo un imbecille.”
Svuotammo mezza bottiglia prima che l’imbecille in questione si facesse vivo.
Quando Danny aprì la porta lo trovo’ ansimante.
“Sei in ritardo, imbecille” lo saluto’.
“Tua sorella era in forma, ragazzo mio. Avete già dato le carte?”
“Aspettavamo te. Vuoi qualcosa da mangiare?”
Alzai una mano in segno di saluto.
“Se non ti muovi sei un uomo morto”.
Cazzo, quanto avevo ragione.
Il giudice picchietto’ con un dito sull’orologio da svariati pezzi da mille.
“Avvocato, pensa sia ancora una cosa lunga?”
Il tizio segalino con gli occhiali da pipistrello si strinse nelle spalle.
Lo imitai.
“Siamo finiti in un cul de sac” mi mormorò nell’orecchio.
“Che significa?”
“Che sei nella merda, figliolo.”
Jess e Tommy persero un mucchio di grana dopo le prime tre mani.
Erano adorabili. Si guardavano in cagnesco a vicenda, come a cercare un colpevole inesistente.
“Qui qualcuno sta barando” canticchio’ il primo accarezzando le carte con finto divertimento.
“Sei ingiusto, ragazzo” fece Danny mettendo sul piatto una banconota micragnosa.
“Qui si gioca in amicizia, non per fregarsi a vicenda.”
“Infatti non ce l’ho con te” Jess mi punto’ contro un indice tremolante “ma con quello lì”.
“Sei ubriaco, Jessie caro.” Scelsi due carte e le lasciai cadere sul tavolo.
“Sei sempre stato un furbo, Ricky bello” rincaro’ lui tornando ad accarezzare la sua merdosa coppia di donne.
Come facevo a sapere che aveva una coppia di donne?
Sono sempre stato un furbo, aveva ragione lui.
“Io dico settanta” Tommy parlava a bassa voce. Era insicuro.
Un discreto full in mano ti rende ottimista, non coraggioso.
“E che ne dite di cento?” sorrisi sventolando la sgualcita merce sotto i loro occhi.
Jess appoggio’ le carte e si stropicciò gli occhi.
“Qualcosa non quadra stasera, ragazzi” disse.
Danny gli riempi’ nuovamente il bicchiere.
“Stai calmo, ragazzo. Bevi, su.”
“Non bevo con chi cerca di mettermelo nel culo” ora il tono di Jess era tutt’altro che amichevole.
Provai a difendermi.
“Ehi, che ti piglia? Se hai casini giù alla fabbrica non scaricarceli su di noi.”.
Lui sorrise amaro.
“Casini? I miei casini riguardano mia moglie che in questo momento si sta probabilmente
scopando il suo capo ufficio. La banca che mi ha bloccato il conto, il mio stramaledetto cane che sta per tirare le cuoia ed un figlio di buona donna che mi sta fregando i miei ultimi spiccioli. Questi sono i miei casini.”
“Bella vita di merda” Tommy lo disse quasi soprappensiero, ma nel momento peggiore.
“Dici a me, coglione?” ringhio’ Jess. “Che diavolo ne vuoi sapere tu di queste cose? Tuo suocero ti passa una discreta scommetta ogni schifoso mese purché tu ti tenga fuori dai suoi affari, se non sbaglio.
Sei un parassita, e della peggior specie.”
Tommy la prese male. Gli occhi s’iniettarono di sangue, quasi fosse stato assalito da un cane
rabbioso. E, in fondo, non c’era andato poi troppo lontano.
“Sei un bastardo pezzente” sibilo’ sollevandosi in piedi.
Un bicchiere colmo si rovescio’ annacquando la coppia di donne di Jess.
“Diamoci una calmata” Danny allargo’ le braccia. “Finiamo qua la partita, beviamoci l’ultimo bicchiere e amici come prima.”
Jess sollevo’ il bicchiere rovesciato sopra la testa e lo scaglio’ contro il muro. Miracolosamente resto’ intatto.
“Il mio ultimo bicchiere mi ha rovinato la migliore mano della serata, razza di idiota!”
“Andiamo” sbuffai restando seduto “era solo una merdosissima coppia di donne.”
