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Michel Platini e la Juventus: “Gli Agnelli eccezionali a Torino e in Italia. La Juve tornerà grande”

L'ex fantasista francese, grande, appassionato calciofilo, sarebbe un grande dirigente bianconero, no?

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Michel Platini, domenica scorsa 23 luglio, ospite dei microfoni del Tg1, ha parlato dei100 anni di magico, affascinante legame tra la Juventus e la famiglia Agnelli: “Quello che ha fatto la famiglia Agnelli a Torino e in Italia è stato qualcosa di eccezionale, qualcosa che non si ritrova più. Questo è un momento un po’ più complicato, ma ritorneranno i bei tempi”.

Platini ha anche svelato un aneddoto, relativo a quando regalò a Gianni Agnelli il primo Pallone d’Oro che gli era stato assegnato da France Football: “Lui mi ha detto: ‘Ma questo è tutto d’oro?’. Io, in un modo molto scherzoso e un po’ francese, ho risposto: ‘Ma avvocato, se fosse stato tutto d’oro mica glielo avrei regalato'”

Platini oggi guarda le partite e basta. Ma se si annoia dopo dieci minuti cambia canale. Il fuoriclasse che ha segnato la storia della Juventus e della Francia ha superato la vicenda giudiziaria con l’idea che fosse un complotto per farlo, calcisticamente, fuori. Qualche settimana fa, in una bella intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, sottolineando che chi lo ha sostituito… “non sa nulla di calcio”, rilasciò le seguenti dichiarazioni: “Non avrei smesso a 32 anni se fossero esistiti ancora i Cosmos. Ecco, un’esperienza negli Stati Uniti l’avrei fatta volentieri, l’Avvocato aveva degli ottimi rapporti con loro. Purtroppo stavano scomparendo e non se ne fece nulla. Mi voleva il Barcellona, mi chiesero di restare alla Juve ma io sentivo di non farcela più in quel ruolo. Una volta con la Samp sono partito su un pallone con 5 metri di vantaggio e mi sono ritrovato staccato di 5 metri dal difensore. Avrei potuto arretrare ma io giocavo per fare goal. Per questo lasciai. Tornare alla Juve? Non mi hanno mai cercato e ritornare qui dopo oltre trent’anni non avrebbe avuto più senso. Di quel mondo non ci sarebbe stato più nessuno. Le storie d’amore non si vivono due volte. La Var ha solo spostato il problema, ha fatto di ogni tocco un fallo, l’interpretazione la si dà sul campo, non davanti a uno schermo. La applicherei solo alla gol line technology e al fuorigioco. Così sta uccidendo gli arbitri, sono molto più scarsi di prima. Ma non si tornerà più indietro, l’avevo detto a Blatter anni fa. Finiremo a giocare senza arbitri e come ai primordi del calcio”.

Mah, forse è un vero peccato che nessuno, dalle sponde bianconere del fiume Po, abbia offerto a Michel un ruolo dirigenziale nella Juventus, no?

 

Stefano Mauri

 

 

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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