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ESCLUSIVO/ “IO, SECESSIONISTA CONVINTO, INDAGATO PER DUE PRANZI”

Fronte del Blog incontra Gianluca Marchi, l’ex direttore de La Padania e attuale responsabile de L’Indipendenza finito nelle maglie dell’indagine sui “terroristi” col trattore blindato. Le vere battaglie dei secessionisti? «Entrare in un castello e chiudersi dentro col lucchetto. E sfondare con l’auto un’agenzia di Equitalia nei giorni di chiusura». Un pool di avvocati veneti sarebbe pronto a dare il patrocinio gratuito agli indagati. marchi3

 

Gianluca Marchi, 57 anni il prossimo mese, ex direttore de La Padania e attuale direttore del quotidiano online L’Indipendenza.com, ha la voce stanca di chi non prende sonno da 48 ore per cercare di capire cosa gli stia capitando. «Preoccupato no, anche se risulto indagato in concorso per associazione ai fini di terrorismo». In tutto 51 indagati, 24 dei quali finiti in manette.

IL ROS CERCA ARMI- «Sono venuti qui ieri (mercoledì nda) alle cinque del mattino sette o otto carabinieri del Ros con un mandato di perquisizione. Cercavano espressamente armi, munizioni, veicoli blindati o modificati. Naturalmente non avevo nulla. Ma cercavano da me proprio quelle cose, perché mi hanno chiesto apertamente di una carabina e un fucile da caccia che avevo ereditato da mio padre ma che ho venduto oltre vent’anni fa, quando da Cantù mi trasferii a Milano».

INDAGINE AL BUIO- «Alla fine, dopo aver fotocopiato un paio di documenti, aver prelevato qualche chiavetta usb, che poi mi hanno ridato, hanno sequestrato il mio pc. Al momento, dal mandato di perquisizione, so solo che sono indagato in concorso per associazione ai fini di terrorismo. Altro non ho. Ciò che so l’ho letto sull’ordinanza che mi hanno fatto leggere i famigliari di uno degli arrestati».

Cosa ti contestano?

«Non so cosa mi contesteranno alla fine. Ma sull’ordinanza c’è scritto che io avrei fatto da tramite tra Giancarlo Orini, leader arrestato dei secessionisti bresciani, e Roberto Bernardelli, un altro degli arrestati, perché i secessionisti cercavano appoggio mediatico e finanziario. Certo, Orini è un signore di 75 anni, mezzo sordo, ma persona squisita, che mi chiese se potessi dargli una mano a trovare qualche finanziatore per il suo movimento, un movimento ufficiale. Stiamo parlando di qualche migliaio di euro, giusto per darti un’idea. Parlai a Bernardelli della cosa, dato che col suo Hotel dei Cavalieri aveva fatto pubblicità sul quotidiano che dirigo, L’Indipendenza.com. Lui mi sembrò ben disposto e andammo ad un pranzo a Dalmine. Solo che sull’ordinanza c’è scritto che io sarei stato il tramite tra Bernardelli e gli esponenti de l’Alleanza, un particolare gruppo di secessionisti. Ma io fino a ieri non sapevo nemmeno che esistesse l’Alleanza».

E che accadde al pranzo?

«Orini disse che volevano fare azioni dimostrative in 3-4 luoghi del Lombardo-Veneto. Ma non parlò mica di armi. Le azioni dimostrative di cui abbiamo sempre scritto anche sul quotidiano sono cose di resistenza fiscale, disubbidienza civile, ma non queste cose qui. L’impressione, leggendo l’ordinanza, è però che all’origine le intenzioni di questa Alleanza fossero ben più ambiziose. Di certo, tra tutti i coinvolti, l’unico che abbia scritto qualcosa per noi è Lucio Chiavegato, ex leader dei forconi. Uno grintoso, giovane, uno che ha fatto dieci anni nella Legione Straniera. Quando vidi che Chiavegato si era defilato dal gruppo in cui gravitava Orini, un gruppo che – secondo l’ordinanza- Chiavegato aveva finanziato con 20mila euro, a me questa gente parve molto indebolita. Un’armata Brancaleone fatta da anziani».

