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Carmelo Vaccaro: “Fare vino è mettere in bottiglia la nostra Sicilia e le nostre storie”

Reduce da un Vinitaly entusiasmante, la Cantina Vaccaro guarda anche alle esportazioni negli Usa

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Reduce da un Vinitaly entusiasmante, la Cantina Vaccaro guarda anche alle esportazioni negli Usa

vaccaro vigna

Premiata e premiante: l’azienda vitivinicola Vaccaro  in origine nasce con un appezzamento di 10 ettari acquistato da Giacomo Vaccaro e sua moglie Caterina nei ruggenti anni Settanta a Salaparuta, in provincia di Trapani. Oggi gli ettari vitati sono 60, in una zona ad alta vocazione vinicola, con la piccola Doc Salaparuta che illumina quella tipica, meravigliosa fetta della Sicilia per così dire di…vina.

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VACCARO

Col fondatore della cantina Vaccaro: meravigliosa storia d’imprenditoria familiare tipicamente italiana, collaborano attivamente i figli Carmelo, enologo e amministratore delegato e Catia, commercialista responsabile dell’amministrazione e del commerciale, insieme agli altri componenti della famiglia.

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Da quelle parti, la produzione è sostenibile e biologica dal 2000, comprende 20 etichette suddivise in 3 linee. Le uve coltivate? Nero d’Avola e Catarratto poi Grillo ed altri vitigni autoctoni, senza dimenticare i vitigni internazionali. Reduce da un Vinitaly molto importante, denso e soddisfacente, con Carmelo Vaccaro abbiamo scambiato due chiacchiere.

Cosa rappresenta lavorare nella tua realtà vitivinicola e pensare, fare i tuoi vini?

E’ un sogno che si realizza, un’emozione meravigliosamente intensa che parla di noi poiché con la nostra storia, nelle bottiglie che produciamo, oltre al cuore, al lavoro e all’amore, beh ci mettiamo la nostra terra.

Hai altri sogni da realizzare?

Non costa nulla sognare, e i sogni nascono e arrivano sempre. No?

Cosa ha rappresentato per voi il recentissimo salone internazionale del vino e dei distillati tenutosi a Verona?

Innanzitutto tornare a rivedere amici, clienti, collaboratori e colleghi dal vivo è stato bellissimo. Positivo poi il fatto che quest’anno, la manifestazione veronese, biglietto da visita importantissimo per l’Italia enologica, abbia visto più addetti ai lavori, persone interessate e professionisti appassionati, che semplici curiosi.

La terribile guerra tra la Russia e l’Ucraina sta penalizzando le vostre esportazioni: segmento questo importante tanto per il vostro gruppo, quanto per tutte le altre cantine italiane?

Sì, tra l’altro pur intrapreso da poco, il mercato russo stava rispondendo bene, c’erano i presupposti per crescere da quelle parti e nel mercato asiatico. Speriamo torni al più presto la pace: in primis ovviamente per la popolazione violentata dall’evento bellico e poi per il mondo del lavoro.

State lavorando a qualche nuovo vino?

Nelle nostre cantine sta evolvendo il Metodo Classico ottenuto da Catarratto in purezza.

Sbaglio o al Vinitaly avete pure ricevuto un prezioso riconoscimento?

Ci è stato conferito, su segnalazione dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Sicilia, il premio “Benemeriti della Vitivinicoltura Italiana” intitolato ad Angelo Betti, ideatore e fondatore del Vinitaly stesso. Un gesto questo che ci sprona a proseguire nel nostro lavoro e che ci riempie di orgoglio.

Obiettivi per l’immediato futuro?

Crescere nelle esportazioni negli Stati Uniti, potenziare la nostra attrattività dato che l’enoturismo è il futuro e incentivare azioni ecosostenibili nella produzione aziendale.

Sì… raccontano una storia affascinante che sa di fatica, lavoro, passione per la Sicilia e le vere cose che contano i vini, meravigliosamente siciliani, secondo Vaccaro. E … distribuite da Rinaldi (per la Bassa Lombardia da Massimo Mascherpa) queste bottiglie riescono sempre a emozionare.

Stefano Mauri 

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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