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Giorgio Borghetti il giovane Core del Rap Italiano che lavora per diventare Grande

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giorgio borghetti

 

 

 

Figlio d’arte, poiché il padre Maurizio, smessi gli abiti del politico, a suo volta e a suo modo è un artista (scultore, intagliatore popmoderno), il buon Giorgio Borghetti alias Core è un giovanissimo rapper, non ha neppure sedici anni, che … promette bene, con in cartello date importanti in locali a Milano e Roma e con un “lavoro discografico” (emblematico il titolo: Malessere Umano) praticamente in uscita. Con lui abbiamo scambiato volentieri quattro chiacchiere.

Come mai ti sei scelto il nome d’arte Core?

Poiché giocando un poco con la traduzione del termine inglese che ho individuato e adattato per me, il significato italiano della parola in oggetto è nucleo, in un certo senso anima. E la cosa per così dire mi è piaciuta subito.

Da quanto ti sei avvicinato alla musica?

Due anni fa mi sono appassionato al genere, da uno invece canto.

Hai studiato o stai studiando musica?

Mi considero autodidatta a tutti gli effetti, grazie anche all’elettronica che, al giorno d’oggi aiuta parecchio nel senso che consente un approccio diretto, immediato e deciso verso la materia musicale. Ciò detto comunque in passato ho studiato danza alla scuola di Denny Lodi e danzando ho fatto miei ritmo e tempi musicali. Attualmente prendo lezioni di canto in quel di Codogno, presso il Live Studio.

I tuoi idoli del rap?

Ho iniziato grazie ai Club Dogo, ma pure Fedez, Fabri Fibra e altri rapper italiani mi interessano e intrigano.

Stai lavorando a un progetto?

Ho in cantiere la preparazione di un Ep contenente sette tracce assolutamente inedite.

Testi e musica sono tuoi?

Io ci metto le parole, alle basi musicali ci pensano poi i producer.

E dove trai ispirazione?

Definirei i miei pezzi in un certo senso introspettivi a sfondo sociale. Le idee mi arrivano da libri che leggo, da un film visto in Tv, dalla vita quotidiana, da un’intuizione.

Quando uscirà il tuo Ep?

Penso e spero entro la fine di gennaio.

Ovviamente considerando che sei giovanissimo nel frattempo prosegui a studiare?

Certamente frequento il corso di Grafica allo Sraffa.

Non ti attrae in un futuro l’eventualità di partecipare a un Talent Show musicale?

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I talent in generale, anche se non li seguo molto, li vedo come buone opportunità ma prima bisogna lavorare sodo, fare serate, mettersi in discussione, studiare, scrivere qualcosa che sappia comunicare e crearsi una base consolidata di gente che ti segua. Senza seguito il rischio è di esporsi a una sovrapposizione mediatica che ti e si bruci subito, ancor prima di iniziare sul serio.

Com’è fare il rapper in provincia, a Crema?

Internet ha abbattuto le distanze e grazie a mio padre che mi porta in giro, spostarmi tra Crema, Milano e Bergamo, la città quest’ultima dei miei produttori, non è difficile. La provincia infine regala a suo modo ispirazione.

 

Stefano Mauri

 

 

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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