Va beh, ma in cosa consistevano queste azioni dimostrative da finanziare?

«Ecco, sta tutto in un’intercettazione ambientale. Il 29 settembre Orini porta me e Bernardelli a mangiare la polenta oncia…».

…Cosa vi porta a mangiare?

«Polenta pasticciata. In una valle lontanissima, dove ci sono le case con i tetti di paglia. Morale, Orini ci svela il piano che circola come azione dimostrativa. Prima dice che vogliono occupare due stanze di un castello e chiudersi dentro con un lucchetto. E Bernardelli gli fa presente che un lucchetto si taglia in due secondi. Allora spiega che vogliono sfondare, nel giorno di chiusura, una sede di Equitalia con l’automobile. Al che Bernardelli obbietta che, nel caso, dovrebbero stare attenti a non colpire la guardia giurata, che è possibile che stia lì di guardia. Quanto a me, domando se le persone che vogliono fare questo si rendano conto che finiranno in galera per un fatto del genere. E lui mi fa: “tanto ci sono già stati”».

Ma questa storia delle armi dell’Albania?tanko

«Boh, questo l’ho letto sull’ordinanza».

Il tuo appoggio mediatico dove starebbe?

«Qui credo che sia l’equivoco, soprattutto sulla questione della per me sconosciuta Alleanza. Tant’è che sul mio quotidiano non c’è un articolo che parli dell’Alleanza, tantomeno delle sue iniziative. Forse ci sarà stato qualcosa sui commenti ai post, ma non ne ho idea. Succede però che il 26 e il 27 maggio 2012 L’indipendenza.com organizza una convention a Jesolo. C’è pure Chiavegato che parla e Orini. Lo stesso giorno veniva fondata l’Alleanza. Ecco, penso che gli investigatori abbiano fatto due più due e pensato che al nostro convegno ci fosse di mezzo anche quest’Associazione. Invece io di quest’Alleanza non sapevo nulla. L’unico appoggio a me chiesto mediaticamente è arrivato da due esponenti del movimento ufficiale “Brescia Patria” di Orini. E che sono due, oggi, degli arrestati: mi dissero se potevo organizzare come L’Indipendenza un grande meeting che raccogliesse almeno duemila persone per dare il via ad un messaggio eclatante. E cioè, immaginavo, l’adesione in massa ad una protesta fiscale. Solo che questi, andati via, al telefono hanno parlato del fatto che erano soddisfatti perché al meeting avrebbero lanciato il “messaggio eclatante”. Così è normale che possa nascere qualche sospetto. Ma un sospetto errato. L’Indipendenza è tutta lì, da leggere. Di fatto quel meeting nemmeno si organizzò e dovevamo prevederlo per questa primavera».

Che pensi dei personaggi coinvolti nell’inchiesta?

«Guarda, Bernardelli viene considerato non organico ma finanziatore de l’Alleanza. Roba da 3mila 500euro, e invece doveva finanziare altre cose. Io sono considerato non organico e neppure finanziatore. Dell’Alleanza non ho neppure scritto perché non la conoscevo. La maggior parte degli altri indagati è invece gente tra i 60 e i 70 anni che vive troppo legata ai ricordi. Perché io non so quanto questi progetti contestati fossero realmente in procinto di essere portati avanti. Ma sono più che certo che se nulla successe agli inizi degli anni 90 quando la Lega aveva milioni e milioni di voti; e se nulla successe nemmeno con la vicenda di San Marco, quando a Modena ci furono le proteste per gli arresti davanti al carcere; ecco, se non successe nulla allora, figurati oggi. Oggi i progetti armati sono surreali e non porterebbero proprio a nulla. Nè a rivolte, tantomeno a rivoluzioni armate. Ciò che si può ottenere lo si può fare portando avanti in massa le battaglie di cui scriviamo su proteste fiscali e disubbidienza civile».

