Il muro di ScribattoKidsRacconti

Le favole di Alex Rebatto – Il Salvadanaio

“Devi starci all’occhio, ragazzo. Quelle sono delle serpi. Sembrano gentili e alla fine ti fregano”.
La monetina da due centesimi saltò e diede un’occhiata oltre la distesa di rame che si confondeva con l’acciaio e si scontrava contro l’oro caldo e freddo appiattito contro le pareti del loro mondo.
“Mi guardano storto”, mormorò appiattendosi al bordo.
“E’ normale”, intervenne un altro scivolando in basso. “Sono di un altro livello. Si credono chissà che ma in fondo sono…”
“Silenzio lassù!” urlò qualcuno dai piani inferiori frusciando come un serpente tra le zigrinature arrugginite. “Dobbiamo stare in silenzio e aspettare. Il momento è quasi arrivato!”
“Davvero?”, si sentì mormorare. “E’ arrivato il momento?”
“Dicono di si”, la moneta da cinquanta si esibì in un passo di danza leggiadro e scintillante. Si sfregò contro una moneta appassita da un centesimo e si rifece il ciuffo.
“Siamo tutte pronte per la grande fuga?”
Si udì un coro di “Si!” entusiasta.
“Visto?”, la moneta da cinquanta girò le spalle e si fece strada in alto per provare a spiare oltre “il taglio”.
Ogni tanto la luce si faceva soffusa, appariva e spariva un’ombra. Talvolta si aggiungeva un nuovo ospite.
“Cosa saresti tu?”, la banconota da dieci studiava il nuovo arrivato per il censimento.
“Un euro!”
“Mmmm, bene. Segui la strada. Scivola sotto le banconote (applausi), scavalca le monete con i bordi dorati”, “Finto oro”, aggiungeva ammiccando. “E passa giù tra quelle più piccole. Ti troverai.. ehm… tra i tuoi simili.”
Così, per settimane, mesi. Non anni, no. Sarebbe troppo.
Beh, per un sacco di tempo comunque.
Finché un pomeriggio qualsiasi…
“Posso entrare?”
Gli occhi in alto, verso “Il taglio”.
“Aspetta. Chi o cosa saresti TU?”
Una moneta sconosciuta, di un argento pallido e anonimo.
“Io? Io sono un Lek”, con timidezza.
“Un Lek?”, voci che si rincorrono tra le banconote fino a giù in basso dove dormono le minuscole monetine.
“Chiamate il capo!”, urla qualcuno.
La banconota da dieci sgualcita, svegliata di soprassalto, arrancò fino all’apice del mondo. Ad un passo dal “taglio”.
“Bene, bene. Cosa abbiamo qui?”
La nuova arrivata rimase sospesa sulla soglia con il timore di entrare.
“Sarei un Lek”, ripeté.
“Un Lek”, fece la banconota. “Bene, bene”, si stropicciò per bene per svegliarsi del tutto. “E da dove verresti?”
“Io? Dall’Albania.”
Un nuovo susseguirsi di voci. “Albania? Hai sentito?”. “Che cosa sarebbe?” “Siamo già in troppi qui!”, “Non è il posto adatto per lei!”, “Non è dei nostri. Che se ne vada!”
La banconota ascoltò i commenti dei suoi simili e si fece spazio tra le monete. Zoppicava. Un angolo della sua divisa era stata strappato malauguratamente in una tabaccheria del centro nella famosissima sera delle giostre natalizie.
Quanti ricordi, si mise a pensare. Il tale che gestiva l’autoscontro disse “Tre corse, dodici euro. Così il Re prese una banconota da venti (la leggenda), la passò al Principe e lui la diede al…”
“Posso entrare?”, domandò il Lek mettendosi in posizione.
La banconota da dieci tornò al presente.
“Un attimo”, si schiarì la voce. “Non è mica così semplice. Vedi figliolo, qui siamo già al completo. E poi, permettimi, non saprei dove metterti.”
Il Lek spiò di sotto, nell’oscurità luccicante.
“Potrei sistemarmi tra loro. Non darei fastidio, lo prometto!”
La banconota si voltò e sorrise: “Con i due euro? Mi sembra difficile. E’ gente difficile quella. Valgono poco e si credono chissà chi.”
Risatine alle sue spalle e qualche brontolio.
“Allora più in giù, tra quelle monete marroni, magari.”
“I centesimi?”, la banconota ci pensò qualche istante.
“Non ci provare nemmeno!”, ruggì la moneta da cinque. “Qua siamo in tanti e già fatichiamo a sopravvivere. Guarda altrove!”
Il Lek provò a spiare ancora oltre ma, prima che riuscisse ad aprire di nuovo bocca, la banconota disse:
“Come dicevo, qua siamo al completo. Devi trovare posto altrove, tra i tuoi simili forse.”
“Ma io ho fatto un lungo viaggio”, provò a dire il Lek.
“Fanne un altro”, urlarono dal basso.
Risatine.
“Chiedo solo un angolo per poter riposare”, pianse l’ospite inatteso.
“Nulla da fare”, si fece strada una moneta da due euro. “Non serviresti qui. Non sapremmo dove metterti, qui, Non sopravviveresti, qui.”
“Quindi vattene”, fece una moneta da cinquanta continuando a lucidarsi le zigrinature.
“Si, vattene!” urlarono tutti all’unisono.
Il Lek rimase immobile, colpito a morte.
Nemmeno si accorse dell’ombra alle sue spalle che si avventava su di lei e s’infrangeva sul mondo che tanto avrebbe voluto abitare.
Nemmeno si accorse subito della cascata di anime che annaspava sul tavolo in cerca di salvezza.
Nemmeno si avvide delle monete che sparivano oltre al bordo del tavolo, perse per sempre.
Dimenticate.
Rimase semplicemente lì, in bilico sull’ultima scheggia di ceramica. In attesa di un un nuovo salvadanaio dove poter vivere.
E li vide scomparire tutti. Chi rinchiuso in un portafogli di pelle, chi in un sacchetto trasparente, chi tra le grinfie di un aspirapolvere.
Li vide tutti rimpiangere un cimitero di ombre e ricordi, fino alla deriva.
E poi tante, troppe, nuove risatine.

 

Alex Rebatto

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Alex Rebatto

Alex Rebatto, classe 1979. Ha collaborato nei limiti della legalità con Renato Vallanzasca ed è stato coautore del romanzo biografico “Francis”, sulle gesta del boss della malavita Francis Turatello (Milieu editore), giunto alla quarta ristampa. Ha pubblicato il romanzo “Nonostante Tutto” che ha scalato per mesi le classifiche Amazon. Per Algama ha pubblicato il noir "2084- Qualcosa in cui credere"

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