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Severgnini mi consenta: perché dovremmo scusarci con Inzaghi?

Il Beppe nazionalpopolare esalta, giustamente, i meriti del trainer piacentino

 

Ovviamente sul Corriere della Sera, poi ripreso da vari siti e social, sua maestàBeppe Severgnini da Crema: giornalista, scrittore, opinionista, Blogger, attore, interista e presentatore, è tornato a scrivere della sua amata Inter. Ecco uno stralcio del pezzone…

“Dobbiamo le nostre scuse all’allenatore dell’Inter, detto Inzaghino (per via di un fratello maggiore, milanista) – o ‘Piangerò’ dal sottoscritto e perché si lamenta sovente. Ma lui deve provare a capirci. La finale di Champions è un sogno a occhi aperti. L’Italia, mercoledì, era piena di nerazzurri che si davano pizzicotti a vicenda, per controllare d’essere svegli. Essendo una squadra pazza — deliziosamente pazza, ma il quadro clinico non si cambia in pochi mesi — l’Inter ha collezionato undici (!) sconfitte in campionato e una serie di prestazioni eccellenti in Champions, fino al biglietto per Istanbul. Senza contare la finale di Coppa Italia. Avremmo sottoscritto una stagione del genere? Certo che sì.

Quella vista in campo contro il Milan — esausto, ma con lo scudetto sulla maglia — è una squadra compatta, coriacea e combattiva. Merito dell’allenatore o dei giocatori? Fino a due mesi fa, molti tifosi dicevano: merito dei giocatori! Nei grandi appuntamenti trovano da soli la motivazione, nelle partite di campionato — quelle apparentemente più semplici — perdono concentrazione. E l’allenatore non è capace di fargliela ritrovare. Bè, dobbiamo rivedere queste convinzioni. Forse, senza quella strana pausa tra il 10 marzo e il 15 aprile (un punto in cinque giornate!), la squadra non si sarebbe presentata così pimpante agli appuntamenti decisivi. Inzaghi ha calcolato tutto? Oppure è stato fortunato? Non si sa, e non è importante. Calcolo e fortuna sono due virtù, in certi mestieri.

Inzaghi in finale, la rivincita dell’allenatore dell’Inter. Lui e Pioli devono restare

Alcune scelte, col senno di poi, appaiono mirabili: la promozione di Mkhitaryan, Acerbi e Onana; la consacrazione di Dimarco; gli spostamenti di Darmian e Calhanoglu; l’attesa paziente di Lukaku, Brozovic e Dumfries. Qui la fortuna non c’entra. Resta un fatto, magnifico che per chi sogna in nerazzurro: nel 2003 l’Inter uscì in semifinale contro il Milan (con due pareggi) e nel 2023, contro i rossoneri, passa in finale di Champions (con due vittorie). Un circolo si chiude, e molto merito va a Simone Inzaghi. Con la sua aria filosofica, la sua educazione e il suo autocontrollo ansioso ci ha spiazzato tutti. Continui a farlo, per favore.

Così scrisse Severgnini Beppe, Eccellenza Cremasca nel mondo.

E a questo punto, sorge il seguente quesito, almeno a me: perché dobbiamo scusarci con Simone Inzaghi, professionista pagato per fare quello che fa, ha fatto e farà, che, mah … a spanne un anno fa ha regalato lo scudetto al Milan e a questo giro si è ritirato troppo presto. Se poi dovesse vincere la Champions, tanto di cappello, ma scusarsi proprio no. Anche se il Beppe la pensa, legittimamente, in altro modo.

Stefano Mauri 

 

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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