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“Caso Brusca”: c’è chi fuori dal coro come Cristina Cappellini, attacca la banalità di certa politica

L'ex assessore alla cultura della Lombardia, via social, dice e posta ciò che pensa e non è mai banale

 

Fa male sapere che un terribile e tremendo criminale, autore di crimini pesanti, maledetti e atroci sia stato rimesso in libertà. Ma le leggi consentono tale possibilità e Cristina Cappellini, ex assessore alla Cultura della Lombardia durante il quinquennio, rimpianto da tanti, di Roberto Maroni Governatore, scrittrice, poetessa e opinionista, in tal senso, ecco ha qualcosa da dire come sempre squarciante, fuori dal coro e poco allineato…

Alla luce del “caso Brusca” (mafioso, collaboratore di giustizia condannato per oltre un centinaio di omicidi, tra i quali quello del bambino Giuseppe di Matteo e la strage di Capaci, ndr) una riflessione seria in un Paese serio dovrebbe riguardare il tema del complesso bilanciamento tra le ragioni della giustizia (nel suo significato più alto) e quelle che stanno alla base della normativa vigente in materia di collaboratori di giustizia, risalente agli anni ‘90, non a qualche mese fa. 
Invece no, ancora una volta la politica si distingue nell’affrontare il problema in modo banale, imbarazzante, demagogico. 
Se la scarcerazione del pluriomicida Brusca fa male al cuore (e tanto!), vedere i leader politici fare a gara nell’ostentare indignazione, come avessero scoperto solo ieri norme vigenti da decenni (probabilmente al solo fine di rincorrere gli umori della folla, che invece non è tenuta a conoscerle) è a dir poco demoralizzante, perché rappresenta un triste e ipocrita panorama politico. 
Primo perché qualsiasi leader prima di parlare a vanvera dovrebbe conoscere la normativa antimafia vigente (peraltro fortemente voluta da Giovanni Falcone, come ha ricordato con lucidità e onestà intellettuale la sorella Maria in un’intervista nelle scorse ore). 
Secondo perché qualora un leader politico non la condivida farebbe bene a proporre una valida e ragionata alternativa, assumendosene la responsabilità, anziché commentare come fosse un caso di “malagiustizia” l’applicazione di norme in vigore dagli anni ‘90, oltretutto discutendone sui social come se si trattasse di una partita di calcio o del Festival di Sanremo. 
Così postò sulla sua pagina Facebook Cristina Cappellini e sì… la demagogia banale di certa politica, oggi più che mai, fa assai male.
Stefano Mauri

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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