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La verità sul caso Chico Forti

Le menzogne, le omissioni, le indagini. I punti salienti dell'omicidio di Dale Pike.

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Dale ed Anthony Pike

 

Il preambolo: Enrico “Chico” Forti, trentino classe 1959, si presenta nel 1990 come concorrente del quiz televisivo condotto da Mike Bongiorno “TeleMike”. E’ un campione di Windsurf, le domande sono inerenti alla sua passione e riesce a vincere una somma considerevole.
Si trasferisce negli Stati Uniti e si dedica ai documentari e ad altre attività imprenditoriali.
Realizza un reportage sull’omicidio di Versace e mette in discussione l’operato delle forze di polizia di Miami. “Il sorriso della Medusa”, la sua opera, non ottiene il successo sperato.
Viene tradotto esclusivamente in francese e in italiano, soffocato in mezzo alla valanga di documentari complottisti o presunti tale.
Nel 1997 il suo vicino di casa, un pregiudicato tedesco di nome Thomas Knott, gli presenta un certo Anthony Pike.
Personaggio interessante, Anthony. Affarista, malato di AIDS, con un principio di demenza. Nel 1983 è comparso nel videoclip Tropicana degli Wham, il gruppo di George Michael.
E dov’è stato girato quel video? Nel locale di Pike stesso, ad Ibiza.
Un posto frequentato da personaggi celebri, da Freddie Mercury a Julio Iglesias. Gira droga al Pikes Hotel, girano strane storie.
Però quei tempi felici sembrano essere finiti: il locale smarrisce l’appeal, le perdite sono superiori agli introiti.
Tanti saluti, Pikes.
Il proprietario, dice la criminologa Bruzzone, vende il 95% del locale ad una società offshore. Resta al verde e quando Forti (su suggerimento di Knott) si offre di rilevare il Pikes Hotel, non gli sembra vero.
Organizza tutto. Si fa versare venticinquemila dollari di caparra e si fa pagare il biglietto aereo fino a Miami. Starà per qualche giorno a casa di Forti, in attesa di concludere definitivamente l’affare.
A questo punto della storia entra in scena Dale Pike, il figlio di Anthony.
Anche lui riesce a farsi pagare un biglietto per Miami. Lascia la fidanzata a Sidney e raggiunge Forti nel tardo pomeriggio del Febbraio del 1998.
Il padre Anthony nel frattempo ha avuto un contrattempo. Ha rimandato la visita.
L’aereo di Dale ha un ritardo di oltre un’ora (non scordate questa circostanza). Forti è costretto a rivolgersi al banco informazioni. L’australiano viene chiamato più volte con l’interfono, poi finalmente può stringere la mano a Chico.
Si mettono in auto. Dale si accorge di aver finito le sigarette e chiede a Forti di fermarsi ad una stazione di servizio. Fa una chiamata dal telefono pubblico e chiede a Forti di essere portato all’ingresso del ristorante Rusty Pelican, poco distante dalla spiaggia di Sewer Beach.
Deve incontrare degli amici, dice. E con loro resterà anche per i giorni seguenti.
Forti lo accompagna davanti al ristorante, vede Pike salire su una Lexus guidata da un latino vestito elegantemente e toglie il disturbo.
Il corpo senza vita di Dale viene ritrovato sulla spiaggia due giorni dopo. Nudo, con due proiettili calibro 22 nel cranio.
La polizia di Miami trova sulla scena del crimine la camicia di Pike sporca di sangue, il suo biglietto aereo ed una sim telefonica.

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Tony Pike sul set del video Tropicana 

Le dichiarazioni di Forti

Forti è stato l’ultimo a vedere vivo Pike secondo le forze dell’ordine statunitensi.
Viene immediatamente interrogato. Gli viene riferito che Dale è stato trovato ucciso.
Non solo: gli viene detto che anche Anthony, il padre proprietario del Pikes Hotel, ha subito la medesima sorte. Naturalmente non è vero.
Chico si spaventa. Sostiene di non aver mai incontrato Dale.
La polizia lo incalza e lui, il giorno dopo, si ripresenta al distretto e ritratta.
Nel frattempo l’imprenditore triestino si è preoccupato di far lavare la sua auto. Un lavoro capillare, tant’è che la polizia non riesce a trovare neppure sul sedile del passeggero tracce di Dale.
Sul gancio traino posteriore vengono però trovate tracce di sabbia: la stessa presente sul luogo del delitto.

Conclusioni della polizia

La polizia ritiene che Forti abbia caricato in auto Dale, abbia probabilmente discusso con lui sulla faccenda della vendita del locale di Ibiza e lo abbia portato infine sulla spiaggia, ucciso con due colpi di pistola ed inscenato un omicidio tra omosessuali.
Il corpo, ricordiamo, era stato ritrovato completamente senza vestiti.
Perché?
Forse perché il figlio di Anthony Pike aveva sospettato che Forti volesse fregare il padre, con problemi mentali, offrendogli una cifra irrisoria per il locale (cinque milioni di dollari).
Ma il locale, ormai fatiscente, non era stato venduto al 95% a terzi?
Infatti si arriva al processo: Chico viene scagionato dall’accusa di truffa e accusato di omicidio.
Nessun movente per l’omicidio, quindi.
Veniamo ora ai punti salienti dell’indagine.

