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La vera storia di Pogo il clown, l’incubo dei film horror anni 80

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Pogo il Clown, ovvero John Wayne Gacy: l’uomo che ha ispirato tutti i pagliacci killer dei film horror Anni ’80. Un insospettabile che, apprezzato in politica e attivo nel volontariato, (apparentemente) si travestiva per far sorridere i bambini

 

pogo the clown

Il cadavere di William Carroll Jr., 16 anni, viene trovato in una fossa comune, sotto a quello di un altro giovane. È stato ucciso il 16 giugno 1976. Ed è stato ucciso insieme ad una trentina di altri ragazzi, tutti tra i 16 e i 21 anni. L’assassino è un insospettabile e sarà immortalato a lungo come l’icona stessa della paura: i pagliacci cattivi dei film horror degli anni ’80 sono infatti tutti ispirati a lui, il serial killer John Wayne Gacy, uomo apprezzato in politica e nelle associazioni di volontariato, che si travestiva da pagliaccio per far sorridere i bambini. Nome di battaglia: Pogo il clown. 

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Abusato da un amico da piccolo, umiliato dal padre in gioventù, vittima di un incidente in altalena che gli provocò un trauma cranico, fonte per sempre di continui mal di testa, Gacy divenne da adulto un brillante uomo d’affari, entrando in politica nel Partito Democratico di Chicago. Sposò prima una donna molto ricca. Quindi, con la sua impresa edile ottenne grandi successi. Anche se le donne non erano la sua unica passione. 

L’altra era più violenta.  Aggredì infatti presto alcuni ragazzini, ma se la cavò sempre con condanne lievi, all’inizio, pagando il silenzio di molti. Intanto la fama cresceva: a maggio del 1978 si fece addirittura fotografare con Rosalynn Carter, moglie del presidente degli Stati Uniti. Sembrava una persona irrepresensibile e gioviale, invece aveva iniziato a uccidere già nel 1972: vittima il quindicenne Timothy Jack McCoy, riempito di coltellate e sepolto in cantina coperto dal calcestruzzo. Ma fu quando si separò dalla seconda moglie, marzo 1976, che versò sangue a ripetizione.

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Tra aprile e agosto ammazza almeno otto ragazzi, due mai identificati. Quattro li piazzerà nella solita cantina. Dopo Carroll, a luglio prova ad aggredire un suo impiegato, David Cram, 18 anni. Lo ammanetta e lo avverte che sta per violentarlo. Ma il giovane è un esperto di arti marziali. Si libera, lo scalcia. E si licenzia. 

Kenneth Parker e Michael Marino spariscono in ottobre: violentati e strangolati, finiscono in una buca. Un operaio di Gacy, William Bundy, 19 anni, scompare due giorni più tardi: verrà sepolto dietro la camera da letto del serial killer.

Si alternano feste per bimbi, volontariato, politica e affari. Stima dei vicini, gioia per i piccoli, rispetto da parte di industriali e rappresentanti delle istituzioni. A dicembre sparisce nel nulla anche Gregory Godzik, altro dipendente di Gacy.

L’imprenditore racconta ai genitori che il giovane è scappato di casa. Un mese dopo è la volta di John Szyc, 19 anni, amico di Godzik: verrà trovato sepolto al suo fianco. Un paio li tortura e incredibilmente li lascia andare. Ma ancora più incredibile è il fatto che gli inquirenti, nonostante la catena di delitti nella zona, accettino senza problemi le sue giustificazioni sul sesso sadomaso consenziente. 

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A casa intanto non c’è più posto per i cadaveri: i successivi Gacy li butterà nel fiume Des Plaines River. La scia di morte si ferma solo a ottobre 1978, quando a farne le spese è il quindicenne Robert Piest, impiegato in una farmacia di Chicago. Piest aveva detto ad amici e parenti che aveva conosciuto il famoso titolare della Pdm, l’azienda edile che aveva ristrutturato il negozio dei suoi e che la sera sarebbe andato a trovarlo.

Non appena la polizia arriva da Gacy per fargli alcune domande, non ci mette molto a scoprire cosa sia accaduto: dentro l’abitazione c’è una puzza nauseabonda. Lui spiega che si tratta del sistema fognario che dà problemi, ma il tempo delle favole è finito.

Alcuni corpi li trovano subito. Gacy confessa 33 delitti, commessi tra il ’72 e il ’78, tutti di giovanissimi. I cadaveri ritrovati sono solo 28. Alcuni sfuggirono alle sue grinfie, ma non lo denunciarono: era troppo potente e apprezzato perché fossero creduti. Viene fuori un vero e proprio cimitero in cui la casa è stata trasformata: corpi seppelliti in giardino, dietro la camera da letto, in garage, in cantina. La comunità locale, in cui era tra i più stimati, rimane scioccata. Tutti a dire: «Non può essere la stessa persona che faceva divertire i nostri figli vestito da pagliaccio». Invece è proprio lui. 

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In galera si dà all’arte e produce una serie di disegni di quadri di clown, che, dopo la sua morte saranno acquistati da diversi collezionisti, tra cui l’attore Johnny Depp. Per salvarsi dalla condanna a morte e trasformare la pena in ergastolo, Gacy sostiene di essere “quattro persone” diverse: John il politico, John il clown, John l’imprenditore. E Jack Hanley: l’assassino. A ordinargli di uccidere, sostiene, era stato un altro se stesso. Ma non serve. Viene giustiziato il 10 maggio 1994 con un’iniezione letale, all’età di 52 anni.

Al boia, che gli chiede quale vuole che siano le sue ultime parole da lasciare al mondo, risponde senza esitare: «Baciatemi il culo».

Edoardo Montolli per Gqitalia.it 

 

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Edoardo Montolli

Edoardo Montolli, giornalista, è autore di diversi libri inchiesta molto discussi. Due li ha dedicati alla strage di Erba: Il grande abbaglio e L’enigma di Erba. Ne Il caso Genchi (Aliberti, 2009), tuttora spesso al centro delle cronache, ha raccontato diversi retroscena su casi politici e giudiziari degli ultimi vent'anni. Dal 1991 ha lavorato con decine di testate giornalistiche. Alla fine degli anni ’90 si occupa di realtà borderline per il mensile Maxim, di cui diviene inviato fino a quando Andrea Monti lo chiama come consulente per la cronaca nera a News Settimanale. Dalla fine del 2006 alla primavera 2012 dirige la collana di libri inchiesta Yahoopolis dell’editore Aliberti, portandolo alla ribalta nazionale con diversi titoli che scalano le classifiche, da I misteri dell’agenda rossa, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti a Michael Jackson- troppo per una vita sola di Paolo Giovanazzi, o che vincono prestigiosi premi, come il Rosario Livatino per O mia bella madu’ndrina di Felice Manti e Antonino Monteleone. Ha pubblicato tre thriller, considerati tra i più neri dalla critica; Il Boia (Hobby & Work 2005/ Giallo Mondadori 2008), La ferocia del coniglio (Hobby & Work, 2007) e L’illusionista (Aliberti, 2010). Il suo ultimo libro è I diari di Falcone (Chiarelettere, 2018)

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