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Morte di Camilla Canepa dopo il vaccino Astrazeneca, tutti sapevano i possibili effetti sulle donne giovani. Perché nessuno lo dice?

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Ecco cosa spiegavano i documenti ufficiali di Astrazeneca di aprile, l’allegato al consenso informato del 12 aprile e il rapporto Aifa del 26 maggio sulle possibili trombosi legate al vaccino in donne giovani

 

La morte della diciottenne Camilla Canepa dopo la vaccinazione con Astrazeneca sta creando scompiglio nella campagna vaccinale italiana. Il ministro della Salute Roberto Speranza ora dice: «Abbiamo un messaggio chiaro su AstraZeneca, cioè evitare l’uso sotto i 60 anni e questo vale sia per la prima sia per la seconda dose e per questo per la seconda dose si useranno vaccini mRNA. Questa è una posizione chiara, netta delle nostre autorità e chiediamo alle autorità regionali di allinearsi ai piani nelle prossime settimane. Il tasso di incidenza si è trasformato in medio e poi basso e dunque i nostri scienziati danno nuove indicazioni che sono assunte unanimemente e che dobbiamo assolutamente rispettare. Anche per Johnson&Johnson già era vigente una raccomandazione e penso che queste indicazioni le dobbiamo assumere tutte pienamente e che consentono di affrontare questa seconda parte della campagna di vaccinazione».

Il governatore della Liguria Giovanni Toti, che ha promosso l’Open Day per i giovani con Astrazeneca, se la prende con il Cts che gli aveva inviato un parere prima della campagna, che lui ora pubblica: «“Il CTS non rileva motivi ostativi a che vengano organizzate dalle differenti realtà regionali iniziative, quali i vaccination day, mirate a offrire, in seguito ad adesione/richiesta volontaria, i vaccini a vettore adenovirale a tutti i soggetti di età superiore ai 18 anni’. Ora ci aspettiamo un parere finalmente chiaro, definitivo e inequivocabile».

E il coordinatore del Cts Franco Locatelli ora annuncia la decisione finale del Comitato Tecnico Scientifico: “In raccordo con tutte le altre istituzioni del Paese, abbiamo ritenuto opportuno rivalutare le indicazioni sull’uso di Astrazeneca, perché essendo mutato lo scenario epidemiologico il rapporto tra benefici ed eventuali rischi di trombosi cambia, e non solo in funzione dell’età: il Cts ha chiaramente raccomandato di riservarlo a coloro che abbiamo 60 anni o più, riservando per la fascia sotto i 60 la raccomandazione per i vaccini a Rna”.

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COSA DICEVANO I DOCUMENTI

Ma davvero c’era bisogno di aspettare la morte di una ragazza per mettere dei paletti a questo vaccino?
Davvero nessuno sapeva dei possibili rari effetti che questo provoca nelle donne giovani?
No. Si sapeva tutto e da tempo. E non certo da pseudostudi complottisti o da nuovissime indicazioni scientifiche, ma da atti ufficiali e consolidati, così come li abbiamo raccolti nella sezione ARCHIVIO DOCUMENTI COVID-19.
Lo avevamo fatto perché nessuno dimenticasse. E già che oggi tutti sembrano aver subito perso la memoria, ricordiamo alcuni di essi.

Dopo il primo stop ad Astrazeneca, il vaccino si ripresentò con il nome di Vaxzevria. E l’Ema, l’Agenzia Europea del Farmaco, obbligò Astrazeneca a fare delle aggiunte al foglietto illustrativo, presente anche in italiano sul sito del ministero della Salute, scaricato da noi in data 1 aprile, oltre due mesi prima della morte di Camilla.
L’aggiunta che trovate nel foglietto illustrativo è la seguente:

È stata osservata molto raramente una combinazione di trombosi e trombocitopenia, in alcuni casi accompagnata da sanguinamento, in seguito alla vaccinazione con Vaxzevria. Ciò include casi severi che si presentano come trombosi venosa, inclusi siti insoliti come trombosi del seno venoso cerebrale, trombosi della vena mesenterica e trombosi arteriosa, concomitante con trombocitopenia. La maggior parte di questi casi si è verificata entro i primi sette-quattordici giorni successivi alla vaccinazione e si è verificata in donne di età inferiore a 55 anni. Tuttavia ciò potrebbe riflettere l’aumento dell’uso del vaccino in questa popolazione. Alcuni casi hanno avuto esito fatale.