La pistola

La calibro 22 usata per l’omicidio sarebbe stata acquistata pochi mesi prima dell’omicidio da Forti e pagata con la sua carta di credito. La stessa, però, viene intestata a Thomas Knott, il vicino di casa pregiudicato. Perché?
Forti sostiene di aver incontrato Knott in un grosso supermercato di articoli sportivi dove quest’ultimo stava acquistando due armi. Non avendo disponibilità economica il tedesco, sempre secondo Forti, avrebbe chiesto all’amico di pagare al posto suo.
L’arma, sostiene la Bruzzone, sarebbe sempre stata in possesso di Knott. Almeno fino a due settimane prima del delitto.
E poi sarebbe misteriosamente scomparsa.

La telefonata

Forti sostiene di aver prelevato Pike dall’aeroporto di Miami e di essersi diretto verso un altro aeroporto per caricare il cognato in arrivo. Dale avrebbe chiesto di fermarsi per acquistare le sigarette e Forti avrebbe fatto una sosta ad una stazione di servizio. La stessa dalla quale Pike si sarebbe intrattenuto con degli amici al telefono. Peccato che la suddetta stazione pare fosse nella direzione opposta rispetto al secondo aeroporto che i due avrebbero dovuto raggiungere per caricare il parente di Forti.

 

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La sim

Accanto al cadavere di Pike venne rinvenuta una gran quantità d’indizi. Tra questi una tessera telefonica acquistabile (sempre secondo la criminologa Bruzzone) solo a Miami.
Le uniche telefonate effettuate da quella stessa sim pare avessero come destinatario proprio Chico Forti. Chiamate senza risposta, in pratica solo degli squilli.
E tutte effettuate quando l’aereo (ricordiamo in ritardo di un’ora) non era ancora atterrato all’aeroporto.

La sabbia

In effetti, nonostante l’auto di Forti fosse stata pulita alla perfezione, venne ritrovata della sabbia proveniente dal luogo dell’omicidio sul gancio traino della vettura.
Forti, ricordiamo, è un campione di Windsurf e quella stessa spiaggia è a tutti gli effetti un luogo frequentato assiduamente dagli appassionati.
Difficile spiegare, però, come mai il telefonino di Forti fosse agganciato ad una cella telefonica proprio nel luogo e alla presunta ora dell’omicidio di Dale.

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Gli alibi

Per l’ora del delitto di Pike, nella tarda serata, Forti non ha presentato alcun alibi ragionevole. A differenza dell’altro sospettato Knott che era ad una festa con amici che hanno testimoniato per lui.

Le bugie di Chico

Pare che Chico, oltre ad essere spaventato dalle accuse della polizia di Miami ed aver così mentito sull’incontro con Dale, abbia anche raccontato falsità alla moglie e al suo avvocato. Sostenendo, non solo di non aver mai ucciso la vittima, ma anche di non averla mai incrociata all’aeroporto.

Conclusioni investigative

Limitiamoci ad esaminare i fatti:
Anthony Pike è in rovina. Ha bisogno di liquidità ed il suo amico dalla fedina penale lurida Thomas Knott gli propone un affare con un imprenditore italiano con buone disponibilità.
Forti paga venticinquemila dollari di caparra ed organizza un incontro col venditore.
Al posto del padre si presenta il figlio, anche lui al verde.
Talmente al verde che Forti è costretto a pagare i biglietti aerei a tutti e ad offrirsi di ospitarli nella propria abitazione, a Miami Beach.
Dale probabilmente sa che il padre sta vendendo una proprietà che non gli appartiene, quindi non avrebbe motivo di sindacare sul prezzo o tirare in mezzo la presunta demenza del genitore.
Knott nel frattempo, colui che sembra a tutti gli effetti l’intermediario e a cui è intestata la probabile arma del delitto, si fa da parte. Sparisce dai radar.
Quindi, Forti avrebbe ucciso Pike Junior senza un vero movente (assoluzione riguardo alla truffa), avrebbe disseminato il luogo del delitto di indizi contro di sé (biglietto aero, tessera telefonica…) ed avrebbe osteggiato la propria difesa in tribunale con tutti i mezzi a sua disposizione.

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Thomas Knott, l’altro sospettato

Epilogo

I dati riportati nell’articolo sono stati estrapolati da interviste, dichiarazioni di criminologi di fama e testimonianze dirette. La verità sulla morte di Dale Pike è stata appurata dalla corte americana che ha sentenziato una condanna all’ergastolo per l’imprenditore triestino.
Le congetture possono rappresentare esclusivamente un modesto tentativo di analisi soggettiva.
Possono esserci dei dubbi, delle perplessità.
Noi ci limitiamo ad ascoltare e ad esaminare i fatti senza sentenziare a caso.
Cerchiamo la verità, non i click.

 

Alex Rebatto

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Alex Rebatto

Alex Rebatto, classe 1979. Ha collaborato nei limiti della legalità con Renato Vallanzasca ed è stato coautore del romanzo biografico “Francis”, sulle gesta del boss della malavita Francis Turatello (Milieu editore), giunto alla quarta ristampa. Ha pubblicato il romanzo “Nonostante Tutto” che ha scalato per mesi le classifiche Amazon. Per Algama ha pubblicato il noir "2084- Qualcosa in cui credere"

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