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Clamoroso a Siviglia: una Juve a tratti inguardabile vince e già passa il turno

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Sì, il football, come del resto la vita, spesso è veramente strano. Prendiamo per esempio la Juventus, per carità zeppa di infortunati illustri e acciaccati, impegnata nel penultimo turno del girone di Champions League in quel di Siviglia e… per lunghi tratti messa letteralmente alle corde dai padroni di casa iberici.

Poi la svolta, sul finire del primo tempo: Marchisio su calcio di rigore (con gli spagnoli poi ridotti in dieci causa espulsione di Vazquez) regala il pareggio alla Juve e nel secondo tempo Bonucci (immenso è da 9) e Mandzukic fanno il resto regalando alla squadra tre punti, il primato nel gironcino e il passaggio agli ottavi. Ma da salvare, nella stranissima, folle, nottata di Champions juventina, essenzialmente c’è solo il risultato, visto che tattica, prestazione, atteggiamento e quant’altro, beh sono decisamente da analizzare, studiare, rivedere e naturalmente mai più da replicare. No?

In particolare il centrocampo a tre esibito da Max Allegri (voto 6) con Khedira (questo modulo non fa per lui), Pjanic (quando non ha voglia, l’ex romanista sa essere irritante) e Marchisio (non sarà mai un playmaker ma è da 8), rispetto a quello più europeo, fisico e propositivo dei padroni di casa, semplicemente si è trovato spesso e volentieri in difficoltà facendo, di riflesso, ballare maledettamente la difesa (il totem Evra è alla frutta). Ah… c’era una volta uno straordinario reparto nevralgico juventino caratterizzato da elementi del calibro di Vidal, Pirlo e Pogba. Ceduti, giustamente per ragioni di business, i tre moschettieri, ahimè non sono stato sostituiti degnamente (voto 5 a Marotta e Paratici) e oggi, i centrocampisti della Juve necessiterebbero di nuovi, fondamentali innesti, oppure, di una rimescolata tattica coinvolgendo con maggior continuità almeno due centrocampisti in rosa dal seguente terzetto: Sturaro, Lemina e Asamoah. Attualmente inoltre, stante l’indisponibilità di Dybala e Pjaca, ricorrere ad un 4-3-1-2, assetto più nelle corde dell’oggetto misterioso Pjanic, ecco non sarebbe un azzardo. Come reagirà Max Allegri? Lo scopriremo vivendo ribadendo che chi vince ha ragione e che Madame ha ampi margini di miglioramento.

Comunque la Juve ha vinto e passa meritatamente il turno, adesso però si inizi davvero una nuova era europea con scossa e piglio diversi. A proposito, mentre da un lato va elogiato l’impegno, pur strampalato talvolta di Cuadraro, Dani Alves invece va bocciato:non è che a Torino è arrivato il gemello diverso e scarso del sublime brasiliano ammirato un tempo a Barcellona. Ma, forse il metodo usato sicuro a costo zero, ricorrendo a svincolati illustri caro a Marotta, non sempre allora alla lunga paga. Che ne dite?

Stefano Mauri

 

 

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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