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Deutsche, una sventura per il mondo ma una fortuna per il Monte

Questo potrebbe essere un tema in classe per un ragazzo di terza media. Perché Deutsche Bank, che fa tremare il mondo con i suoi derivati finanziari, è una manna del cielo per il sistema bancario italiano, a partire dal Monte dei Paschi? Svolgimento. Cominciamo col dire che le nostre banche sono bloccate da quasi un anno dalle regole sul bail-in, irresponsabilmente accettate in sede europea dal governo che siede a Roma. Il blocco ha la forma di ciò che in inglese si chiama gridlock, una situazione in cui tutti si ostacolano l’uno con l’altro fino ad un completo arresto, mentre ciascuno potrebbe muoversi se prima si muovesse il vicino.

Le regole del bail-in prevedono che lo Stato possa intervenire in aiuto di una banca solo dopo che ci sono andati di mezzo azionisti, obbligazionisti e correntisti con più di 100.000 euro. Ma in Italia costoro non di rado sono privati che hanno investito i propri risparmi. Le perdite di un bail-in coinvolgerebbero dunque vasti strati di popolazione.

L’impossibilità di soccorrerli è gravida di conseguenze. Essa provoca sfiducia nei confronti dell’intero settore bancario, fa calare i prezzi delle azioni e in definitiva rende molto difficile ricapitalizzare le banche sul mercato per alleviare il problema dei crediti non performanti (npl), cioè quelli fatti a chi ha preso soldi in prestito e non riesce a restituirli; senza ricapitalizzazione, per essere in regola con i requisiti minimi di capitale bisogna mettere sul mercato i crediti. Quel tanto di mercato per gli npl che c’è in Italia (molto meno che in altri Paesi) si trova così ingorgato di offerta, e i prezzi naturalmente scendono. Il che vuol dire che i bilanci delle banche peggiorano, le esigenze di capitale aumentano, e le banche stesse fanno meno credito, perciò l’economia segna il passo, gli npl aumentano – e “altro giro, altra corsa!”.

Questo orribile circolo vizioso sarebbe spezzato se intervenisse lo Stato, che restituirebbe fiducia, solidificherebbe gli npl a prezzi più alti, ridurrebbe le necessità di capitale di rischio e rafforzerebbe il sistema bancario. Ma lo Stato non può muoversi, perché il governo ha accettato le norme sul bail-in. E oggi Padoan e Renzi si riempiono la bocca di “soluzioni di mercato” che invece non esistono, a meno che non si accetti che il nostro sistema creditizio affondi.

Qui entra in scena Deutsche Bank, che potrebbe aver bisogno di un maxi-intervento pubblico – come quelli fatti qualche anno fa in tutti i Paesi meno l’Italia – per restare a galla. Il bilancio di Deutsche è pieno zeppo di derivati finanziari, che sono strumenti a rischio altissimo. Ne ha talmente tanti da poter travolgere l’intero sistema finanziario mondiale. Che farà la Germania? Semplice, si rimangerà tutta la retorica rigorista e metterà mano al ben pasciuto portafogli che contiene il denaro dello Steuerzahler (il contribuente tedesco). A quel punto però potrà farlo anche l’Italia. E il Monte dei Paschi – come tutte le altre banche con problemi – sarà fuori dai guai.
Paolo Brera

 

 

 

 

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Paolo Brera

Paolo Brera è nato nel secolo scorso, non nella seconda metà che sono buoni anche i ragazzini, ma nell’accidentata prima metà, quella con le guerre e Charlie Chaplin. Poi si è in qualche modo trascinato fino al terzo millennio. Lo sforzo non gli è stato fatale, ma quasi, e comunque potete sempre aspettare seduti sulla riva del fiume. Nella sua vita ha fatto molti mestieri, che a leggerne l’elenco ci si raccapezza poco perfino lui: assistente universitario di quattro discipline diverse (storia economica, diritto privato comparato, eocnomia politica e marketing), vice export manager di un’importante società petrolifera, consulente aziendale, giornalista, editore, affittacamere e scrittore. Ha pubblicato una settantina di articoli scientifici o culturali, tradotti in sei lingue europee, due saggi (Denaro ed Emergenza Fame, quest’ultimo pubblicato insieme a Famiglia Cristiana), due romanzi e una trentina di racconti di fantascienza, sei romanzi e una decina di racconti gialli, più un fritto misto di altri racconti difficili da definire. Negli ultimi anni si è scoperto la voglia di tradurre grandi autori, per il piacere di fare da tramite fra loro e il pubblico italiano. Questo ha voluto dire mettere le mani in molte lingue (tutte indoeuropee, peraltro). Il conto finora è arrivato a quindici. Non è che le parli tutte, ma oggi c’è il Web che per chi lo sa usare è anche un colossale dizionario pratico. L’essenziale è rendere attuali questi scrittori e i loro racconti, sfuggire all’aura di erudizione letteraria che infesta l’accademia italiana, e produrre qualcosa che sia divertente da leggere. Algama sta ripubblicando le sue opere in ebook, a partire dalla serie dei romanzi con protagonista il colonnello De Valera.

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