Ma che dovevano fare con un trattore blindato?

«Ma sicuramente volevano tornare a San Marco. Che altro vuoi fare».

Quanto a te?

«Non so. Forse gli investigatori ritengono che avrei dovuto denunciare un gruppo che voleva chiudersi in un castello, sfondare una vetrina di Equitalia come gesto dimostrativo o fare una protesta fiscale. Non so davvero. Ma tu pensa che quando Orini parlò con Bernardelli, disse che al limite si poteva chiamare Telelombardia per un grosso evento mediatico. E Bernardelli rispose: “va be’, ma L’Indipendenza bisognerà dirlo almeno mezzora prima…mezzora prima! Ma dico, poi, con un evento forte, mica solo L’Indipendenza o Telelombardia sarebbero usciti. Sarebbero usciti tutti, no?»

Ti aspetti la solidarietà dei colleghi?

«A livello personale è già arrivata. A livello istituzionale no, in fondo io non sono organico a nessuno. Però…»

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Però?

«So per certo che un pool di avvocati veneti è pronto a dare il proprio patrocinio gratuito a tutti gli indagati».

Tu sei secessionista?

«Sono indipendentista e la secessione ne è la conseguenza. Credo che la secessione sia una cosa che però possa riguardare solo il Veneto e qualcosa in Lombardia. Escludo il Piemonte e l’Emilia per la situazione che c’è. Altri, come Gilbero Oneto, credono invece che solo l’intera Padania possa avere la forza contrattuale con lo Stato per ottenere la secessione. Ma la parola Padania oggi mette i brividi ai veneti».

Perché?

«La sola parola è stata sputtanata in questi anni dalla Lega di Bossi».

Il referendum di Maroni sulla Lombardia?

«Credo sia solo una via di mezzo per non avere l’indipendenza. Io invece immagino il Veneto come la Scozia o come potrebbe essere la Catalogna, se la Spagna, per motivi economici, non si opponesse».

E la questione Crimea?

«Li capisco. È un Paese russofono che ha scelto di unirsi ad un altro Paese. Più ricco dell’Ucraina. E i soldi, si sa, muovono tutto».

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Edoardo Montolli

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Edoardo Montolli

Edoardo Montolli, giornalista, è autore di diversi libri inchiesta molto discussi. Due li ha dedicati alla strage di Erba: Il grande abbaglio e L’enigma di Erba. Ne Il caso Genchi (Aliberti, 2009), tuttora spesso al centro delle cronache, ha raccontato diversi retroscena su casi politici e giudiziari degli ultimi vent'anni. Dal 1991 ha lavorato con decine di testate giornalistiche. Alla fine degli anni ’90 si occupa di realtà borderline per il mensile Maxim, di cui diviene inviato fino a quando Andrea Monti lo chiama come consulente per la cronaca nera a News Settimanale. Dalla fine del 2006 alla primavera 2012 dirige la collana di libri inchiesta Yahoopolis dell’editore Aliberti, portandolo alla ribalta nazionale con diversi titoli che scalano le classifiche, da I misteri dell’agenda rossa, di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti a Michael Jackson- troppo per una vita sola di Paolo Giovanazzi, o che vincono prestigiosi premi, come il Rosario Livatino per O mia bella madu’ndrina di Felice Manti e Antonino Monteleone. Ha pubblicato tre thriller, considerati tra i più neri dalla critica; Il Boia (Hobby & Work 2005/ Giallo Mondadori 2008), La ferocia del coniglio (Hobby & Work, 2007) e L’illusionista (Aliberti, 2010). Il suo ultimo libro è I diari di Falcone (Chiarelettere, 2018)

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