Il giudice annuì.
“Bene. Poi cosa avvenne?”
Scambiai un’occhiata con il mio avvocato che nuovamente si strinse nelle spalle. Paga minima,
avvocato schifoso.
“Cominciarono a volare insulti” ricordai “ sulle madri, sui padri, sulle rispettive professioni. Poi
venne fuori la sorella di Danny e lui, a quel punto, si agitò un pò;. Deve aver sopportato troppe
battute, secondo me. In effetti fu lui a tirare fuori il coltello.”
“E chi venne colpito per primo?”
“Vediamo, c’era parecchia confusione in quel momento. Direi Tommy. Anzi, sicuramente Tommy.
Lui andò giù subito. Il sangue gli veniva fuori a flotti dalla gola. Era una brutta ferita.”
“Che cazzo hai fatto?” Jess era impietrito. Fissava l’amico ai suoi piedi che annaspava allungando
le mani in cerca d’aiuto.
Danny sembrava fuori di se’.
“La dovete finire di parlare di mia sorella” urlo’ balbettando.
Il coltello tremava ancora nella sua mano.
Jess si allungò per prenderlo ma Danny lo evito’ e gli mollo’ un fendente sfiorandogli una guancia.
Io restai seduto ancora un po’ a godermi il valzer e poi mi alzai.
“Ragazzi, ho ancora qualche conto in sospeso con la legge” m’incamminai verso l’uscita “quindi,
se permettete, io leverei velocemente le tende.”
Danny mi si avvicinò brandendo l’arma insanguinata.
Che razza d’immagine splatter, in effetti. Ma andò proprio così.
“Nessuno se ne va da qui” ordino’. “Ora la risolviamo una volta per tutte.”
E mentre finiva la frase, approfittando della distrazione, Jess gli mollo’ un diretto al mento.
Il coltello cadde in terra e un attimo dopo fini’ tra le mani del suo nuovo proprietario.
“Signor giudice, non m’immischio mai in faccende che non mi riguardano. Specie se cosi
pericolose.”
Sbuffo’ tornando a controllare l’orologio.
“I due si azzuffarono di nuovo, giusto?”
“Esattamente. Alla fine, stesi a terra, restarono Danny e Tommy. E solo Dio sa se respiravano
ancora. Quello che so è che Jess mi venne incontro agitando quel maledetto coltello.”
“E lei?”
Io indietreggiai lentamente finché non sentii la porta contro le spalle.
“Ammettilo” grido’ Jess “Ammetti di aver barato e forse non ti farò niente.”
Abbozzai un sorriso.
“Ci sono due moribondi sul pavimento, colpiti con quello stesso coltello che tieni in mano. Solo uno stupido si fiderebbe di te, ora.”
Fece un altro passo verso di me.
“E tu non sei stupido, vero? Sei furbo. Sei il più furbo di tutti. Per questo hai pensato di fregarci ,
vero?”
Cercai con la mano, dietro la schiena, la maniglia della porta.
Non feci in tempo.
Il pazzo mi si lanciò contro con un balzo.
Poi sospirai, tirai fuori la pistola nascosta sotto la camicia e feci fuoco.
Un colpo preciso.
Il giudice fece un profondo sospiro.
“Gli ha fatto saltare la mano destra” lesse sul verbale.
Annuii.
“Nessuno degli altri tre è in pericolo di vita, in effetti” un’ultima occhiata repentina al Rolex.
Poi mi sorrise, come il padre che non avevo mai conosciuto.
Un sorriso amabile.
“Detenzione illegale d’arma da fuoco” concluse sollevandosi in piedi “e ringrazi il cielo che nessuno dei suoi amici ha sporto denuncia.”
Venni ammanettato.
Il mio avvocato fece un pezzo di strada trotterellandomi accanto.
“È bello avere degli amici così” disse stringendosi nelle spalle.
Lo ignorai.
Altri due soffocanti anni per una semplice, patetica, schifosissima coppia di donne.
E per un’indimenticabile serata tra buoni amici.
Ah, forse vorreste sapere quali carte avevo in mano io, quella sera.
Ve lo dirò…
Non appena sarò fuori da qui.