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De Ligt dalla Germania elogia la Juve di Sarri ma ha la memoria corta

Per carità il difensore olandese De Ligt è forte, ma alla Juve mai è stato decisivo

 

Timido, di poche parole, algido quando era in Italia e con la memoria corta (con Sarri il titolare all’inizio era Demiral e lo smemorato disse di apprezzare assai il gioco di Pirlo) Matthijs de Ligt, ormai ex difensore della Juventus, ora che è in Germania parla assai e ha raccontato a ESPN il suo trasferimento in bianconero nell’estate del 2019: “Scelsi di andare alla Juve con l’idea di giocare un calcio più offensivo, all’epoca l’allenatore era Maurizio Sarri. Pensavo che con lui, dopo quanto visto al Napoli e al Chelsea, avremmo avuto uno stile di gioco simile a quello dell’Ajax. Purtroppo però dopo appena un anno Sarri è andato via”.

Sul suo ruolo in difesa il nuovo centrale del Bayern Monaco ha aggiunto: “Sul centro-destra mi sento più a mio agio. Alla Juve all’inizio giocavo a sinistra ed è stato difficile, poi a metà stagione mi sono invertito con Bonucci. Eravamo una buona coppia, abbiamo vinto lo Scudetto. Nel secondo e nel terzo anno sono tornato spesso a sinistra. Non è che non ci volessi giocare, sia chiaro, ma sapevo di essere più sicuro a destra”.

Infine, sulle differenze fra Juve e Ajax, De Ligt si è espresso così: “All’Ajax pressavo forte e prendevo rischi, mentre alla Juve c’era un modo di difendere diverso. Giocavo più indietro, perché in generale il calcio italiano va a un ritmo più lento”.

Così parlò de Light , mai decisivo e per nulla espansivo nella Juve, oggi diverso assai a Monaco di Baviera. Ah ma quando la Vecchia Signora di Sarri poi esibì il bel giuoco sarriano?

Stefano Mauri

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Stefano Mauri

Stefano Mauri nato a Crema nel gennaio 1975, mese freddo e nebbioso per eccellenza. E forse anche per questo, per provare a guardare oltre la nebbia e per andare oltre le apparenze, con i suoi scritti prova a provocare, provocare per ... illuminare. Giornalista Free Lance, Sommelier, Food and Wine Lover, lettore accanito, poeta e Pierre appassionato, Stefano Mauri vive, lavora, scrive, degusta, beve e mangia un po' dappertutto. E ovunque si prefigge lo scopo di accendere se non una luce, beh almeno un lumino, che niente è come sembra, niente. Oltre a collaborazioni col mondo (il virtuale resta una buona strada, ma non è La Strada) web, Stefano Mauri, juventino postromantico e calciofilo disincantato, collabora con televisioni, radio e giornali più o meno locali. Il suo motto? Guardiamo oltre, che dietro le apparenze si cela il vero mondo.

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