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ESCLUSIVO/ “Il caso Giuseppe Uva è stato politicizzato”

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Sul Fronte del Blog interviene l’avvocato Fabio Schembri, legale di uno dei carabinieri processati e assolti per la morte di Giuseppe Uva: “Certa politica è entrata a gamba tesa e ha cercato di condizionare l’esito del processo”

fabio schembri

 

Finalmente è calato il sipario sul processo Uva.

La Corte d’Assise di Varese ha assolto i sei Poliziotti ed i due Carabinieri accusati, ingiustamente, di aver ucciso Giuseppe Uva nella notte del 13 giugno 2008.

Questa volta la giustizia ha trionfato senza farsi ingannare dal processo mediatico che, per anni, alcuni personaggi hanno fomentato, insinuando dubbi e creando inesistenti misteri.

Il processo in Corte d’Assise ha illuminato l’intera vicenda.

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Certa politica è entrata a gamba tesa e ha cercato di condizionare l’esito del processo. Ancora oggi, nonostante  l’intervenuta sentenza di assoluzione, un Senatore della Repubblica continua ad insinuare che l’assoluzione è frutto di indagini effettuate malamente.

Il Senatore ha sempre preso per buona la versione fornitagli da Lucia Uva, senza mai preoccuparsi di seguire il processo in Corte d’Assise.

Eppure rilascia interviste, coltiva certezze, ritiene di dover continuare ad inquinare il comune sentire.

Dopo la sentenza di assoluzione ha ritenuto di dover dichiarare: “non si conosce una plausibile ricostruzione della morte di Giuseppe Uva”. In realtà, è ben noto che Giuseppe Uva morì in ospedale per arresto cardiaco.

Giuseppe Uva non sapeva di essere affetto da una patologia cardiaca che lo poneva a rischio di morte improvvisa. Purtroppo, la sua giovane vita è stata spezzata da una fibrillazione ventricolare; nulla hanno potuto le operazioni di rianimazione effettuate dai medici.

Non vi sono misteri o indagini inquinate.

Il dibattimento ha fornito granitiche certezze, bastava seguirlo per prenderne atto.

 

Il Senatore, è anche presidente dell’Associazione “A Buon Diritto”, associazione che tutela i diritti dei più deboli e questo gli fa onore.

Peccato che, per questa vicenda, ha dimenticato il principio cardine del nostro ordinamento, ovvero “la presunzione di non colpevolezza”.

Ha dimenticato pure che ogni essere umano merita rispetto, anche se indossa una divisa.

La morte di Giuseppe Uva è stata una tragedia per i suoi familiari.

Ritengo tuttavia biasimevole la strumentalizzazione politica di una vicenda dolorosa.

I Poliziotti ad i Carabinieri, assolti dalla Corte d’Assise di Varese, sono stati esposti, ingiustamente, alla gogna mediatica. Hanno sofferto insieme alle loro famiglie per ben otto anni.

Finalmente giustizia è stata fatta: assolti con formula ampia senza se e senza ma.

Insieme ai colleghi Avv.ti Luca Marsico, Duilio Mancini, Piero Porciani e Luciano Di Pardo, ho difeso i Carabinieri ed i Poliziotti.

Il dibattimento è durato per ben diciassette mesi, i Giudici popolari ed i Giudici togati hanno prestato grandissima attenzione a tutte le problematiche processuali. Il contradditorio è stato ampio, sono stati sentiti decine e decine di testimoni. Sono state valutate innumerevoli perizie.

Tutto ciò che c’era da fare è stato fatto, tutto è stato rischiarato.

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Alcuni avevano preferito fare un processo mediatico.

Prima del processo sono state presentate all’opinione pubblica delle verità inesistenti. Evidentemente si è ritenuto, da parte di alcuni, che bastava divulgare notizie non vere per arrivare ad una sentenza di condanna.

 

Le aspettative dei divulgatori di palesi falsità sono state deluse da coloro i quali, in nome del popolo italiano, hanno emesso la sentenza di assoluzione. Mai come in questo caso si può affermare che: “a seguito della celebrazione di un giusto processo, la giustizia ha trionfato”.

Resta il dramma di una giovane vita spezzata che non necessariamente, tuttavia, deve trovare un responsabile. Alla vita ci si affaccia nascendo e poi, purtroppo, si muore.

Del resto, era stata esplorata anche la strada della colpa medica, ma anche lì è stata resa giustizia e le sentenze hanno assolto i medici che ebbero in cura Giuseppe Uva.

Anche un Senatore può sbagliare e riconoscere l’errore di valutazione compiuto, soprattutto dopo che la Corte d’Assise di Varese è giunta ad una sentenza di assoluzione. Questo gesto avrebbe, probabilmente, mitigato le sofferenze subite in questi anni dai Poliziotti, dai Carabinieri e dalle loro famiglie.

Per chiedere scusa c’è sempre tempo, ma chi rappresenta le istituzioni dovrebbe quantomeno e prontamente scusarsi pubblicamente per aver contribuito a far in modo che le loro divise venissero dileggiate.

In ogni caso ed al di là delle scuse, i Carabinieri ed i Poliziotti assolti continueranno a fare il loro dovere e io li ringrazio, così come ringrazio i miei splendidi colleghi che  li hanno difesi credendo nella loro innocenza. Così come i consulenti, Prof. Pierucci, Dott.ssa Vasino ed il compianto Prof. Torre.

Per il Prof. Torre è stato l’ ultimo processo. Anche lui ha creduto nella loro innocenza. A lui è rivolta la mia immensa gratitudine.

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Fabio Schembri

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Fabio Schembri

Avvocato penalista del foro di Milano, è lo storico difensore di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Si è occupato di grandi processi di criminalità organizzata e ai danni di multinazionali. In quello di Caffè Mauro, ha portato all'assoluzione dei fondatori della storica azienda calabrese, ingiustamente accusati di usura.

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