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Il mio ciclsimo? Erano anni spettacolari, irripetibili ed eravamo controllatissimi

Il Ghepardo Ivan Quaranta, che sconfisse il Re Leone, quando parla non è mai banale

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Ex ciclista e pistard, Ivan Quaranta è stata, è … e rimarrà un’Eccellenza Sportiva Cremasca da esportazione, un ragazzo in gamba, coi suoi pregi e difetti abituato, mettendoci cuore, faccia e lavoro, a dire sempre, schiettamente, ciò che pensa. Nell’ormai lontano 1999, Quaranta, allora soprannominato “Ghepardo”, in una tappa entusiasmante del Giro d’Italia, a Modica sconfisse, tra l’entusiasmo generale, nientepopodimenoche il Re Leone Super Mario Cipollini, allora Signore incontrastato (o quasi) della velocità internazionale su due ruote non motorizzate. E noi a distanza di anni, con Ivan, volentieri abbiamo scambiato due chiacchiere …

Se ripensi a quell’estate lontana ormai 21 anni non hai un po’ di rimorsi per quello che poteva essere la tua carriera. E invece magari non è stata?

Il fatto è che voi guardate e pensate, per carità… giustamente, soltanto al mediatico Giro d’Italia, ma io ho fatto altro nel ciclismo e ho vinto parecchio:39 gare, in 14 lunghi anni di professionismo vissuti al massimo. Tra l’altro a quei tempi ho pure militato in società che al Giro non mi mandavano, poiché di velocisti ce ne erano tantissimi in circolazione.  E tutti erano di razza.

Comunque la tua vittoria in Sicilia, con la conquista della mitica maglia Rosa, beh emoziona a distanza di una vita…

E’ stato meraviglioso battere Mario, campione pazzesco, per certi aspetti imbattibile, ma io ero più temerario e in certe situazioni sapevo metterlo in difficoltà.

Bazzichi ancora il panorama ciclistico oggi, vero?

Sì collaboro con la Federciclismo nelle vesti di Istruttore nazionale giovanile di ciclismo e di Segnalatore per il commissario tecnico della nazionale su pista: il cremasco Marco Villa. E ho segnalato ragazzi vincenti e promettenti quali Lamon, Ganna e Consonni. Ah … sono inoltre il direttore sportivo del Team Colpack.

Purtroppo quel Giro d’Italia ricorda, tra le altre cose, il dramma di Marco Pantani a Madonna di Campiglio: vale a dire l’esclusione del campionissimo romagnolo, dalla “Corsa Rosa”, per ematocrito alto…

Giornata bruttissima, maledetta quella. Partire, andare avanti, per noi fu surreale. Quel giorno segnò in negativo la carriera e la vita del Pirata, poi morto tragicamente anni dopo. Che tragedia. E in un certo senso, fu proprio da lì che il ciclismo italiano iniziò a ridimensionarsi, con sponsor in fuga dopo anni fantastici. Sì quelli furono tempi magici, irripetibili e attualmente la crisi minaccia pesantemente il nostro mondo, un universo mai stato, per intenderci, ricchissimo alla pari del più celebrato calcio.

Tuo figlio Samuel corre in bici?

Esattamente e lo seguo, ma senza mettergli pressione. E’ giovane è giusto ascolti i suoi tecnici e faccia le sue cose in pace, errori compresi.

Torniamo virtualmente indietro ai tuoi tempi: non ti dà fastidio quando qualche tuo ex collega, solo per fare un nome Armstrong, scrive e dice che … praticamente eravate tutti dopati?

Certo che mi infastidisce questa cosa. E non sai quanto. Non si dovrebbe mai sputare sul piatto dove si è mangiato, ed è un vero peccato invece che in tanti, non solo Lance, lo facciano. Tempo fa  fui contattato dai collaboratori di una nota trasmissione televisiva per rilasciare interviste diciamo compromettenti, allusive, mi offrirono denaro per sparlare: circa 50mila euro. Ma non accettai tale  proposta, al contrario di chi, in cerca di visibilità o di vendere un libro, parla e scrive tranquillamente mettendoci in mezzo di tutto, alludendo, sussurrando, amplificando, tirando il sasso e nascondendo la mano. Ho lavorato sodo per gareggiare a certi livelli, nessuno mi ha regalato nulla e non mi sono dopato. Eravamo controllatissimi a quei tempi e per la legge dei grandi numeri, facendo tanti controlli, inevitabilmente trovavano dopati.

Recentemente il maledetto Covid-19 si è portato via Giancarlo Ceruti, cremasco ed ex presidente della Federciclo…

Persona stupenda e dirigente capacissimo. E a lui il movimento ciclistico di Crema e hinterland deve tantissimo.

Già con te gareggiavano, da professionisti, fior di cremaschi. Oggi invece di ciclisti nostrani se ne vedono pochini…

Tutto è finito allorquando chiuse i battenti il Velodromo. Del resto è difficile chiedere ai genitori che il loro figlioletto inizi a pedalare per le strade in mezzo al traffico caotico e pericoloso. Spero riapra prima o poi la struttura cremasca, sarebbe un bene per lo sport.

Stefano Mauri

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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