Il modulo del consenso informato di Astrazeneca, ovvero il foglio che vi fanno compilare quando vi sottoponete al vaccino è cambiato più volte.
In quello del 12 aprile è riportato:

In seguito alla somministrazione di Vaxzevria sono stati osservati molto raramente coaguli di sangue, spesso in siti insoliti (ad es. cervello, intestino, fegato, milza), in associazione a bassi livelli di piastrine, in alcuni casi con la presenza di sanguinamento. Questa condizione includeva casi gravi con coaguli di sangue in siti diversi o insoliti come pure coagulazione o sanguinamento eccessivi in tutto il corpo. La maggior parte di questi casi si è verificata nei primi quattordici giorni successivi alla vaccinazione e si è verificata principalmente in donne sotto i 60 anni di età. In alcuni casi questa condizione ha provocato morte.

Esperti regionali, medici, virologi da salotto televisivo, membri del Cts e quant’altri non ne sapevano nulla?
Arriviamo al rapporto Aifa del 26 maggio denominato “Complicanze tromboemboliche post-vaccinazione anti-COVID-19 con Vaxzevria (ChAdOx1 nCov-19, AstraZeneca) o con COVID-19 Vaccine Janssen (Ad.26. COV2.S, Johnson & Johnson)”.
Si spiega questo:

“In soggetti recentemente sottoposti a vaccinazione anti-SARS-CoV-2 con i vaccini a vettore virale Vaxzevria (ChAdOx1 nCov-19 della ditta Astra Zeneca) e con COVID-19 Vaccine Janssen (Ad.26.COV2.S della ditta Johnson & Johnson) sono state riportate diverse segnalazioni di eventi trombotici in sedi atipiche (trombosi dei seni venosi cerebrali e/o del distretto splancnico), associati a piastrinopenia e con decorsi clinici di particolare gravità”.

E si arriva al punto:

“Sono stati tuttavia accertati rari casi di eventi del tutto peculiari, caratterizzati da trombosi dei seni venosi cerebrali (TSVC) e/o trombosi delle vene splancniche, spesso associati alla presenza di trombi in sedi multiple e a piastrinopenia, con emorragie gravi e talvolta segni di coagulazione intravascolare disseminata (CID). Questi eventi sono stati osservati quasi esclusivamente entro circa tre settimane dalla vaccinazione in soggetti sani con età inferiore a 60 anni, prevalentemente donne”.

C’era davvero bisogno di aspettare una tale tragedia per cambiare le regole?

Edoardo Montolli

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Documenti:

Archivio dei documenti sul Covid-19 – GUARDA

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Edoardo Montolli

Edoardo Montolli, giornalista, è autore di diversi libri inchiesta molto discussi. Due li ha dedicati alla strage di Erba: Il grande abbaglio e L’enigma di Erba. Ne Il caso Genchi (Aliberti, 2009), tuttora spesso al centro delle cronache, ha raccontato diversi retroscena su casi politici e giudiziari degli ultimi vent'anni. Dal 1991 ha lavorato con decine di testate giornalistiche. Alla fine degli anni ’90 si occupa di realtà borderline per il mensile Maxim, di cui diviene inviato fino a quando Andrea Monti lo chiama come consulente per la cronaca nera a News Settimanale. Dalla fine del 2006 alla primavera 2012 dirige la collana di libri inchiesta Yahoopolis dell’editore Aliberti, portandolo alla ribalta nazionale con diversi titoli che scalano le classifiche, da I misteri dell’agenda rossa, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti a Michael Jackson- troppo per una vita sola di Paolo Giovanazzi, o che vincono prestigiosi premi, come il Rosario Livatino per O mia bella madu’ndrina di Felice Manti e Antonino Monteleone. Ha pubblicato tre thriller, considerati tra i più neri dalla critica; Il Boia (Hobby & Work 2005/ Giallo Mondadori 2008), La ferocia del coniglio (Hobby & Work, 2007) e L’illusionista (Aliberti, 2010). Il suo ultimo libro è I diari di Falcone (Chiarelettere, 2018)

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